Ombre Rosse

Abbiamo vinto

Terrapiattisti, complottisti, no-vaccinisti e casinisti, combattenti di terra, dell’aria e del mare, questo è il comunicato della vittoria: il V-Day in Europe per il nostro tempo.
Ieri mattina Mario Draghi ha fatto trapelare per i canali più o meno ufficiali la sua svolta: dal 1° gennaio lo stato di emergenza è finito e si torna alle leggi normali. Questo coincide con le indicazioni che il terzo potere dello stato, la magistratura, ha rivolto da tempo agli altri due: lo stato di emergenza ha fondamento giuridico fino al 31 dicembre; dopo, decade, portandosi dietro tutti i provvedimenti a vario titolo emanati sul suo fondamento. Come dire, occhio che condanneremo tutti quelli che ci capiteranno davanti ad anno nuovo, insieme a coloro che li hanno adottati.
A questo punto, o colpo di stato o resa. Non è più tempo di dittature esplicite in Europa, come lo era cento anni fa. Le armate nere dunque annunciano il loro ritiro. Stamattina hanno messo gli agenti antisommossa alla metropolitana di Roma a far vedere che il regime c’è ancora, è presente, è feroce e soprattutto “controlla”. Ma un pugno di sbirri dalla faccia feroce e dall’espressione vuota posizionati alle stazioni principali della metropolitana nel cuore di Roma o disseminati lungo le fermate dell’autobus a dar la caccia a vecchiette novantenni non significano più niente. Sono come i fascisti repubblichini che ancora facevano i gradassi e intendevano spargere sangue la sera del 24 aprile 1945. Il regime ha perso, lo sa, e cerca di assicurarsi soltanto una transizione pacifica e la propria incolumità, come le giunte sudamericane di trenta o quaranta anni fa.
Abbiamo vinto, e adesso c’è da ricostruire di sana pianta un paese ed una comunità civile. Chi preferisce continuare con l’ansia, il panico, il complottismo, il terrapiattismo, il Grande Reset e la fulminazione sistematica del proprio cervello (ce ne sono tanti da ambo le parti, e non so quali siano dei due i più insopportabili a questo punto) faccia pure. Tenendo presente che è una forma di vaccino – altrettanto scadente – anche tutto ciò.
Come dice Andrea Colombini, se proprio non ce la fate a resistere in questi ultimi giorni di agonia del regime andate a farvi vaccinare oppure chiudetevi in casa aspettando la fine del mondo, e non rompete i coglioni a chi vuole ricominciare a vivere.
Io me ne tiro fuori. Rivendico l’orgoglio di essere stato uno dei primi due anni fa ad iniziare la battaglia pubblica contro un covid che non era un covid, un’emergenza che non era un’emergenza, una segregazione collettiva che non aveva fondamento né giuridico né sanitario, i carri militari di Bergamo che erano come le astronavi di CAPRICORN ONE, l’avvento di vaccini che sembravano tanto come quei coloranti che una Comunità Europea più sana dell’attuale aveva messo fuori legge cinquant’anni fa.
Piano piano, essendo dichiaratamente freevax (non novax, i vaccini che mi hanno fatto da piccolo mi hanno salvato la vita, è quello di adesso che vorrebbe togliermela), ho perso per strada molti amici, anche e soprattutto quelli della vita reale. Sono stato progressivamente oscurato da Facebook, e quello che ho scritto ha avuto sempre meno visibilità, per un motivo o per l’altro. Non me ne può fregare di meno, ho fatto la mia battaglia perché era giusta e per chi ha voluto seguirla, e mi hanno gratificato e ringrazio coloro che in qualche modo in questi due lunghissimi anni mi hanno considerato una sorta di influencer.
Ma ora basta, è tempo di ritornare a vivere. A dedicarsi ad altro, almeno a ciò che è sopravvissuto a questa follia collettiva. O a ricostruire ciò che è stato devastato, come abbiamo già fatto in passato.
Abbiamo vinto tutti noi che ci abbiamo creduto, fin dai momenti più bui, e adesso possiamo essere orgogliosi di aver tenuto duro, di aver resistito. Nel mio piccolo, io credo di aver vinto la mia quotidiana battaglia con lo specchio, e tanto mi basta.
La battaglia del covid è finita, parafrasando Winston Churchill, adesso comincia la battaglia per riavere un paese civile.
Chi vuole continuare a leggermi è il benvenuto, ho tante cose che sono rimaste indietro in questi due anni. Ma su questo psicodramma collettivo che abbiamo vissuto e qualcuno vive ancora non aggiungerò una parola di più.
Bentornati in Italia, o quello che ne rimane.

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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