Questi sono i match che fanno crescere, dice ad un certo punto della celebre saga Rocky Balboa, il personaggio sportivo-esistenziale interpretato da Sylvester Stallone che ha fatto della boxe uno sport popolare e dell’incassare i colpi duri dell’avversario e della sorte per trarne maggior forza una filosofia di vita.
La Fiorentina femminile targata Rocco Commisso è, nell’anno di grazia 2020-21, una squadra rifondata quasi interamente. Via le campionesse del ciclo dello scudetto, dentro una serie di ragazze che è giusto definire promesse interessanti e in qualche caso anche qualcosa di più. Esperienza internazionale azzerata, tutto da rifare, sotto l’egida del coach Antonio Cincotta che non molla e della fuoriclasse Daniela Sabatino che vuole chiudere la carriera in modo leggendario. Sabagol, consacrata sull’erba che a suo tempo vide le gesta di Batigol.
La Fiorentina femminile vola a Manchester, sponda City, consapevole di avere tutto non da perdere ma probabilmente già perso, in termini di risultato. Ma tutto da guadagnare in termini di quella benedetta esperienza che in estate è stato scelto di sacrificare sull’altare della gioventù, delle promesse e della voglia di arrivare da parte di nomi che per ora sono forse meno importanti di quelli che hanno sostituito, ma che fin dal primo minuto della stagione ci hanno messo lo stesso impegno. Contro lo scetticismo generale, le avversarie rinforzate, il Covid, e qualche difficoltà di affiatamento nello spogliatoio. Virus a parte, tutta normale amministrazione, quando si rifonda una squadra di successo.
Dall’altra parte del campo c’é il City. Un nome leggendario, portacolori di un calcio tra i più prestigiosi del mondo anche in campo femminile. Le Citizens giocano con la sicurezza e la classe di chi è nella storia del calcio da tempo, e la differenza di storia tra il Women Football inglese e quello italiano del resto non la scopriamo certo oggi. In più, le ragazze in maglia celeste giocano come facevano i maschi loro connazionali qualche anno fa. Arrembaggio, pressing asfissiante e continuativo, assedio all’area avversaria manco fosse Fort Apache. Prima ancora che grazie alla dimestichezza con il pallone finiscono per prevalere, e spesso largamente, grazie al fatto di riuscire a stordire l’avversario chiudendolo all’angolo. Come nei match di Rocky, alla fine lo prendi l’uno-due, non c’é niente da fare. Finire in piedi contro di loro è sempre dura.
All’Academy Stadium ci leviamo il pensiero subito. Segnano la Hemp dopo appena quaranta secondi e la White che raddoppia dopo quattro minuti. Game over, per quano riguarda l’accesso ai quarti di finale, a cui la Fiorentina teneva dopo quattro partecipazioni alla Champion’s League femminile concluse con tre approdi agli ottavi. Alla vigilia, sorvegliata speciale era stata indicata Chloe Kelly, fuoriclasse del City e della Nazionale inglese, che già aveva fatto male ai colori viola ai tempi dell’Arsenal. La Kelly rimane all’asciutto, ma ci pensano appunto le sue compagne White ed Hemp, che insieme a lei ed alla Weir in quattro hanno segnato 25 reti finora nelle 15 partite di campionato disputate.
Tre a zero finale siglato dalla Mewis al 90°. Speranze per il match di ritorno a Firenze zero, come lo score viola in questa partita. Primo tempo a senso unico, tutto nella metà campo gigliata, ripresa con la Fiorentina che rialza la testa e cerca di impensierire la retroguardia inglese riuscendoci anche in un paio di occasioni. Clelland e Thogersen confezionano quasi il gol della bandiera con una discesa travolgente conclusa fuori di poco, un gol che avrebbe dato tutt’altro senso a questa sfida. Il City a quel punto si mette a controllare il match abbandonando il pressing forsennato del primo tempo. La Fiorentina un qualche rispetto da parte delle avversarie se lo è dunque meritato, alla fine.
Manca una partita soltanto dunque alla probabilissima conclusione di questa quinta avventura consecutiva in Champion’s per le ragazze di Firenze. Da cinque anni la squadra femminile italiana che va più avanti di tutte in Europa, possiamo dunque dire che la Fiorentina è inserita stabilmente tra le prime sedici del continente, ranking confermato anche dopo la rifondazione. Senza indulgere in quel forse troppo abusato «niente male per una società che sei anni fa neanche esisteva» (come un po’ tutto il calcio femminile italiano), ci limitiamo a fare le doverose congratulazioni alle nostre giocatrici ed al loro tecnico per l’impegno profuso in una annata in cui c’é stato da lottare su troppi fronti per un team che doveva prima di tutto affiatarsi e prendere le misure a se stesso.
In attesa di capire cosa ci riserva un futuro che tutti ormai ipotizzano come prossimo al professionismo, sembra intanto che purtroppo la Fiorentina femminile non potrà ritentare questa avventura internazionale immediatamente l’anno venturo, essendo avviata a concludere verosimilmente il campionato al quarto posto.
Qualcuno l’ha già battezzata come una stagione fallimentare, forse equivocando con la stagione maschile. A queste ragazze, fin da adesso ancora sul prato del City Academy Stadium, per quello che hanno fatto noi ci sentiamo di dire soltanto grazie. Quando suonerà la campana finale le troverà in piedi.
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