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Report? No grazie

Finché è un giornale come Repubblica ad oltraggiare il giornalismo, fatti suoi. E’ notizia dell’ultim’ora la querela intentata da Giorgia Meloni al quotidiano per l’articolo di oggi che la ritrae – e ritrae i suoi seguaci ed elettori – come una banda di coatti, per usare le espressioni più garbate. Il giornale dei De Benedetti dovrà abituarsi sempre più spesso a mettere in bilancio crescenti spese legali, se la linea editoriale rimane questa.

Fatti loro. Fatti nostri invece quando giornalismo altrettanto pessimo viene perpetrato – è il caso di dire – dalle reti pubbliche a spese del contribuente. E’ il caso di Rai 3 e della trasmissione – una volta di punta – Report. Da quando Milena Gabanelli si è dedicata ad altro, la rete avrebbe fatto meglio a ritirare la maglia, per usare una metafora calcistica. La trasmissione invece è stata proseguita ed affidata a Sigfrido Ranucci, e la differenza di qualità si è vista subito.

Matteo Salvini con Gianluca Savoini

Matteo Salvini con Gianluca Savoini

Dalla scorsa primavera, Ranucci e i suoi si sono impegnati in una battaglia personale contro Matteo Salvini e la Lega, riproponendo servizio dopo servizio i rumors (è il caso di dire, in quanto basati su nastri di intercettazioni telefoniche francamente di pessima qualità, quand’anche risultino attendibili) circa rapporti tra il leader del Carroccio e interlocutori russi a margine delle trattative Eni – Gazprom per l’approvvigionamento petrolifero nazionale. Questi rapporti, in base al copione con cui si muovono le sedicenti inchieste di Report, sarebbero né più e né meno che di corruttela, per farla breve. Si parla tra l’altro di cifre, 65 milioni, che fanno impallidire non soltanto la vecchia leggendaria tangente Enimont ma anche diverse manovre finanziarie adottate dai governi della Repubblica (lo Stato, non il giornale).

Inutile dire, a diciotto mesi dai fatti e dalle intercettazioni vere o false che siano e ad otto mesi dall’avvio dell’indagine della magistratura ordinaria, non è emerso nient’altro che un castello di carte imbrattate non si sa da chi. A quale scopo invece sembra chiaro: intorbidare le acque e accreditare progressivamente l’immagine di un Salvini corrotto, traditore del suo paese, in combutta con l’Internazionale nera facente capo alla Russia di Putin. Un pericolo mortale per l’Italia e per l’Europa.

Konstantin Malofeev, intervistato da Report nella allucinante puntata di lunedi scorso

Konstantin Malofeev, intervistato da Report nella allucinante puntata di lunedi scorso

Servizio dopo servizio, l’uno sempre più scadente dell’altro (l’ultimo di lunedi scorso è francamente da intervento del CdA della RAI), l’ex trasmissione di punta di RAI 3 ha insinuato qua e là, portando a casa nulla di concreto. Al mediocre Ranucci ed ai suoi probabilmente basta un po’ di visibilità. A noi basterebbe cambiare canale, se non fosse che l’inchiesta di nicchia della rete di nicchia della RAI si inserisce nell’ambito di ben altra orchestra e lambisce sistematicamente le prese di posizione dello stesso attuale presidente del consiglio. Report è funzionale insomma al sistema che una volta flagellava con le sue inchieste, quelle vere della Gabanelli.

Fabio Fazio

Fabio Fazio

Conte ci fa conto, insomma, e con lui chi lo sostiene. Fatti loro, si dovranno abituare ai risultati elettorali, più che alle spese legali come Repubblica. Ma nel frattempo sarebbe utile alla causa nazionale che qualcuno riducesse a più miti consigli personaggi diversi come il sig. Fabio Fazio. Non per tacitare la sua voce (siamo contrari alla censura sempre e comunque, e poi per lui c’é sempre in attesa il Cimitero degli Elefanti della 7, assieme a Gruber, Mentana e altri reduci di altre epoche RAI altrettanto pessime), ma per sottrarla almeno al carico del finanziamento pubblico.

Il contratto di Fazio ci costa ogni anno cifre che fanno impallidire la vecchia guerra degli ascolti tra RAI e Mediaset. Che questo signore ci diletti a scadenze regolari e ravvicinate con le sue posizioni poltiche e le sue operette morali pensiamo che nessuna legge o direttiva europea ce lo possano imporre.

La dimensione di Fazio è quella di sparare boiate. Stava bene a Quelli che il calcio. Perché non ci torna?

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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