Dopo la mancata finale di Conference League, la Fiorentina nella trentaseiesima giornata di campionato, affronta nel posticipo pomeridiano del lunedì, il Venezia.
La squadra di casa allenata dal tecnico Eusebio Di Francesco, rilegata in fondo alla classifica, necessita di punti per mantenere la massima serie.
Il fischio d’inizio nello stadio Pier Luigi Penzo è fissato alle 18.30, tutto esaurito l’impianto, l’arbitro della gara Matteo Marchetti.
Il giorno lavorativo, e qualche difficoltà per raggiungere la città veneta, non fermano i 700 tifosi al seguito della squadra viola.
La lunga gara europea oltre il danno lascia infortuni di giocatori importanti, Kean neanche convocato, Gudmundsson anche se al seguito del gruppo si siede in tribuna per un fastidio muscolare, Cataldi fermo da un paio di settimane.
Il modulo è del 4-3-2-1, De Gea tra i pali, Pongracic, Marì, Ranieri, Dodo, Richardson, Mandragora, Fagioli, Gosens, Ndour, Beltran.
I padroni di casa in maglia nera, la squadra gigliata in tenuta rossa. Per la festa della mamma, la Lega Calcio, propone di scrivere sulle maglie il cognome delle mamme, anche la Fiorentina partecipa all’iniziativa.
Prime fasi con ritmo blando delle due squadre, i primi affondi in contropiede sono dei veneti. Al 27esimo la Fiorentina con Fagioli accende la gara, il portiere Radu salva in corner.
I viola cercano varchi nell’area avversaria, poca precisione per un traversone di Dodo, Ndour con un gran tiro, manda il pallone fuori di poco sul secondo palo.
L’ultima azione del Venezia in contropiede, Yeboah davanti la porta manda fuori. Il primo tempo si chiude con 7 tiri e 59% di possesso palla, per gli ospiti.
Nella ripresa una punizione guadagnata dai viola senza esito positivo.
L’arbitro sente qualche frase non idonea, si porta davanti la panchina viola ed espelle Peluso, collaboratore di Palladino.
La gara non offre sussulti, solito possesso viola che cerca di costruire qualche trama di gioco, veneti che rispondono in contropiede.
Al 60esimo vantaggio dei padroni di casa, cross nell’area e goal di Candè, per sua stessa ammissione viziato da un fallo di mano.
Mister Palladino corre ai ripari inserendo nuovi innesti, Richardson e Ndour lasciano il posto ad Adli e Folorunsho.
I viola ci provano con una punizione battuta da Mandragora che centra la barriera, subito dopo da un’azione offensiva, Ranieri colpisce il palo, dal possibile pari, al contropiede di Zerbin per Oristanio che raddoppia.
Gli ospiti quasi storditi, dalle due azioni, rischiano il KO con Yeboah.
Al 76esimo si riapre la gara, da terra Mandragora manda il pallone sul secondo palo, per la rete del 2 a 1.

L’autore della rete Rolando Mandragora, fonte Instagram Fiorentina
Il terzo cambio al 78esimo Colpani al posto di Pongracic. All’83esimo proteste plateali di Folorunsho, per un intervento subito in area, il giocatore spintonato cade, ma l’arbitro fa proseguire ed estrae il giallo, che gli costerà la squalifica nel prossimo turno.
Altra sostituzione l’ingresso di Parisi per Gosens. Nei 7 minuti di recupero, interruzioni continue e nervosismo, con cartellini a raffica, per Dodo, Beltran diffidato salta la prossima gara, Ranieri, fino al triplice fischio che chiude la gara.
I tifosi encomiabili nel loro sostegno totale, per l’intero arco della gara, sotto una copiosa pioggia, esprimono tutta la rabbia e la delusione, con fischi e cori di disappunto verso la squadra, che come rituale, si porta sotto il settore ospiti.
La terza sconfitta fuori dalle mura, dopo Siviglia e Roma, quella più pesante, in quanto subita con un avversario inferiore (8 mesi in zona retrocessione), che sfrutta le occasioni avute, e con il minimo sforzo, raggiunge un risultato insperato nelle previsioni.
La Fiorentina, già contro il Betis, aveva dimostrato che le seconde linee non davano il giusto apporto, ma nello stesso tempo, anche alcuni tra i titolari, adeguati alla prova generale insufficiente, mostrano poca concretezza e determinazione.
Da mesi si parla di rosa migliorata rispetto lo scorso anno, di certo sono arrivati giocatori, di carattere, classe, tecnica e qualità, ma purtroppo spesso carenti nei momenti decisivi.
Le assenze di Kean, Gudmundsson, Cataldi, infortuni subiti da altri punti di forza, errori individuali, sviste arbitrali, e una massiccia dose di sfortuna, portano verso un finale incerto e imprevedibile, con il rischio di compromettere una posizione in Europa.
Nella prestazione inconsistente e sottotono del gruppo, si prende la palma del migliore in campo, il centrocampista Rolando Mandragora, ottimo il suo momento fisico e realizzativo.
L’ultimo capitolo, per la cronaca, due righe dedicate all’allenatore, da mesi sulla gogna mediatica, fresco di allungamento contratto, che ha acuito i detrattori per l’ ulteriore polemica, anche se il bilancio resta positivo, nel suo primo anno sulla panchina viola.
Un tecnico arrivato per costruire le basi future in un minimo di periodo (2/3 anni), un emergente con poco più di 100 gare nella massima serie, considerate anche quelle attuali, che raggiunge più punti dello scorso anno, ottiene otto vittorie consecutive, vince sfide con le grandi del campionato, recupera giocatori con la totale fiducia nei loro mezzi.
Un emergente che con volontà e lavoro, sta dimostrando anche con errori e situazioni da migliorare, di poter crescere, acquisire esperienza, e diventare in un lasso di tempo, con un minimo di tranquillità dall’esterno, un ottimo allenatore.
Saranno poi i risultati a dare il responso, come potrà evolvere la sua professione, quali condizioni e mezzi avrà a disposizione, come avviene nel mondo del calcio, che non ha regole scritte.
Nella delusione dell’ennesima sconfitta, si conferma la maledizione della laguna, sembra un titolo da film horror, un campo stregato per la Fiorentina, con le ultime 5 gare senza ottenere punti, un tabù negativo che prosegue.
A due turni dalla fine del campionato, tutto da decidere e aperto per la partecipazione all’Europa, con sei squadre in 5 punti.
L’ultima della stagione tra le mura di casa, per i saluti del Franchi, la prossima domenica, con il Bologna dell’ex tecnico Italiano, 3 stagioni e altrettante finali perse, contornati da gioie e polemiche, un match con mille significati, da non sbagliare, per chiudere in bellezza.
Lascia un commento