Cinema Homepage

Gli occhi di Natalie

Natalie Wood, (San Francisco, 20 luglio 1938 – Isola di Santa Catalina, 29 novembre 1981)

Era stata una bambina prodigio del cinema americano nel Miracolo nella 34^ strada. Poi l’adolescente inquieta in Gioventù bruciata a fianco di James Dean, che le era valso la prima nomination all’Oscar della sua carriera. Poi ancora l’adolescente contesa tra due mondi nei Sentieri selvaggi di John Ford, dove era riuscita alla fine a far sciogliere la maschera implacabile di John Wayne.

Gioventù bruciata

Gioventù bruciata

Da attrice più matura aveva recitato in West Side Story, Splendore nell’erba, La grande corsa fino al remake televisivo di Da qui all’eternità che le era valso il secondo Golden Globe dopo quello di Gioventù bruciata. Era il 1979, il film successivo (l’ultimo, Brainstorm – Generazione elettronica) sarebbe uscito postumo.

La nipote degli immigrati dall’Ucraina (il suo vero nome era Natal’ja Nikolaevna Zacharenko) nata 40 anni prima a San Francisco avrebbe concluso la sua vita trascorsa in mezzo alla polvere di stelle di lì a poco nei pressi di Los Angeles, al largo dell’isola di Santa Catalina, dove scomparve nella notte tra il 28 ed il 29 novembre 1981.

Sentieri selvaggi

Sentieri selvaggi

La sua vita privata non era stata all’altezza forse dei suoi sogni, il doppio matrimonio con l’attore Robert Wagner intervallato da altre liaison ripercorreva copioni già visti, basti pensare ad Elizabeth Taylor e Richard Burton. L’infelicità forse l’aveva portata all’alcool mischiato con antidepressivi. Il suo passo forse era incerto, allorché discese la scaletta del suo yacht per allontanarsi dal marito e da colui che il gossip hollywoodiano accreditava come il suo amante: Christopher Walken, allora sulla cresta dell’onda con Il Cacciatore. Forse Natalie non riuscì a mettere il piede sulla scialuppa e cadde in acqua. Il resto lo fecero le onde del Pacifico (lei non sapeva nuotare) e l’ipotermia.

Robert Wagner e signora

Robert Wagner e signora

Il coroner della contea di Los Angeles era lo stesso che aveva condotto l’autopsia su Robert Kennedy, tredici anni prima. Thomas Noguchi aveva tentato allora di raccontare al mondo le incongruenze evidenti della versione che era passata come ufficiale. Nel suo libro Il cadavere interrogato aveva spiegato che l’assassino non poteva essere stato Shiran Shiran, il Lee Harvey Oswald di turno. Il colpo mortale a RFK era andato a segno nella parte posteriore della sua scatola cranica, Shiran gli si era avvicinato da davanti.

Non era uno da verità di comodo Noguchi, ma stavolta non poté verbalizzare incongruenze evidenti, anche se la Wood presentava lividi su braccia, polsi e collo. Ma i rilievi erano compatibili sia con l’incidente sia con altre più sinistre possibilità. Noguchi, in mancanza di elementi più decisivi, rubricò la morte di Natalie Wood come accidentale.

La sorella di lei espresse i suoi dubbi ad alta voce: Natalie era terrorizzata dall’acqua, figurarsi se avrebbe tentato di allontanarsi da sola su quella scialuppa. Sembra anche che Robert Wagner, con cui la moglie aveva avuto una accesa discussione registrata da tutti i presenti poco prima dell’incidente fatale, non si dannasse l’anima più di tanto a cercarla. Aspettando la mattina seguente, quando ormai Natalie era soltanto un corpo che galleggiava senza vita ad un miglio di distanza dallo yacht.

La stella di Natalie

La stella di Natalie a Los Angeles

La storia della ragazza-bambina i cui occhi avevano fatto sciogliere John Wayne e generazioni di spettatori finì così, senza happy end e tra mille dubbi impossibili da fugare, che di recente hanno portato ad una riapertura del caso. Ma trent’anni dopo, le conclusioni sono rimaste le stesse: «l’esame condotto non è in grado di escludere delle cause non accidentali (…)  dato che ci sono ancora troppe questioni irrisolte, le ragioni del decesso restano indeterminate».

Quali che siano le responsabilità di Robert Wagner, ormai riguardano soltanto la sua coscienza. Natalie, gli occhi più belli della storia del cinema insieme a quelli di Bette Davis, è da tempo nella Hall of Fame di quella Hollywood particolare che reclama a sé da giovane chi è grato agli Dei. Dove ha raggiunto nuovamente il suo compagno di quella antica avventura che le fece sfiorare l’Oscar, l’altrettanto bello e dannato James Dean.

E noi continuiamo a rivederla ragazzina, scendere da cavallo in braccio allo zio Ethan, per andare incontro ad una vita che allora sembrava riservarle soltanto stelle senza polvere.

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

Lascia un commento