I tifosi della Lazio chiamano così i loro cugini romanisti, con evidente riferimento dispregiativo ai colori della maglia e poco, pochissimo affetto. Se tanto ci dà tanto, dovranno cedere il copyright del soprannome all’intera classe giornalistica italiana, perché nel caso le consultazioni di Mattarella prendessero una certa direzione, esso d’ora in poi verrebbe assai utile. Sarebbe, c’é da crederlo, gettonatissimo.
Ma vediamoli, gli eroi di queste consultazioni che la Costituzione della Repubblica prescrive al posto del voto popolare. E qualcuno la chiama ancora Costituzione democratica…. Forse perché l’aggettivo è lo stesso che dà il nome al suo partito.
Giuseppe Conte. Passi una vita ad esercitare la professione di insegnante di diritto e a coltivare un tuo aplomb ed una signorilità appulo-britannici, e poi con un semplice discorso mandi tutto a galline (siccome il tuo è un discorso da comare da cortile, non si tratta di un modo di dire). In mezz’ora di ripicche, bizzette e «signora maestra, guardi Salvini che ha fatto!», fai più danni (a te stesso ed al paese di cui ti riempi la bocca ogni due per tre, come si dice dalle tue parti) di quella volta del caffè preso con la Merkel. Vorresti che da oggi ti si chiamasse Conte-Bis, ma non succederà e del resto non te lo sei neanche meritato. L’unico Conte che si trova su Google tornerà ad essere quello che allena l’Inter.
Luigi Di Maio. Dirigi (si fa per dire) un partito dove sei l’unico che va dal barbiere una volta ogni quindici giorni, sa farsi il nodo alla cravatta e non mandi affanculo qualcuno ogni volta che apri bocca. Se devi leggere un foglio lo sai prendere per il verso giusto senza bisogno di qualcuno che si accerti che tu non lo tenga in mano capovolto. Se si parla di Lavoro, la tua delega, hai vaghe reminiscenze in tal senso che fanno sì che tu non sia proprio digiuno in materia. Hai avuto l’occasione della tua vita, e l’hai persa nemmeno per colpa tua. Il fatto è che il tuo Movimento ha 5 Stelle, e tu sei la sesta, dopo Grillo, Casaleggio, Di Battista, Fico e la Taverna. Conti (stavamo per scrivere Conte) come il due di coppe a briscola quando briscola ce l’ha Salvini, e dispiace dirlo perché eri la faccia pulita e guardabile dei grillini, ma la crisi del 20 agosto del 2019 sarà soprattutto la crisi della tua carriera personale. Andrai alle consultazioni, ma dovrai salutare il Presidente dicendogli: «riferirò».
Matteo Salvini: Hai soprattutto un difetto: sei troppo avanti. Sei già alla Quarta Repubblica mentre il paese ed il suo sistema politico sono fermi alla Seconda e inciampano ogni volta che credono di salire alla Terza. Gli avversari dicono ad ogni pié sospinto che hai sbagliato tutto, ma lo sbaglio che non và giù a loro è che non li hai avvertiti in anticipo delle tue mosse. Da soli – a prevederle prima o a capirle dopo – non ci arrivano. Quando si preparano a votare la mozione di sfiducia, tu l’hai già ritirata da ore, perché tanto Conte si è sfiduciato da solo. Il professore che insegnava diritto non sa nemmeno di che esame si trattava quello in cui è bocciato, e tu stai già rispondendo al discorso successivo, quello che ti farà Mattarella e a cui potrai limitarti ad opporre i sondaggi fatti stamattina da RAI 3. Non dai leghisti della Val Brembana, da RAI 3. Lega al 38%, elezioni subito al 55%, giallozozzi che insieme non fanno quasi i tuoi voti o se li fanno è perché i grillini e i democratici hanno la stessa base elettorale e qualcuno ha votato due volte, una da giallo, una da zozzo, pardon, rosso. E poi sono loro che non ti vogliono al Viminale mentre si vota…..
Matteo Renzi. In un paese normale, dovresti essere agli arresti domiciliari insieme ai tuoi genitori, non fosse altro che per non lasciarli soli e far loro compagnia, da anziani come sono. Sei un fenomeno, diciamo la verità. Sei come Fanfani nel 1974, i francobolli con la sua effigie non funzionavano, perché la gente sputava – dice – dalla parte sbagliata. Ma Fanfani dopo il referendum perso sul divorzio ebbe il buon gusto di levarsi dalle scatole, tu no. Mai. Né dopo il referendum perso su una Costituzione che ormai fa abbastanza schifo anche senza che ci metta le mani tu, né dopo le boccate successive. Eppure, l’uomo più deriso del paese è quello con i riflessi più pronti. Salvini non ha ancora finito di dire a Conte «ti stacco la sp….» che tu sei già saltato su gridando «eccoci! governo di legislatura! larghe intese! Responsabilità (sic!) istituzionale!» Mentre i tuoi ex compagni del PD sono ancora lì a borbottare «o che è successo? Un incidente? s’é fatto male qualcuno?» Sei un fenomeno, se il PD che ti odia si potrà illudere per una ancor breve stagione di essere ancora un partito e non una residenza assistita per incapaci di intendere e di volere è grazie soltanto a te. Prima o poi qualcuno ti lincia, ma resterai nella storia di Italia come un catalizzatore di consensi. Per qualcun altro.
Nicola Zingaretti. Eri partito come Montalbano, finirai come Catarella. Quando entri nella stanza della direzione nazionale tirando la consueta usciata, il vero commissario ha già fatto tutto, ha già preso gli accordi (ed anche gli insulti). La politica del PD non si fa più al Nazareno, ma a Rignano. Te sei un prestanome, delegittimato prima ancora che la crisi si manifesti. Come la tua controparte Di Maio, con cui sogni un inciucio adesso che non si chiami inciucio ma governo di legislatura (alternativa, la strada di casina), hai avuto la tua occasione e non potevi sfruttarla perché il Bomba si è portato via il pallone insieme alla sedia da segretario. Se mandano te alle Consultazioni, è solo perché c’é il rischio che stavolta il Presidente vi pigli a schiaffi. Il tuo è il partito che ha perso regolarmente tutte le elezioni a cui ha partecipato. Ti hanno messo lì per far sì che elezioni in Italia non se ne facciano più per un bel po’. Ma così i parlamentari che ti ritrovi sono tutti renziani. Auguri, Zingaretti, quando sei al Quirinale presentati con un bel «minchia, Montalbano sono!» E speriamo che te la cavi.
Giorgia Meloni. Sei da sposare, punto e basta. Ma è meglio – per il paese – che tu resti dove sei, a fare politica. Dovresti essere la prima donna presidente del consiglio della storia della Repubblica, ma in una casta politica di uomini, e per di più di ominicchi e omm’e niente, ci sarà da penare perché tu riesca a diventarlo. Se proprio ti si deve trovare un difetto, sembra sempre che tu stia per prendere a borsettate certi interlocutori. E poi non lo fai mai.
Silvio Berlusconi. Ultimamente non parli mai. Segno che hai già parlato, nelle opportune sedi. Ci riesce difficile pensare che chiunque nel centrodestra faccia i suoi calcoli senza averti come punto di riferimento. Con l’età, o sei diventato più saggio e prudente o ti sei fatto amici migliori di quelli che avevi al tempo dello spread, del 30% in meno nelle azioni Fininvest in una sola notte, di Napolitano e dell’Europa che ce lo chiedeva ridacchiando. Stai a vedere che di qui a breve tu non ti levi qualche soddisfazione, le scuse magari di qualche ometto o donnetta che hanno aperto fascicoli di troppo o fatto discorsi sconclusionati sul conflitto di interessi. E poi c’é Mattarella, ancora e soltanto su quel Colle per due anni o poco più. A buon intenditor….
Beppe Grillo. Non sei mai stato il più divertente dei comici delle ultime generazioni, e facesti diventare quasi simpatico De Mita, quando pretese la tua testa ottenendola dalla RAI. Sei stato quasi più divertente come leader politico. Come ha detto recentemente Vittorio Feltri, sei l’unico nella storia occidentale che è riuscito a creare un partito scrivendo nel programma una sola parola: vaffanculo. E a forza di gesti dell’ombrello avevi convinto a seguirti tutto il subcontinente dell’extraparlamentarismo di sinistra che da cinquant’anni giace ai margini della nostra vita politica (salvo produrre pericolosi intemperanti a scadenze regolari) e tutto il meridionalismo post-borbonico che aspettava un nuovo reddito di cittadinanza dai tempi del Comandante Lauro. Hai tolto di mano il Movimento a Di Maio proprio quando era quasi riuscito a convincerci che non avevamo più a che fare con un branco di spostati e di negazionisti della realtà ma piuttosto invece con una forza in grado di cambiare il nostro paese. Ma sei tu che non sei cambiato. Hai giocato a fare il D’Annunzio, peccato che D’Annunzio era due spanne più su, e al posto dei vaffanculo scriveva poesie e ci metteva ben altra faccia della tua.
Roberto Fico. Una sola annotazione. Se Mattarella dà l’incarico a questo, esplorativo o meno, si può chiudere bottega e tirare giù il bandone. C’é un limite alla decenza, ed al ridicolo. Al tempo di Sofri certi personaggi si ammantavano di tragedia, ora non vanno oltre la farsa.
Alessandro Di Battista. Er Che Guevara de noantri torna a sgommare per le vie di Roma con il suo motorino, immaginando di essere Ernesto de la Serna in sella alla sua motocicletta a giro per il Sudamerica. Non sei arrivato nemmeno a Frascati, ed eccoti di nuovo qui, tra la Piazzetta degli aperitivi dietro Montecitorio e la villa di Grillo a Bibbona, a sparare boiate con quel tono e quel cipiglio da faccia feroce: «aho, a’ rega’, che famo? Se fate quarcosa fateme sape’, ce sto pur’io!» Ennio Flaiano ti avrebbe liquidato con un «A Di Batti’….facce ride!»
Maria Elena Boschi. Ci sarebbe anche lei, ma postando su Facebook, a titolo di curriculum, la sua foto con le tette quasi di fuori ci ha preceduto, togliendoci tutti gli argomenti. Non sappiamo più a che Banca, pardon, a che Santo votarci.
Sergio Mattarella. Non sei per niente contento, signor Presidente. Intanto perché a Castelporziano a quest’ora si stava meglio che al Quirinale, con questo boia di caldo, questa grana della crisi di governo fuori stagione e questa promenade di figuri che ti sfilano davanti ostentando un senso di responsabilità che se avessero davvero li spingerebbe tutti al suicidio o almeno al ritiro a vita privata. Stavolta, rispetto al passato, sei pure da solo, i punti di riferimento europei sono venuti meno, Napolitano quando lo senti non si capisce ormai nemmeno quello che dice ( l’età….) e Renzi che ti ha messo lì…. meno ti ci fai vedere insieme e meglio è. Non ti invidiamo. Poi magari stasera dai il mandato esplorativo a Wanna Marchi e quel poco di simpatia umana che ti sei guadagnato in queste ultime 24 ore va a farsi benedire. Caro Presidente, i sondaggi di RAI 3 (non di Bau Bau Micio Micio, di RAI 3) parlano chiaro. Al posto tuo non avremmo dubbi….. I giallozozzi lasciali all’Olimpico.
Con osservanza.
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