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I’m one (Quadrophenia)

(Nella foto, Jimmy e Steph, i ragazzi di Quadrophenia)

26 ottobre 1973. Gli Who sono nella leggenda musicale già da tempo quando pubblicano la loro seconda opera rock. La prima, Tommy, nel 1969 ha inaugurato un genere. La seconda lo consacra, ed offre anche l’occasione a milioni di fan del gruppo londinese e del rock in generale per un tuffo all’indietro nella propria storia collettiva, intriso di nostalgia e di un pizzico di disillusione.

Pete Townshend il chitarrista, Roger Daltrey la voce, John Entwistle il basso elettrico e Keith Moon il batterista sono stati ragazzi come tutti gli altri, prima di diventare icone tali da competere con Beatles e Rolling Stones. Sono stati esponenti del movimento mod, i modernisti, gli esponenti della subcultura giovanile che si contendevano la scena sociale tra la fine degli anni cinquanta e la metà dei sessanta nel Regno Unito con i rivali rockers, a cui si contrapponevano spesso violentemente.

Sting nella parte di Ace

Sting nella parte di Ace

Quadrophenia è la storia di un ragazzo mod e del suo percorso musicale – esistenziale sullo sfondo dei raduni e degli scontri giovanili tra Londra e Brighton, tra il rock e le anfetamine, tra le speranze di riscatto sociale e le cocenti delusioni inferte da una società che ha in serbo per quei ribelli un posto già stabilito, un destino tutt’altro che rivoluzionario. La storia è intesa come autobiografica, e musicalmente parlando è ambientata più o meno nel periodo compreso tra My generation e Long Live Rock – Rock is dead.

Quadrophenia fu probabilmente il punto più alto della produzione musicale degli Who, il loro punto d’arrivo in qualche modo. Nel 1979 un giovane regista inglese, Frank Roddam, decise che era tempo che il cinema tributasse il giusto omaggio al gruppo che aveva concorso con Beatles e Rolling Sones al titolo di World’s Greatest Rock Band in seno alla Rock and Roll Hall of Fame, ed alla loro opera più autobiografica.

The Who

The Who

La vicenda di Jimmy, il ragazzo che si gioca vita e illusioni sullo sfondo della celebre Battaglia di Brighton tra mod e rockers nel 1964 è raccontata in modo struggente e suggestivo, anche perché può avvalersi della colonna sonora già predisposta dagli Who con l’aggiunta di alcuni brani d’epoca come Be my baby delle Ronettes, Da doo Ron Ron delle Crystals, Louie Louie dei Kingsmen e He’s so fine delle Chiffons.

Il brano prescelto per essere quello odierno e della rievocazione non può che essere uno degli autori dell’opera. Abbiamo scelto I’m one, sperando di interpretare il sentimento di tutti.

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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