Tira una brutta aria. I banchetti della Lega vengono presi d’assalto da parte di democratici di sinistra che strappano manifesti o provocano verbalmente, in cerca di una reazione scomposta da parte dei militanti. Nelle città dove si reca in visita Matteo Salvini spuntano puntualmente cortei di democratici che urlano «vaffanculo», «ti odio» e «ti vorrei vedere ammazzato». Le stesse parole pronunciate caritatevolmente e cristianamente da alcuni pulpiti religiosi. Del resto, se proprio vogliamo dirla tutta, il più alto di quei pulpiti a ben vedere è appena un po’ più forbito della bassa manovalanza.
C’é una emergenza fascismo di ritorno, ma è altrettanto chiaro che finora siamo rimasti a guardarlo arrivare rivolti dalla parte sbagliata. Ne avevamo il dubbio, ora è una certezza. Nel dopoguerra spesso e volentieri i fascisti hanno avuto la camicia rossa, piuttosto che quella nera. Negli ultimi anni si sono imbastite addirittura leggi per prevenire il ritorno del fascismo (come se certi atteggiamenti si potessero combattere con legge, e non piuttosto con la diffusione di una cultura liberale alla quale peraltro la sinistra italiana odierna si mantiene indefessamente ed imperterritamente estranea), leggi che a ben guardare sono state presentate a firma di un partito, quello democratico, che ha ampiamente dimostrato di comportarsi sistematicamente in maniera liberticida, ogni volta che ha potuto.
Il Terzo e Quarto Potere dello Stato, di questo nostro disgraziato Stato ai margini di un’Europa che torna ad essere matrigna, sono schierati anche loro dalla parte verso cui non guardiamo, e da cui sta arrivando l’attentato vero alle nostre libertà e democrazia. La magistratura, che non ha neanche accennato a fare un minimo di lifting per ricostruirsi una faccia presentabile dopo gli ultimi gravissimi scandali, in compenso ha ripreso a dispensare giustizia ad orologio. Nel giro di una settimana, avvisi di garanzia uno in direzione Renzi e uno in direzione Berlusconi (per tacere di quelli a Salvini, che ormai non fanno più neanche notizia). Come a dire, guai a chi spariglia le carte o comunque non si adegua al gioco stabilito da Zingaretti e Di Maio, o chi per loro. Nota a margine: se qualcuno riesce a figurarsi come verosimile un Berlusconi mandante della Strage dei Georgofili nel 1993 (anno in cui ancora fino a prova contraria ci risulta facesse soltanto l’imprenditore televisivo), immaginiamo che costui sarà anche contento di pagare il conto di queste indagini a ripetizione, senza fine, senza costrutto né senso. Dopo due archiviazioni (smentite peraltro dalla terza riapertura di fascicolo di questi giorni), c’é ancora chi scambia Silvio Berlusconi per Giangiacomo Feltrinelli.
La stampa fa il Coro Greco, raccontando ogni giorno di un paese che grazie al Bis-Conte addirittura è diventato leader in Europa, accordandosi su una manovra finanziaria benedetta da Bruxelles e di fatto – a quanto ne sappiamo – basata essenzialmente sul furto delle merendine ai nostri scolari e sulla sottrazione di banconote a coloro che fanno prelievi al bancomat. Oppure accordandosi sulla distribuzione dei migranti, altro che Salvini e il suo odio razziale! Già, peccato che l’unica cosa certa di questo accordo è il porto d’arrivo, rigorosamente italiano, mentre dell’assenso formale dei partner europei non v’é traccia né certezza, come del domani di Lorenzo il Magnifico. Nel frattempo, chi vuol esser business, sia.
Tutto ciò avviene nel silenzio dei Sette Colli, a cominciare dal Quirinale, dove siede il supremo garante della Costituzione, della Legalità, dello Stato. Sarà un caso, ma Mattarella sta limitando al massimo le sue uscite pubbliche, lui che negli anni passati dispensava retorica e moralismo istituzionale come fanno i Carri a Viareggio con i coriandoli a Carnevale. I giuristi di ogni ordine e (de)grado lo hanno sostenuto nella battaglia per far sembrare costituzionale il governo giallorosso, ma adesso sono tutti esausti. Occhio non vede, poi, e cuore non duole. Meglio rifarsela con il suicidio assistito, materia sulla quale degli anziani signori chiamati Giudici Costituzionali possono ancora permettersi in questo paese non toccato dalla Riforma Protestante di dettare la Pubblica Morale. Tanto costretto in un letto d’ospedale e attaccato a una macchina per respirare c’é qualcun altro.
La gente, fuori da questi palazzi e palazzine, aspetta le prossime elezioni, limitando l’uso delle armi a disposizione a quelle democratiche, e forse è bene così, anche se nella storia finora una casta non ha mai lasciato il potere volontariamente, con le buone maniere. Ma intanto la Casta si sta organizzando. Di Maio gongola per il taglio dei parlamentari, che il PD si farà ripagare con una legge elettorale anti-Salvini. Forse l’Omino dei 5 Stelle gongola soprattutto per il fatto che quei 300 parlamentari tagliati, se le cose vanno come si augurano e come si adoperano lui ed i suoi accoliti, saranno quelli della Lega e di Fratelli d’Italia.
Tira una bruttissima aria, e forse davvero c’é un rischio fascismo in arrivo. Ma siamo stati finora a guardare dalla parte sbagliata. Qualcuno intanto spieghi al Ministro dell’Incultura Franceschini che se nel 1922 venne fuori Mussolini non era perché era fascista e cattivo, ma perché dall’altra parte anche allora la nostra politica era avvelenata dalla presenza di una sinistra cialtrona, incivile, antidemocratica. Che perlomeno tuttavia aveva come padre nobile la Rivoluzione d’Ottobre della Russia, e non qualche lobby bancaria che sogna soltanto di rimescolare le carte della nostra vita faticosamente attestata su livelli di benessere dopo generazioni di sacrifici spaventosi. Perché nel casino immane, nell’Armageddon che seguirà, ci saranno occasioni di fare affari adesso impensabili. Anche per chi ha già in mano tutti i miliardi della Terra.
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