Parla Londra. Trasmissione destinata alle forze combattenti nelle zone occupate.
Alcuni messaggi in codice:
Il Tallone di Ferro poteva offrire denaro e divertimenti e le gioie e i piaceri che le sue meravigliose città riposanti consentivano; noi non avevamo altro da offrire che la soddisfazione di essere fedeli a un nobile ideale, e questa lealtà non aspettava altra ricompensa che il continuo pericolo, la tortura e la morte.
(Jack London, Il tallone di ferro)
Dio, architetto dell’universo, interdisse all’uomo di assaggiare i frutti dell’albero della scienza, come se la scienza fosse veleno per la felicità.
(Erasmo da Rotterdam, Elogio della follia)
Da ottobre qui regole più severe di quelle nazionali. Libera scelta sul vaccinarsi: ma chi non si vaccina stia a casa, non venga a contagiare una comunità che in modo responsabile si è vaccinata. Chi non è vaccinato sarà sempre più escluso dai luoghi pubblici.
(Eugenio Giani)
In tempi come questi la fuga è l’unico mezzo per mantenersi vivi e continuare a sognare. Quando non può lottare contro il vento e il mare per seguire la sua rotta, il veliero ha due possibilità: l’andatura di cappa che lo fa andare alla deriva, e la fuga davanti alla tempesta con il mare in poppa e un minimo di tela.
(Henri Laborit, Elogio della fuga)
Da ieri 1 settembre, la giunta regionale della Toscana presieduta da Eugenio Giani ha dato ordine alle aziende sanitarie regionali di procedere all’attuazione di misure repressive senza precedenti nei confronti del personale che non ha ancora adempiuto all’obbligo vaccinale istituito dal DL 44/2021 adottato dal governo Draghi.
Decreto che, vale la pena di ricordare, fu convertito dal parlamento nazionale nottetempo, a riflettori ed atti parlamentari spenti, e che presenta tanti e tali profili di presunta illegittimità da dare lavoro prossimamente ai tribunali di mezza Italia.
Rispetto alle giuridicamente opinabili disposizioni di questo decreto, la Toscana (ma a quanto pare analogamente si stanno comportando altre regioni nelle quali i rispettivi TAR non si sono ancora pronunciati, con l’eccezione quindi di Lombardia ed Emilia Romagna) ha scelto la linea dura, il giro di vite.
Da ieri chi non si è vaccinato, pur avendo agito in osservanza del predetto decreto 44, viene collocato a casa senza stipendio, sospeso dall’impiego, dalle funzioni, da tutti gli annessi e connessi giuridici ed economici, non ultimi quelli relativi all’anzianità pensionistica.
Completamente bypassate le previsioni normative del DL in merito a gradualità e misura della sanzione, impiego alternativo, demansionamento eventuale, salvaguardie comunque imprescindibili previste dall’ordinamento giuridico in materia di lavoro nonché di diritti dei cittadini.
Chi ha deciso il giro di vite ha mal consigliato chi lo ha adottato, ed evidentemente per spingere costoro ad una simile rottura dell’ordinamento giuridico (per trovare un precedente della quale bisogna risalire storicamente al periodo antecedente la costituzione repubblicana) le pressioni esercitate dagli interessi economici devono essere enormi, per loro stessa ammissione.
Tralascio considerazioni umane, morali, politiche e d’altro genere che ho espresso più volte. Mi limito a raccontare i fatti e gli atti, a sottolineare semmai come la cattiveria con cui la burocrazia sta eseguendo gli ordini della politica è sorprendente e nello stesso tempo un qualcosa che ci potevamo aspettare, perché i segnali c’erano tutti.
Un po’ meno potevamo aspettarci la resa totale della medicina, della scienza alla più brutale manifestazione di esercizio dell’arte di governo.
Siamo tornati al 1628, alla peste del Manzoni, mentre fuori appese ai muri (si fa per dire) gride sempre più astruse impongono al popolino norme e comportamenti sempre più assurdi ed ineffettivi. Altro che scienza e coscienza.
È il periodo più buio della nostra storia, di noi nati nel dopoguerra, in regime repubblicano. Forse è una costante storica di sopravvivenza, di darwinismo, che ogni generazione abbia a che fare con una dittatura e debba riconquistarsi i suoi diritti e la sua libertà. Il nostro momento arriva adesso. E francamente, comunque uno la pensi, non so proprio stavolta come ne usciremo.
Mentre il potere politico – burocratico – scientifico adotta i suoi atti senza pietà, rovinando persone ed famiglie senza battere ciglio, tra la gente comune stenta a prendere piede un qualunque sentimento di solidarietà reciproca. Non siamo i francesi, d’accordo, e forse non siamo nemmeno quegli italiani brava gente nel cui mito siamo stati cresciuti. Erano pochi quelli che allora aiutavano gli ebrei a nascondersi, sono pochi quelli che adesso hanno almeno il coraggio di esprimere una frase di solidarietà a chi viene travolto dalla feroce repressione per l’obbligo vaccinale. Anche se si tratta di concittadini, di colleghi con cui si lavora da una vita, di amici e perfino parenti. Molti in questi giorni fanno finta di non conoscere, atteggiandosi a indaffarati non alzano neanche la testa se vi incontrano per la strada o in corridoio. Ed è già tanto se non vi sbeffeggiano sui social network, dove lo spregio altrui oramai non costa più nulla.
Se questo è il popolo, viene da dire, il potere ha già vinto. A meno che al popolo – per la seconda volta nella nostra storia – non si sostituisca la magistratura abbattendo quel potere a colpi di sentenze. Il 7 prossimo il TAR Toscana si pronuncia sul primo dei ricorsi avverso DL 44 e Green Pass. Conoscendo i precedenti dei rapporti tra magistratura e politica in questa regione, non è lecito farsi troppe illusioni. Ma nemmeno di dichiararci morti in partenza. Al limite, è sufficiente sapere che questa volta per emigrare e metterci in salvo dovremo ricorrere al mezzo proprio.
“Nonostante tutto continuerò a fare la mia strada e a inghiottire le mie lacrime (…..)
C’è negli uomini un impulso alla distruzione, alla strage, all’assassinio, alla furia, e fino a quando tutta l’umanità, senza eccezioni, non avrà subíto una grande metamorfosi, la guerra imperverserà: tutto ciò che è stato ricostruito o coltivato sarà distrutto e rovinato di nuovo; e si dovrà ricominciare da capo.”
(Anna Frank)
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