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Rin Tin Tin

Il vecchio Rusty è sepolto nella Boot Hill, il cimitero di Mesa, un sobborgo di Phoenix, Arizona, dove ha chiuso gli occhi per l’ultima volta poco tempo fa, dopo una vita trascorsa nelle Giacche Blu che l’avevano raccolto orfano da piccolo. Non l’ha sconfitto il male di questo scorcio di secolo, il Coronavirus che sembra tanto il nome di un capo apache come quelli con cui ha combattuto fin da quando ce lo ricordiamo, oltre che con pistoleros, desperados ed altri bandidos di cui il suo Vecchio West pullulava.

Sulla sua tomba c’é scritto Lee Aaker, il nome con cui l’avevano battezzato i suoi genitori nel breve tempo in cui avevano potuto godersi quel figlioletto. I Pellirosse glieli avevano portati via durante una scorreria, le Giacche Blu l’avevano raccolto, salvato e portato a Fort Apache. Dove lo avevano ribattezzato Rusty, color ruggine, a causa dei suoi capelli rossicci, che qui da noi non si distinguevano perché la nostra TV a quell’epoca era in bianco e nero.

Appena in grado di stare in piedi e sull’attenti, il piccolo Rusty aveva avuto la sua bella uniforme ed il suo posto in fila con il reparto, quando il trombettiere suonava l’adunata su ordine del tenente Rip Masters, il suo mentore, il suo padre adottivo. Accanto a lui prendeva sempre posto un altro cucciolo raccolto dai forti di Fort Apache. Aveva un nome francese, Rin Tin Tin, che il reparto aveva abbreviato in un più confacente e yankee Rinty. Ed il perché va spiegato e raccontato.

Nellla primavera del 1918, il Grande Padre Bianco di Washington aveva mandato i suoi G.I. in Europa a dare una mano all’Intesa delle Democrazie, combattendo contro i crucchi. Uno di questi, tale Lee Duncan, aveva trovato in un canile bombardato in Lorena un cucciolo di cane da pastore tedesco. Il cucciolo era nato presuntivamente a settembre, ed il nome che gli era stato dato era appunto l’assai francese Rin Tin Tin.

La guerra finì pochi giorni dopo, e Duncan si riportò a casa il cucciolo, ribattezzato appunto in un assai più americano Rinty. Siccome il suo nuovo padrone abitava a Los Angeles, già allora Mecca del cinema mondiale, le sue abilità apprese durante uno specifico addestramento fecero colpo nientemeno che su Darryl F. Zanuck, produtore cinematografico che lo scritturò subito.

La leggenda di Rin Tin Tin – beg your pardon – Rinty, nacque così. Il cane lupo che avrebbe allietato più di una generazione di bambini e lanciato la moda di una razza canina che avrebbe fatto furore tra i grandi negli anni a venire, visse per 14 anni lasciandosi dietro un discreto numero di discendenti. I capostipiti di ogni generazione dei quali furono battezzati come Rinty II, Rinty III e via dicendo, come se si trattasse di una famiglia reale. Attualmente siamo al dodicesimo erede del nome e del titolo, il quale compie tutt’ora diverse comparsate televisive per pubblicizzare il nome di famiglia ed alimentarne la leggenda.

Fu Rinty IV a vedersi proporre e ad abbaiare il suo assenso ad un ruolo da protagonista in una nuova serie televisiva. La scommessa si era già dimostrata pagante con la serie di Lassie, e la rete televisiva ABC decise di ritentare la sorte con Le avventure di Rin Tin Tin.

In un momento in cui gli esemplari della sua razza si affermavano dovunque come prediletti sia per uso domestico che addirittura militare, il quarto Rinty divenne insieme al piccolo Rusty il protagonista di una delle più gettonate serie televisive dell’epoca per ben cinque stagioni, dal 1954 al 1959.

In Italia, Rinty e Rusty arrivarono nel palinsesto della TV dei ragazzi della RAI a partire del 1956. Abbiamo perso francamente il conto di quante volte sono statI replicati da allora.

Di Rusty abbiamo detto, il quarto Rinty riposa oggi ad Asnières presso Parigi, nel giardino di una villa lungo la Senna trasformato nel 1999 in un cimitero per cani e altri animali domestici. Il tenente Ripley Rip Masters invece, sconfitto non da una freccia indiana ma da un ben più subdolo tumore al polmone nel 1992, è sepolto a Woodland Hills, un sobborgo di quella Los Angeles i cui studios erano stati teatro delle sue avventure con il cane da pastore ed il bambino dai capelli rossi.

Le avventure di loro due cuccioli, quello umano e quello canino, fanno parte ormai della leggenda del West. Che a sua volta fa parte a pieno titolo della leggenda della nostra infanzia felice.

Clicca sotto se vuoi risentire la tromba di Fort Apache:

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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