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Ghostbusters

Avrebbe dovuto essere la consacrazione definitiva di John Belushi. Lui e Dan Aykroid erano reduci dal successo clamoroso dei Blues Brothers, ed al fratello Elwood/Aykroid era venuta in mente una storia ancora più clamorosa, demenziale, irresistibile.

Ma il genio di Jake/Belushi aveva già un appuntamento fissato con la propria sregolatezza. La notte del 4 marzo 1982 una overdose se lo portò via, lasciandoci orfani di chissà quanti altri suoi personaggi. Quello di Peter Venkman Aykroid dovette affidarlo a Bill Murray, e per fortuna non si rivelò un ripiego. Così come la rinuncia di un altro campionissimo di incassi dell’epoca, Eddie Murphy, fu ammortizzata egregiamente da Ernie Hudson, nei panni dell’ex marine Winston Zeddermore.

La verità era che si trattava di una storia che funzionava da matti, letteralmente ed in senso lato. Un copione divertentissimo ed intrigante, ed attori dalla cifra stilistica al top e dallo stato di grazia irripetibile. Bill Murray, Harold Ramis, Dan Aykroid, Ernie Hudson, Rick Moranis il Mastro di Chiavi. E poi lei, il Guardia di Porta, che aveva sedotto il mondo pur nei panni per nulla sexy dell’astronauta in Alien: Sigourney Weaver, sogno proibito di cinefili e non dei primi anni 80.

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Il regista era Ivan Reitman, fino a quel momento conosciuto soltanto agli addetti ai lavori. Aveva prodotto Animal House di John Landis, l’apoteosi di quel John Bluto Blutarsky Belushi il cui fantasma era il più potente (anche se benigno) tra quelli a cui gli Acchiappafantasmi davano la caccia per tutta New York. Anche lui orfano di John, anche lui riuscì a farlo dimenticare mettendo in scena un film tutto effetti speciali e gags che strizzava l’occhio alla moda di allora del paranormale ed alla comicità da Saturday Night Live altretanto in voga.

Marshmallow Man

Marshmallow Man

E poi, come puoi fallire quando il tuo protagonista aggiunto è la vecchia Grande Mela? Con i suoi storici edifici come la Public Library dove avviene la prima resa dei conti con i fantasmi, la vecchia caserma dei Firemen dove i Ghostbusters stabiliscono la loro sede, il palazzo di Dana e Louis che, sarà stata la suggestione di un momento di poco precedente, sembrava una riedizione del Dakota Building dove Rosemary aveva avuto il suo bambino e Lennon aveva incontrato il suo destino.

Il film uscì nelle sale americane l’8 giugno 1984, e fu manco a dirlo un record di incassi, 300 milioni di dollari in tutto il mondo, senza contare l’inevitabile sequel e l’altretanto inevitabile serie televisiva animata.

Non guastava certo la splendida colonna sonora, in apertura della quale Ray Parker jr. lanciava il jingle che sarebbe diventato il tormentone ed il biglietto da visita di una delle commedie cinematografiche americane più riuscite di sempre:

«Who you gonna call?……»

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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