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Il sangue dell’Ulster

Era una delle tragedie infinite alle quali il mondo aveva fatto una abitudine quotidiana. Ospite fissa dei telegiornali, al pari della Guerra del Vietnam e del Medio Oriente. L’antica contesa tra cattolici e protestanti dell’Ulster, l’Irlanda del Nord che faceva – e fa tutt’ora – parte della Gran Bretagna e che era rimasta esclusa dall’indipendenza concessa da Londra a Dublino nel 1922, era arrivata ai giorni nostri con il suo carico di odi e di tensioni politiche e sociali, con il suo spargimento di sangue che ogni giorno veniva aggiornato nei numeri, e che ogni giorno appariva sempre più incomprensibile, nello scorcio del ventesimo secolo che per il resto dell’Europa e del mondo cosiddetto civile stava significando finalmente pace e progresso.

C’era l’ETA dei Baschi, è vero. Ma la Spagna di allora era uno paese sottomesso ad una dittatura, quella di Francisco Franco. La nostra sensibilità democratica concepiva che si dovesse lottare contro una dittatura, lo avevamo fatto noi stessi pochi decenni prima. Ma la lotta dell’IRA irlandese ci sembrava distante, non solo geograficamente ma anche spiritualmente. Incomprensibile, in una parola.

Bobby Sands, Officer Commanding dei Provisionals I.R.A. a Long Kesh

Bobby Sands, Officer Commanding dei Provisionals I.R.A. a Long Kesh

Inghilterra e Irlanda sono sponde avverse dello stesso canale da quando i Sassoni colonizzarono la riva est, lasciando ai Celti quella ovest e poco altro. Nell’età moderna, gli irlandesi sono diventati cattolici ferventi quando gli inglesi sono diventati protestanti. La religione, come in altre parti del mondo, è servita ad affermare l’identità nazionale. Gli inglesi erano più forti, militarmente ed economicamente, e stabilirono il loro dominio sulle quattro contee irlandesi, che rimasero sottomesse ma fieramente avverse al vicino invasore.

Fu Oliver Cromwell, al tempo della Rivoluzione Puritana che rischiò di spazzar via dall’Inghilterra la monarchia, a pretendere di colonizzare con protestanti radicali la più settentrionale delle contee irlandesi, l’Ulster, che da allora ad oggi ha avuto una consistente maggioranza di abitanti più legati alla loro fede religiosa ed alla loro estrazione culturale che al loro ceppo etnico. Un corpo estraneo nel grande mare cattolico che si stende sul resto dell’isola.

Orangisti al tempo della seconda rivoluzione, la Gloriosa, che portò il protestante olandese Guglielmo d’Orange sul trono inglese; Unionisti allorché si trattò di scegliere, nel 1922, se restare con la Gran Bretagna (l’Unione dei Quattro Regni con Inghilterra, Scozia e Galles) oppure staccarsene come il resto d’Irlanda, l’Eire; i protestanti dell’Ulster hanno trattato i cattolici della loro contea come gli inglesi hanno sempre trattato gli irlandesi: con il pugno di ferro.

Belfast, monumento alle vittime dello sciopero della fame del 1981

Belfast, monumento alle vittime dello sciopero della fame del 1981

Dopo 40 anni di tregua più che di pace in precario equilibrio, l’Ulster era tornato in fiamme alla fine degli anni sessanta. I protestanti avevano ripreso le provocazioni ed i maltrattamenti mai del tutto cessati nei confronti della minoranza cattolica, spalleggiati dalla polizia britannica. I cattolici avevano reagito abbandonando l’approccio politico del tradizionale partito Sinn Fein (in gaelico significa Noi Stessi, era il tradizionale partito repubblicano che ai tempi di Michael Collins aveva guidato la Rivolta di Pasqua, Easter Rising, e poi la guerra di indipendenza che aveva portato alla vittoria del 1922) per quello militare dell’IRA (Irish Republican Army) che nel 1969 aveva costituito il suo braccio operativo, i Provisionals.

Da allora, i Provisionals IRA avevano risposto colpo su colpo, sangue contro sangue, all’esercito britannico che loro definivano di occupazione, ed alle formazioni paramilitari protestanti che lo fiancheggiavano. Il bollettino di guerra era in continuo aggiornamento mediatico, e rivaleggiava sui nostri schermi televisivi con quello di altre località come il Medio Oriente o il Sud est Asiatico.

Alla metà degli anni settanta gli inglesi ritennero che l’escalation indipendentista dell’Ulster andasse trattata con sistemi diversi da quelli tradizionali. Ai prigionieri cattolici irlandesi catturati venne tolto lo status di prigionieri politici. Concentrati nel carcere di Long Kesh chiamato The Maze (Il Labirinto), nella contea di Lisburn, essi vennero mescolati ai detenuti comuni, dai quali si distinguevano a quel punto soltanto per la maggiore brutalità con cui la Royal Constabulary, la polizia britannica li trattava.

Una prima azione dei detenuti di Long Kesh (praticamente l’intero stato maggiore dei Provisionals, nel frattempo catturato dagli inglesi), condotta tra il ‘76 e l’80, consistette nel rifiuto della divisa carceraria e di altre norme comportamentali. I Blanketmen rifiutavano appunto la divisa, e non potendo vestire i propri abiti restavano nudi in cella con indosso la sola coperta in dotazione.

Margaret Thatcher, primo ministro inglese dal 1979 al 1991

Margaret Thatcher, primo ministro inglese dal 1979 al 1991

Nel 1979 l’attentato in cui perse la vita Lord Mountbatten al largo delle coste irlandesi, nonché l’ascesa al potere di Margaret Thatcher, favorirono un ulteriore giro di vite applicato a Long Kesh dagli inglesi. I detenuti dell’IRA scelsero allora la via dello sciopero della fame. Una prima campagna in tal senso fu condotta nel 1980, e durò diversi mesi finché la linea dura della Thatcher sconsigliò gli irlandesi dal continuare. Ma le five demands, le istanze dei detenuti, restavano sul tavolo del governo inglese: 1) diritto di indossare i propri vestiti e non la divisa carceraria, 2) diritto di non svolgere il lavoro carcerario 3) diritto di libera associazione con gli altri detenuti durante le ore d’aria, 4) diritto di avere reintegrata la remissione di metà della pena, diritto che avevano perduto in conseguenza delle proteste 5) diritto di ricevere pacchi settimanali, posta e di poter usufruire di attività ricreative.

L’anno dopo, l’azione passò nelle mani di una leadership ancora più dura di quella che aveva deciso la linea dura. Bobby Sands, l’Officer Commanding dell’IRA a Long Kesh, si rivelò un leader ancora più carismatico di quel Brendan Hughes detto The Dark che aveva condotto il primo sciopero.

Il secondo ebbe uno sviluppo drammatico ed un finale tragico. Organizzato a scacchiera, degenerò ben presto in uno sciopero generale allorché gli irlandesi si resero conto che a Londra, a Downing Street, c’era chi prediligeva una linea ancora più dura della loro.

Manifesti elettorali per l'elezione di Bobby Sands al Parlamento inglese

Manifesti elettorali per l’elezione di Bobby Sands al Parlamento inglese

Bobby Sands cominciò il suo sciopero, il primo, il giorno 1° marzo 1981. I suoi compagni gli andarono dietro ad uno ad uno, rifiutando il cibo ad oltranza e lasciandosi letteralmente morire. Margaret Thatcher rifiutò qualsiasi compromesso o comunque decisione assunta sotto la pressione del digiuno irlandese e della opinione pubblica internazionale che sembrava appoggiarla. Gli uomini dell’IRA furono trattati come lo sarebbero stati gli argentini alle Falklands o i minatori di Neil Kinnock e delle Trade Unions. Non con fair play e buone maniere.

BobbySands181003-004La signora primo ministro inglese lasciò che la protesta carceraria si estinguesse per cause naturali. Alla fine, dopo il decesso di Bobby Sands al termine di 66 giorni di digiuno e malgrado questi fosse stato nel frattempo eletto al Parlamento inglese dai voti dei suoi concittadini, furono nove i compagni che lo seguirono nel suo destino. Altrettanti furono salvati dalla decisione delle rispettive famiglie di autorizzare il nutrimento forzato non appena i loro congiunti entravano in coma. Constatata l’impossibilità di continuare il muro contro muro con Londra, lo sciopero della fame cessò ufficialmente il 3 ottobre 1981.

La conseguenza dello sciopero e del sacrificio di Sands e compagni fu comunque quella di riportare l’attenzione dell’opinione pubblica sull’Irlanda del Nord e guadagnare simpatie alla causa indipendentista, oltre che ammorbidire in qualche modo l’atteggiamento del governo Thatcher verso i detenuti irlandesi.

Il Sinn Fein riprese l’iniziativa rispetto all’ala militare dell’IRA, e avviò il processo che avrebbe portato nell’aprile del 1998 a quell’Accordo del Venerdi Santo che metteva fine a trent’anni di spargimento di sangue irlandese e inglese, e che viene ormai comunemente conosciuto nella storia locale come The Troubles, gli Anni dei Guai.

Murale ricordo di Bobby Sands a Belfast

Murale ricordo di Bobby Sands a Belfast

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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