Ombre Rosse

Centomila fascisti a Piazza del Popolo

 

«Se vuoi rendere innocue le proteste, devi infiltrarle con gruppi violenti che spacchino tutto, per poi dare la colpa ai manifestanti pacifici»

(Francesco Cossiga)

Ci fosse stato Sandro Pertini al Quirinale, è facile immaginarsi come sarebbe finita la drammatica sera del 9 ottobre scorso. Convocato d’urgenza il presidente del consiglio, costui avrebbe dovuto spiegare al presidente della repubblica come mai più di centomila persone – il popolo – nella sola Roma (in concomitanza con non si sa bene quante nel resto d’Italia) erano costrette a manifestare per la salvaguardia di diritti garantiti a caratteri scritti con il sangue nella Costituzione nata dalla Resistenza. E come mai soprattutto, contro questo popolo, la polizia di stato aveva ricevuto l’ordine di aprire il fuoco come ai tempi di Bava Beccaris, con gli idranti ed i fumogeni e con altre delle armi in dotazione.

Ci fosse stato Sandro Pertini, va detto, non saremmo forse neanche arrivati alle premesse di tutto questo, la nomina di un governo liberticida come non se ne vedevano dai tempi della Repubblica Sociale di Salò; la promulgazione di ordinanze e decreti come non se ne vedevano dai tempi della kommandantur di Kesselring (o forse, in questo caso, basta andare indietro di dieci anni fino a Mario Monti); la prova di forza con il popolo, i lavoratori, la piazza per imporre lo smercio di medicine pericolose e a questo punto oltre tutto avariate, un TSO che assomiglia più agli esperimenti del Dottor Mengele ad Auschwitz che alle campagne vaccinali degli anni sessanta. E Mario Draghi, assieme all’altro Mario, il Monti appunto, sarebbero rimasti alla Banca d’Italia a fare i grafici ed i fogli excel per qualche governatore più avveduto e meno imbevuto di loro di neocapitalismo e neoconservatorismo.

Il presidente partigiano avrebbe chiesto conto di tutto ciò, e non si sarebbe accontentato di frasi di circostanza, come l’allarmi, son fascisti! lanciato da partiti di artefatta maggioranza e sindacati dal nome altisonante ma ormai di abbondante minoranza (pur garantita da leggi compiacenti). Con la sua voce tonante che il tempo trascorso dal proclama insurrezionale del 25 aprile 1945 non aveva attenuato, avrebbe gridato indignato alla vista delle immagini girate in tutto il mondo dei poliziotti che pestano, sogghignando ed infierendo, donne, bambini ed anziani. Roba da farci vergognare, roba vista soltanto nel sudamerica degli anni settanta, roba che a confronto la Diaz a Bolzaneto di Genova fu una ragazzata. Il presidente avrebbe chiesto conto e preso – o quantomeno preteso – provvedimenti.

Il segretario CGIL Landini commosso per la solidarietà espressagli da Mario Draghi....

Il segretario CGIL Landini commosso per la solidarietà espressagli da Mario Draghi….

Ci fosse stato Pertini, ma non c’era. Al suo posto, il peggiore tra i suoi predecessori e successori. Peggiore perfino di quel Giovanni Leone che credevamo avesse segnato i nostri giorni più bui, la notte della repubblica. Non avevamo visto ancora niente: l’uomo per tutte le stagioni, l’uomo di conseguenza (secondo la felice definizione di Attilio Veraldi) del sistema, Sergio Mattarella. L’uomo che doveva difendere la Costituzione datagli in mano dal popolo e dai presidenti alloggiati in quel palazzo prima di lui, da De Nicola a Ciampi, per tacer di Napolitano. L’uomo che la Costituzione l’ha data via per il piatto di lenticchie di cui si accontenta da quando fa politica. Se c’è da rendere un servizio possibilmente basso non alla patria ma al sistema, Mattarella è pronto, da sempre. Affossò la volontà popolare nel 1993 con la legge elettorale antimaggioritaria che porta il suo nome, lo ha fatto di nuovo e sistematicamente da quando Renzi lo proiettò sul Colle da cui sorveglia la tenuta del regime instaurato da Napolitano da quasi sette anni, che scadono il prossimo gennaio.

Una pericolosa esponente del disegno eversivo contenuta a Roma dalla polizia....

Una pericolosa esponente del disegno eversivo contenuta a Roma dalla polizia….

Mattarella ha avuto l’ardire di parlare di disegno eversivo, mentre ancora si medicavano le teste rotte delle donne e dei ragazzi manganellati in via del Corso a Roma da poliziotti che il casco se lo levano solo per sghignazzare in faccia a chi si trova davanti a loro ingenuamente pacifico, inerme, per quanto incazzato dal trattamento ricevuto dalle istituzioni a cui i caschi blu fanno da presidio.

Un disegno eversivo c’è eccome, caro presidente. E lei ne è testimone se non addirittura garante. Sono dieci anni che viviamo al di fuori della nostra Costituzione. Sono due anni che si scambia una reale emergenza democratica per una presunta emergenza sanitaria, che si investono capi di governo come se fossero i dictatores dell’Antica Roma, che si emanano norme che irridono la carta costituzionale così come il popolo alla cui sistematica oppressione sono dirette. Sono sette anni che lei tira fuori dal cilindro presidenti del consiglio che nessuno ha votato o voterebbe mai, ed ogni volta la sua retorica indisponente si dispiega con fastidiosa profusione per dare la benedizione a narrazioni politiche che hanno un senso soltanto per la casta arroccata nei due rami del parlamento come i nobili al tempo della peste nera nei loro castelli, e per tutte le istituzioni ed i loro menestrelli che ne discendono a cascata lungo la catena alimentare del potere italiano.

Un presidente vero avrebbe chiesto a Draghi e Lamorgese come mai i poliziotti avevano l’ordine di menare così pesantemente ed indiscriminatamente, visto che gli eversori reali erano un gruppetto di facinorosi di Forza Nuova identificati già da prima della manifestazione, mentre le vittime della repressione sono stati più di centomila pacifici cittadini talmente eversori da essersi portati in qualche caso perfino i figli piccoli in piazza ed in corteo, certi com’erano che la repubblica democratica ed antifascista non avrebbe smentito almeno questa volta se stessa ed avrebbe garantito loro incolumità e diritto alla manifestazione di un sacrosanto dissenso.

Un altro pericoloso sovversivo fermato dalla polizia.......

Un altro pericoloso sovversivo fermato dalla polizia…….

E invece, dopo il danno delle botte ecco la beffa dell’etichetta. Centomila fascisti in piazza non li portava nemmeno Mussolini nei suoi giorni migliori. Ma tutte le forze politiche ed i loro menestrelli dei mezzi di informazione sono concordi nel parlare soltanto di chi ha fatto danni e confusione come se si trattasse della moltitudine. O anche di non parlare di niente affatto, come se niente fosse successo, come da costume ormai invalso da quando perfino la verità sotto gli occhi di tutti è sottoposta al vaglio della censura politico-sanitaria.

Non torna niente, e del resto non ci vuole di essere Sandro Pertini per rendersene conto ed indignarsi. Basta aver vissuto gli anni di piombo, come ha detto felicemente il segretario neocomunista Marco Rizzo. E’ una strategia che conosciamo bene, quella della tensione. Ogni volta che il popolo si affaccia su quelle piazze in cui finalmente i suoi diritti possono diventare effettivi, ogni volta che i cortei si avvicinano troppo a Montecitorio e a Palazzo Madama, ecco che arrivano sulla scena – a rubargliela – i facinorosi, i fascisti, gli eversori.

Negli anni settanta gli opposti estremismi di fatto svuotarono le piazze dove all’inizio pacificamente si dimostrava per avere soltanto condizioni di vita migliori, una più equa distribuzione dei proventi del boom economico di dieci anni prima. Terroristi rossi e neri ne combinarono di tutti i colori, salvo poi scoprire che erano tutti infiltrati e manovrati da apparati dello stato. Questi ultimi deviati, si disse poi, anche se dopo cinquant’anni di perdurare di queste deviazioni è lecito chiedersi la linea diritta, la strada maestra rispetto a cui deviare, che fine abbia fatto.

Ci risiamo? Qualcuno ha fatto notare che non solo i Forzanovisti erano tutti ben conosciuti alla polizia e ben visibili in piazza, allorché è scattata l’ora X dei cortei diretti chi ad esprimere pacifico dissenso (per quanto portato al calor bianco dall’esasperazione) verso i luoghi della politica e chi a fare i danni che forse gli sono stati commissionati da qualcun altro. Qualcuno ha fatto notare che non è normale che la sede della CGIL romana sia aperta di sabato pomeriggio (ci sarebbe da fare una battuta sui sindacalisti, ma la risparmiamo per non buttare il discorso che ci preme in caciara), ed invece lo era. Inoltre, a presidio di un obbiettivo dichiaratamente sensibile sulla base di certe dichiarazioni della vigilia, c’erano soltanto tre, dicasi tre poliziotti.

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Ce n’erano un po’ di più ai bordi di Piazza del Popolo, allorché i casinisti di estrema destra sono stati di fatto lasciati passare indisturbati. L’assetto antisommossa è stato esibito allorché è toccato defluire alla gente normale, le mamme con i passeggini, i ragazzi che come vent’anni fa a Bolzaneto credevano di essere lì per manifestare un civile dissenso e per compiere il loro primo atto importante e significativo da cittadini responsabili. Bella lezione di educazione civica hanno ricevuto dalle cosiddette forze dell’ordine.

Il fatto è che stavolta l’apparato (chiamiamolo così, dire il governo sembrerebbe riduttivo) si è fatto trovare evidentemente pronto. Dopo due mesi di manifestazioni con sempre maggior numero di partecipanti man mano che i provvedimenti governativi si inasprivano contro i renitenti al vaccino di stato, questa manifestazione concomitante in quasi tutte le città d’Italia (Firenze esclusa, qui si manifesta soltanto per la Vispa Teresa) era un po’ il punto in cui si tiravano le somme, in vista anche del prossimo storico sciopero dei giorni 15-20 ottobre. Era il momento di far scattare di nuovo il vecchio schema, di rendere di piombo anche questi giorni, come già accaduto cinquanta anni fa.

Se io voglio far degenerare una manifestazione, mando da una parte a fare servizio d’ordine poliziotti che si comportano come bravacci del tempo manzoniano di Don Rodrigo (le immagini le abbiamo viste e ci siamo vergognati tutti) e dall’altra un gruppo di facinorosi genuini come monete da tre euro a far finta di contrapporsi con le cattive maniere. Dice: sei complottista? No, è che gli anni settanta me li ricordo bene, e qualcosa adesso mi fischia di nuovo e stranamente nell’orecchio. Qualcuno sta cercando di intorbidare le acque allo stesso modo. O vogliamo credere, per esempio, che la Digos passi le sue giornate soltanto a cercare i responsabili del grave atto di razzismo nei confronti di Koulibaly?

Sempre negli anni settanta, una quarantina poliziotti non sarebbe bastata a tenere via del Corso ed a fare tutte le vittime che ha fatto (sempre immagini alla mano, grazie a Dio per internet che rende superflui se non ridicoli i telegiornali dei network nazionali ed i resoconti della carta stampata con i soldi del sistema e dei suoi fiancheggiatori). Ma all’epoca tutti erano più politicizzati e radicalizzati. Stavolta si tratta veramente ed esclusivamente del popolo che manifesta fuori della politica, sul piano esclusivamente del suo diritto naturale. Le manganellate viste a Roma spaccano dunque non soltanto le teste di giovani vittime ignare di quanto possano essere malvagi e corrotti gli adulti, ma anche gli articoli della Costituzione che i loro nonni avevano scritto con il proprio sangue, ribellandosi al loro tempo ad una polizia e ad un regime altrettanto maldisposti nei confronti delle libertà individuali. Solo magari un po’ meno ipocriti.

Nogreepass211012-006A chi chiede leggi speciali e scioglimenti di forze politiche del campo avverso (non fu fatto neanche negli anni di piombo, la legge Reale era tutto sommato un inasprimento controllato delle norme di pubblica sicurezza approvate in vigenza della Costituzione, e si riuscì a mantenere libertà di pensiero ed azione perfino nei giorni più bui delle stragi e della violenza terrorista), noi rispondiamo chiedendo perché le nostre forze dell’ordine debbano attingere il proprio personale tra gente che si comporta come abbiamo visto fare ai bravacci di via del Corso sabato sera, gratuitamente violenti, irridenti e spietati. E perché le nostre istituzioni devono assegnare responsabilità a chi come la ministro Lamorgese ha dimostrato altrettanta assenza di scrupoli nel dare a costoro le sue evidenti direttive. Tra i cosiddetti servitori dello stato è ora di fare un bel repulisti, di questo almeno dovremmo essere tutti d’accordo, perché a prendere le prossime manganellate potrebbe esserci il figlio o la compagna di ciascuno di noi.

Nel frattempo, mentre i carabinieri guadagnano punti togliendosi il casco davanti ai portuali di Trieste che hanno ufficialmente aperto la stagione degli scioperi generali, attendiamo il giorno 15 e l’avvio della follia del green pass generalizzato a tuti i lavoratori da un lato, dall’altro la risposta dei lavoratori stessi che si stanno rendendo conto di essere in grado di mettere in ginocchio economicamente, se non a tutti i livelli, un paese che negli ultimi anni si è comportato nei loro confronti come il più odioso dei patrigni. In Francia, i no pass sanitaires si preparano a farlo con Macron, chissà che per una volta i cugini italiani non riescano ad essere alla loro altezza.

Chissà cosa succederà, chissà come commenterà, con la sua usuale fastidiosa retorica, Sergio Mattarella, presidente in scadenza di mandato, grazie a Dio.

Chissà come avrebbe commentato Sandro Pertini, ma ce lo possiamo immaginare. Il suo proclama di Milano del 25 aprile 1945 si trova ancora su internet, non è caduto sotto la mannaia di youtube, di google, dei social network e di tutti i gestori del consenso informatico.

Chi vuole, ormai, ha tutti gli strumenti per sapere come stanno realmente le cose. E nessuno ha più scuse.

Chiudiamo il collegamento con il brano del giorno, ci pare indicato:

Linea allo studio (per ora)

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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