Ombre Rosse

Presidente, stia zitto

Eravamo stati a lungo incerti se inserirlo nel calendario dell’Avvento 3 – I nuovi mostri. Le sue credenziali erano fornite dalla tassa ventilata sulle merendine e da tante altre sciocchezze dette dal Ministro dell’Istruzione prima e dopo la sua entrata in carica. E invece Lorenzo Fioramonti finisce il 2019 – ed il suo incarico di governo – dimostrandosi l’unico nel Movimento 5 Stelle ad avere coscienza e schiena dritta. Un vero e proprio statista, soprattutto se rapportato agli standards dei grillini.

Colui che passerà alla storia come l’unico 5 Stelle ad essersi dimesso da qualcosa compie il gran rifiuto non appena l’inchiostro sulla manovra finanziaria si asciuga e le cifre – quelle vere, non le puttanate di Conte & c. – diventano leggibili. 2 miliardi per una scuola pubblica da rifondare di sana pianta gli sono sembrati pochi. A noi sembrano ridicoli, ma prendiamo il suo pochi per buono, soprattutto perché è seguito da quelle benedette dimissioni che ci consentono di ridare la stima a lui e confermare il disprezzo per il suo partito e per la coalizione attualmente al governo.

Lorenzo Fioramonti

Lorenzo Fioramonti

Siamo all’ultimo posto in Europa come sistema scolastico, e come sistema universitario non ne parliamo. A pari merito con la Gran Bretagna, che com’é noto però ovvia con un sistema privato che le invidia tutto il mondo dai tempi della Regina Vittoria. Noi siamo tornati indietro a prima di De Amicis, e a quel tempo almeno le elementari funzionavano.

Sforniamo analfabeti di ritorno e ignoranti di nuova generazione, che resteranno tutti qui, mentre i più bravi se ne vanno all’estero dove possono trovar lavoro adeguato ai loro intelletti, o anche soltanto e semplicemente lavoro. I somari, come detto, restano, e possono ringraziare una scuola dell’obbligo soltanto di frequenza se presto si ritroveranno a fare le bestie da soma ad immigrati che arrivano ed arriveranno qui con ben altra voglia di emancipazione.

A sentire Conte, nella conferenza di fine anno, va tutto bene. Il paese che saluta il 2019 sta molto meglio di quello che aveva detto addio al 2018. Intanto non c’é Salvini al governo, i giudici gli danno la caccia ed i giornali ignorano il suo 35% di consenso popolare, mentre parificano i 50.000 euro raccolti dalle Sardine per andare a farsi un altro aperitivo a Piazza Grande ad un crowdfunding all’americana. Chissà che Mattia Santori non apra alla fine una filiale della General Motors con tutti i soldi che gli stanno arrivando.

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Giuseppe Conte racconta al paese reale che quello legale sta ottenendo risultati incredibili senza clamori. Sui risultati discuteranno i posteri, e soprattutto prima o poi gli elettori. Sui clamori, certo che – viene da dire – se tutti gli organi di stampa li hai schierati dalla tua parte….. Intanto il MIUR si divide in due, e ci sono almeno due nuovi pol-tronisti, Gaetano Manfredi e Lucia Azzolina, che ringraziano. Per il loro stipendio i fondi stanziati per scuola e università dovrebbero essere più che sufficienti.

A Bologna intanto è in vantaggio il PD, dicono i sondaggi. Un +2 nell’ultima ridotta rossa dell’Emilia Romagna è un vantaggio relativo. Più significativo senz’altro il -5 dato da ADNKRONOS al PD in Toscana. L’altra ridotta traballa assai, e chissà se la buona borghesia fiorentina basterà a salvare la testa di Giani, o di chi per lui, come già sei mesi fa quella di Nardella.

Parlano tutti, molti con la bocca piena. E si avvicina intanto l’ora X. Quella dell’ultimo discorso. Stasera a reti unificate torna lui, il Presidente. Oddio, non se n’é mai andato, perché per tutto l’anno non è stato zitto un momento. Una volta si chiamava potere di esternazione del presidente della repubblica, con Napolitano si era trasformato in sfoggio di moralismo. Con Mattarella sarebbe da ribattezzare in: Presidente, riprenda fiato.

SergioMattarella191231-001Mattarella nella sua storia politica non ha mai fatto ciò che il popolo si aspettava da lui. E tuttavia è sempre stato sollecito nell’esternare ciò che lui voleva dal popolo. In sostanza, che se ne stesse zitto e buono e lasciasse fare ai grandi.

La vera sintonia – per una volta – con il sentimento popolare, il vero discorso ad effetto da parte sua stasera sarebbe un silenzio della durata di cinque minuti. Se proprio non ce la facciamo noi a lasciare spenta per quei cinque minuti la nostra televisione.

Buon anno a tutti i lettori, a tutti gli italiani e perfino a chi si ostina a non considerarli come un popolo sovrano.

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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