Dato ormai per culturalmente acquisito il Lockdown, il dibattito si sposta adesso sulla questione dei vaccini, visti troppo in fretta come la panacea di tutti i mali da Covid. Ed è un dibattito furibondo, troppo spesso improntato inoltre allo sfogo ideologico e troppo poco all’acquisizione e condivisione reciproca di nozioni scientifiche serie.
Senza corretta informazione il consenso – o meno – non può essere consapevole. Vediamo dunque quali sono i vaccini contro SARS-COV-2 destinati all’Italia nei prossimi mesi, e qual é lo stato dell’arte..
Secondo quanto annunciato dal ministro Speranza il 2 dicembre, questi sono i contratti che l’Italia ha firmato per procurare il vaccino alla popolazione:
• 40,38 milioni di dosi da AstraZeneca;
• 53,84 milioni da Johnson&Johnson;
• 40,38 milioni da Sanofi;
• 26,92 milioni da Pfizer-BioNTech;
• 10,8 milioni da Moderna;
• 30,3 milioni da CureVac.
Qual è lo stato di sviluppo di questi vaccini?
Il vaccino di Astra Zeneca, com’é noto, ha avuto una vita travagliata durante lo studio di fase 3, a causa di errori di dosaggio in un sottoinsieme di vaccinati e anche a causa di problemi di produzione, che hanno reso il periodo di tempo intercorso fra prima dose e richiamo molto variabile e anche molto più lungo del previsto. Vi sono altri problemi tecnici, ma soprattutto la soglia di protezione migliore (90%) sembra raggiungersi proprio con il dosaggio erroneo, per cui si dovrà ripetere uno studio di fase 3 calibrato per quella dose.
Il vaccino di Johnson&Johnson è in fase 3; lo studio più grande è negli USA, dove il numero di persone arruolate è stato appena diminuito da 60.000 a 40.000, grazie al fatto che il virus circola a livelli tali in quel paese da essere ragionevolmente certi che un numero sufficiente di infezioni si raggiungerà anche nel campione più piccolo. (https://www.statnews.com/…/johnson-johnson-cuts-size…/). Per ora, quindi, non sappiamo ancora nulla circa l’efficacia di questo vaccino.
Il vaccino di Sanofi ha dato risultati deludenti: nello studio di fase 3, non è risultato protettivo per chi ha più di 49 anni, probabilmente a causa di dosaggi troppo bassi. Di conseguenza, un nuovo studio di fase 3 è in preparazione, e bisognerà aspettare molti mesi in più per sapere se questo vaccino ha una chance (https://www.theguardian.com/…/gsk-sanofi-covid-vaccine…)
I due vaccini a RNA (*) di cui sappiamo di più, Pfizer e Moderna, hanno finora dato i risultati migliori in termini di efficacia e fra questi quello di Pfizer è stato già approvato da due diverse autorità regolatorie (in UK e in Canada) ed è in dirittura di arrivo l’autorizzazione FDA (con un voto favorevole di ieri di 17 a 4 dei membri del pannello che ha esaminato i dati, si veda qui https://www.businessinsider.com/live-updates-on-fda-covid…). Tuttavia, questi vaccini sono anche i più reattogenici e quelli con maggiori difficoltà logistiche, associate alla necessità di una catena del freddo che garantisca depositi per lo stoccaggio a -80° (Pfizer) o -20°(Moderna), oltre al fatto che, una volta scongelati, questi vaccini non durano molto e devono essere somministrati subito.
Il vaccino di CureVac, l’azienda tedesca che Trump tentò senza successo di acquistare, è un vaccino a RNA simile a quelli di Pfizer e di Moderna. Tuttavia, l’azienda ha dichiarato una stabilità a temperature molto più alte degli altri due vaccini a RNA; se quindi questo vaccino risulterà efficace in fase 3, avrà gli stessi vantaggi logistici dei vaccini tradizionali, pur essendo un prodotto innovativo a base di RNA (https://www.curevac.com/…/curevacs-covid-19-vaccine…/). Il problema è che, per il momento, sappiamo poco della sua efficacia.
A questo punto, possiamo contare sull’arrivo all’inizio dell’anno prossimo solo del vaccino Pfizer, e forse poco dopo di quello di Moderna; per gli altri, bisognerà attendere di più, ed è bene prepararsi ad una campagna vaccinale a singhiozzo, che potrebbe divenire una realtà se i diversi ritardi accumulati e le quantità di dosi acquistate non cambieranno.
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