Ombre Rosse

Il giorno degli sciacalli

Nelle ultime ore del giorno di cui il vicebrigadiere dell’Arma dei Carabinieri Mario Cerciello Rega non vedrà la fine, arriva il colpo di scena. Per tutto quel giorno gli organi che continuiamo a chiamare di informazione e le agenzie che continuiamo a chiamare di stampa hanno battuto la notizia: ucciso da due nordafricani in fuga.

Quando calano le tenebre, i due nordafricani sono diventati due americani, due ragazzotti balordi di nazionalità statunitense in vacanza – diciamo così – psichedelica in Italia. Il paese dove le occasioni di divertimento – per di più a gratis – non mancano mai.

A quel punto, l’informazione che si era rassegnata a giornate difficili (ma guarda te, sti due nordafricani vanno ad accoltellare un carabiniere proprio nel giorno che le nostre donne si levano il reggiseno per la Carola!…..) rialza la testa. I suoi piedi ballerini tornano a poggiare su un terreno per lei solido, a lei ben conosciuto.

A quel punto, per lei c’è solo l’imbarazzo della scelta: 1) scagliarsi contro gli sciacalli Salvini e Meloni che già stavano secondo lei bandendo la caccia al nordafricano; 2) ridimensionare il tutto lasciando spazio alle tette delle pasionarie di sinistra, che tra l’altro, saranno anche di sinistra ma son sempre donne, e per di più con qualche anno sulle spalle, e potrebbero anche prendersela del fatto che il loro exploit è stato ignorato (e si sa, non esiste inferno peggiore…..); 3) Dio stramaledica gli Stati Uniti d’America, ma che scherziamo? E servita così su un piatto d’argento, poi!….

Salvini e Meloni son bravi a difendersi da soli. E contro le tette di fuori non c’è argomento, anche giornalisticamente parlando, che tenga. Non ci resta quindi che seguire sul loro terreno prediletto gli organi di disinformazione che, chi più chi meno, indulgono nel rigirarsi sulla lingua come provetti sommelier quella parola, americani, che in bocca ad una certa intellighenzia – o mancanza di intellighenzia – nostrana ha sempre un retrogusto fruttato, deciso, adatto ad accompagnare un po’ tutte le pietanze e soprattutto i discorsi più sconclusionati e faziosi. Come buona parte di quelli che campeggiano sui social network a corredo e commento di articoli che di commento non ne meriterebbero alcuno.

Il vicebrigadiere Mario Cerciello Rega

Il vicebrigadiere Mario Cerciello Rega

Come abbiamo più volte sottolineato, c’è un filo nero, rosso, arcobaleno o a questo punto non si sa più di che colore che prende origine da prima della guerra mondiale e che un mondo in cui siamo amici e dalla stessa parte degli anglosassoni (prima inglesi, adesso americani) proprio non riesce a digerirlo. Fascisti, comunisti e antagonisti vari si sono rimpallati finora l’antiamericanismo come panacea di tutti i (loro) mali, come argomento principe di chi argomenti ne aveva pochi e adesso ne ha anche meno.

Ma che sollievo per questa gente sapere che gli assassini del brigadiere Rega sono in registro all’anagrafe di una qualche cittadina degli odiati U.S.A.! Altro che nordafricani, che era comunque un casino giustificare, con l’aria che tira e mentre già nuovi prahos delle ONG nordeuropee incrociano nelle acque del Golfo della Sirte! Con gli americani invece si va sul sicuro e si può picchiare duro! Meglio se dandola di fuori come balconi, almeno a giudicare da cosa si legge su media e social in queste ore.

Si va dal  ecco, andrà a finire come per il Cermis! al ecco, andrà a finire come per Amanda Knox! al chiudiamo Aviano, Camp Darby e le basi americane in Italia!, per prendere in considerazione soltanto le sciocchezze più eclatanti.

Cari signori, cominciando di fondo, ma proprio dal fondo in tutti i sensi, le basi americane in Italia ci sono perché abbiamo perso la seconda guerra mondiale, avete presente? E quindi nel trattato di pace che inevitabilmente poi abbiamo dovuto firmare (cavandocela tra l’altro piuttosto a buon mercato) alcune porzioni del nostro territorio sono state cedute agli Stati Uniti d’America a titolo perpetuo o con scadenza temporale che eccede comunque la nostra durata temporale in questa valle di lacrime a nome Italia. Mettiamoci il cuore in pace, e soprattutto il cervello, e ringraziamo che ci sono, quelle basi, perché altrimenti di guerre mondiali a quest’ora ne avremmo fatte almeno altre due, e se tanto ci dà tanto, perdendo anche queste. Parlare russo o arabo sarebbe stato complicato, quanto e più che per qualcuno pensare e scrivere pensieri di senso compiuto.

Per quanto riguarda il Cermis, fu una brutta, bruttissima pagina di cronaca e nell’ambito dei rapporti tra noi ed il nostro principale alleato in campo internazionale. Gli U.S.A. fecero passare di forza il principio che nessuno per nessun motivo può processare le loro Forze Armate. Principio che un governo italiano degno di questo nome avrebbe quantomeno potuto contestare nelle opportune sedi, peccato che in quel momento il nostro governo non era quello di Craxi all’epoca di Sigonella, ma bensì il Prodi – D’Alema – Bertinotti, e con questo abbiamo detto tutto.

Amanda Knox al tempo del processo di Perugia

Amanda Knox al tempo del processo di Perugia

Questione Amanda Knox. E’ uno dei casi giudiziari (quasi tutti, dati alla mano, quelli importanti) in cui lo Stato Italiano – nella sua articolazione funzionale che esercita il potere giudiziario – ha fallito miseramente nell’accertamento delle responsabilità legali. Possiamo pensare che la Knox sia stata colpevole, ma non siamo stati capaci di provarlo durante un excursus processuale durato oltre dieci anni, ed è giusto che sia prevalso il principio del ragionevole dubbio e l’altro mai abbastanza sacrosanto del meglio un (eventuale) colpevole fuori che un (possibile) innocente dentro. Bossetti e Logli, per dirne solo due, avrebbero semmai gradito analogo trattamento, e con le stesse ragioni. La Knox, per quello che ci siamo dimostrati, ha tutte le ragioni di farci marameo. Non abbiamo una magistratura degna di questo nome, così come spesso non abbiamo avuto un governo. Che cosa andiamo cercando dagli americani?

Siamo certi soltanto di una cosa, se la tragedia che ha stroncato la vita al nostro carabiniere fosse capitata proprio in quegli U.S.A. di cui ci riempiamo la bocca quasi sempre a sproposito, la reazione di istituzioni e opinione pubblica di laggiù sarebbe stata ben diversa. Altro che Salvini e Meloni, lì la polizia gira ancora armata e può usare le armi. E i magistrati difficilmente tutelano i criminali a danno delle vittime, anche se svolgono la loro funzione nel paese che ha inventato libertà e garantismo nell’epoca moderna.

Siamo invece dubbiosi che ai due balordi assassini di Roma toccherà analoga sorte in sede giudiziaria nostrana, e non perché gli U.S.A. faranno la voce grossa con noi piccoletti e ce li chiederanno indietro. Ma perché in un paese in cui Carola Rackete riceve quasi le scuse da parte del magistrato inquirente e gli applausi dell’intera opposizione costituzionale (che si spinge fino ad esporre striscioni inneggianti alla capitana salvatrice perfino in sedi istituzionali, come il Consiglio Regionale della Toscana, dove la legge prevederebbe che fossero esposte soltanto le bandiere di UE, Repubblica Italiana ed appunto Regione Toscana), gli unici che hanno garanzie di cavarsela sono sempre e comunque i delinquenti.

Resta il fatto incontestabile, e parimenti inaccettabile, che da quella parte politica di cui sopra non abbiamo sentito una sola parola di cordoglio reale per la vita stroncata del servitore dello Stato – quindi di noialtri – Mario Rega. Qualcuno semmai dura una gran fatica a tenere tra i denti quell’uno di meno scappato di bocca alla ineffabile prof. di Novara, che si commenta da sola.

Resta soprattutto lo sciacallaggio, di cui sempre la parte politica di cui sopra fa uso ormai costante, avendo dichiarato senza mezzi termini come principio cardine che le leggi non sempre devono essere rispettate. Per Mario Rega, nessuno di costoro peraltro si è tolto il minimo capo di vestiario, nemmeno il cappello.

E qualcuno ancora stramaledice gli americani…..

ElderFinneganLee190729-001

P.S. Chi ha diffuso la foto di Elder Finnegan Lee bendato nella stazione dei Carabinieri dopo l’arresto, in forza di legge ha commesso un reato, sia giornalista o carabiniere anch’egli. Sia perseguito a norma di quella legge. Punto e basta.

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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