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Funerali contro lo Stato

Matteo Salvini in Questura a Trieste davanti alle testimonianze civili per i due agenti caduti

Quando lo Stato italiano avrà tributato le doverose onoranze funebri ai suoi ultimi servitori caduti in ordine di tempo nell’adempimento del loro dovere, poi bisognerà veramente fermarsi un attimo e decidere come vogliamo andare avanti. Se intendiamo essere il paese dove vengono indagate e condannate soltanto le Forze dell’Ordine e chi fa il proprio dovere per difenderlo, o se al contrario vogliamo mettere un limite a questa follia politica e sociale attraverso la quale la nostra sinistra si è messa in testa di buttare tutto all’aria. Tanto peggio, tanto meglio, purché voti PD. O LeU. O 5Stelle.

Nel frattempo, le famiglie Demenego e Rotta saranno lasciate sole, pronte per il dimenticatoio che sempre accoglie i familiari, i parenti, i colleghi, gli amici. O anche i semplici cittadini estranei ma comunque estimatori di chi passa il giorno e la notte – ormai praticamente disarmato – a giro per città sempre più da incubo con il compito di proteggerli.

Sono tutti coloro che si sono dovuti sorbire l’ennesima retorica istituzionale, a cominciare da quella – ormai francamente insopportabile – di un capo dello Stato che ricorre all’armamentario consueto delle frasi fatte, che non spiegano tuttavia perché chi le pronuncia è a tutti gli effetti il principale responsabile del ritorno ad un governo che difende la legalità soltanto quando è a beneficio di persone che fino a prova contraria sono nel nostro paese illegalmente.

Sono tutti coloro che si sono dovuti sorbire le frasi ingiuriose delle aree più spostate della sinistra o di quei VIP che pensano che un account su un social network dia diritto a dire in pubblico qualsiasi sciocchezza (salvo poi minacciare denunce a chi giustamente si incazza).

Sono tutti coloro che ogni giorno assistono sgomenti allo spettacolo di Forze dell’Ordine lasciate sole, senza più alcuna protezione giuridica, perfettamente in grado in termini di addestramento di provvedere alle proprie funzioni ma consapevoli di essere psicologicamente nel mirino di una magistratura e di un potere politico che le vogliono ormai disarmate, inermi, imbelli. Incapaci di fatto e di diritto di provvedere alla propria difesa, prima ancora che a quella dei cittadini.

Sono tutti coloro che non ne possono più di vedere l’ennesimo africano, sudamericano o quello che diavolo è aggirarsi armato di machete minacciando chi gli passa accanto, minacciare di deragliare pullman carichi di bambini, sfilare la pistola a poliziotti che magari non hanno neanche una fondina decente dove custodirla e che comunque si sono abituati a non considerarla tra i mezzi in dotazione, mandare all’ospedale agenti che si limitano ai protocolli di intervento consentiti, sbeffeggiare agenti e cittadini non appena rilasciati da una magistratura che se non trova attenuanti se le inventa.

Sono tutti coloro che sono stanchi di vedere le Boldrini, gli Scalfarotto, i Fassina schierarsi puntualmente dalla parte sbagliata, salvo poi lamentare abusi da parte della Polizia, che viene indagata se oppone resistenza a pubbliche manifestazioni che degenerano, se tira fuori le manette, se chiede i taser, o comunque di essere dotata di norme e strumenti atti al compimento efficace del proprio dovere.

Crediamo che sia venuto il momento di riflettere su tutto ciò, in attesa di liberarsi – democraticamente – di tutti quei signori che, dal capo dello Stato all’attuale governo ai magistrati in giù, hanno reso questo paese ingovernabile, iniquo, invivibile. E che farebbero cosa gradita almeno astenendosi dal presentarsi alle esequie pubbliche di questi due ragazzi, che se adesso sono deposti in quei feretri lo devono anche e soprattutto a loro.

E se qualcuno si sente vilipeso da queste parole, faccia una bella cosa. Vada davanti allo specchio, stasera. E poi ci sappia dire che cosa ha visto.

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Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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