Fiorentina

Un pranzo indigesto

(Nella foto, Fagioli e Zaniolo, di Andrea Martini)

Dopo l’amara sconfitta contro l’Inter, con conseguenti polemiche di tutta la settimana per errori arbitrali, nella 25esima giornata di campionato, la Fiorentina torna in campo tra le mura del Franchi, contro la neopromossa Como.

L’orario è delle 12.30 domenicale, la temperatura quasi primaverile, sugli spalti un buon numero di spettatori, 19.625 totali.

Il tecnico campano Raffaele Palladino, deve far fronte all’assenza pesante del centravanti Kean, fermo per una giornata di squalifica, con il compito di trovare il sostituto, tra gli innesti arrivati nel mercato di gennaio.

Si parte con il modulo del 4-2-3-1, De Gea tra i pali, Dodo, Pongracic, Ranieri, Gosens, Mandragora, Cataldi, Zaniolo, Fagioli, Folorunsho, Beltran.

Parte molto bene la squadra di casa, palla a centro campo e un mancino di Zaniolo dal limite dell’area, termina alto sulla traversa.

Subito dopo è Gosens su cross di Mandragora che impegna il portiere Butez che respinge.

Il neo arrivato Zaniolo ancora in evidenza con un tiro che il portiere lariano blocca, la posizione del numero 17 come punta, mentre Beltran da esterno sinistro.

Il turno di Gosens da sinistra serve Fagioli, partito in posizione irregolare, con il portiere che blocca il pallone.

La prima azione offensiva degli ospiti al 21esimo con De Gea che respinge. La gara prosegue senza occasioni da una parte e dall’altra, spazi stretti e interruzioni frequenti, Gosens ammonito per fallo su Strefezza, diffidato salterà la prossima gara.

Al 40esimo da una punizione della Fiorentina, scatta il contropiede dei lariani, difesa in ritardo, con Mandragora che non riesce a fermare Diao, che davanti a De Gea non sbaglia, per il vantaggio degli ospiti. Dopo un minuto di recupero si va all’intervallo.

Nella ripresa una serie di interventi irregolari, portano nervosismo e parapiglia dei giocatori da una parte e dall’altra, la gara spezzettata ad ogni azione.

Al 55esimo prime sostituzioni tra i gigliati, escono Zaniolo e Cataldi per Colpani e Gudmundsson. Cambia anche l’assetto tattico, Gudmundsson dietro a Beltran punta, Colpani a destra, Folorunsho si posiziona a sinistra, mentre Fagioli si sposta accanto a Mandragora.

Micheal Folorunsho, di Andrea Martini

La manovra di gioco dei gigliati ostacolata dagli avversari, che bloccano con ripetute interruzioni, e conseguenti ammonizioni. Al 65esimo Colpani scivola e consente all’avversario di recuperare il pallone, cross in area per Nico Paz, l’argentino con un mancino lascia partire una conclusione, che batte sulla traversa ed entra in rete, il raddoppio per gli ospiti.

AL 70esimo altro doppio cambio, fuori Mandragora e Gosens per Richardson e Parisi. Al 72esimo ancora il Como con un tiro di Diao, respinge il portiere De Gea, in corner.

La Fiorentina frastornata non sembra trovare la reazione per ribaltare il risultato, oltra il danno anche la beffa, con l’infortunio di Gudmundsson costretto ad uscire per infortunio, dopo pochi minuti in campo, al suo posto l’esordio di Ndour.

Gli ospiti controllano la gara con il possesso palla, Parisi prova a scardinare la difesa, guadagna un calcio d’angolo. I minuti inesorabili corrono veloci, la squadra non riesce a dare l’impressione di sovvertire lo svantaggio, i sei di recupero senza sussulti, il triplice fischio una liberazione per tutti.

I padroni di casa, come di consueto, cercano timidamente di portarsi sotto la Curva, che intona cori che racchiudono la costante presenza, il supporto totale, dagli spalti qualche fischio di disappunto.

Una gara difficile da commentare, una Fiorentina che manca di carattere e forza di reazione, ancora una volta emerge la fragilità mentale, dopo che si subisce lo svantaggio iniziale.

Una squadra incomprensibile, record di vittorie, successi con avversari superiori, battute d’arresto con quelli alla portata, un rendimento altalenante, che diventa il leit motive del campionato, con il rammarico delle occasioni sprecate.

La mancanza del centravanti, Kean, di certo ha pesato, la maggior parte della fase offensiva, parte dai suoi piedi, l’unico capace di far salire la squadra, e di creare azioni per scardinare le difese avversarie, 15 reti sono numeri che parlano da soli.

Non vuole essere una giustificazione, per una prestazione che resta non all’altezza per valore della squadra, ma una riflessione, per un reparto, che tolto l’attaccante, spesso manca.

Il dito degli addetti ai lavori, e non solo, puntato contro il tecnico Palladino, responsabile di avere a disposizione un organico di grande qualità tecnica, non ancora in condizioni di esprimersi al meglio.

Nel post gara il mister senza cercare alibi, si assume la responsabilità della prova, parla di una giornata negativa, che necessita di tempo per trovare diverse soluzioni  con i nuovi arrivati, consapevole di quanto sono aumentate le aspettative nei suoi confronti.

La prova come si nota nella cronaca, non esalta reparti e singoli, la difesa in affanno, il centrocampo meno determinante delle ultime gare, in avanti nessun pericolo per gli avversari, portiere spettatore con pochi tiri nello specchio della porta, i nuovi arrivati mostrano potenzialità e buoni spunti, ma ancora lontani da una collocazione precisa.

Il solo degno di nota il portiere spagnolo De Gea, che evita un passivo peggiore, incolpevole sulle reti.

Il portiere David De Gea

La terza sconfitta stagionale tra le mura di casa (dopo Udinese e Napoli), trasforma una ipotetica domenica di festa, in un pranzo indigesto, da smaltire e curare quanto prima, con il giusto rimedio.

Il tour delle prossime sei gare, tra campionato e Conference, sarà il banco di prova per ritrovare personalità, carattere ed idee di gioco, per archiviare una brutta battuta d’arresto e riprendere il cammino di squadra competitiva, capace di lottare per diversi obiettivi.

Autore

Patrizia Iannicelli

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