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La stella verde un anno dopo

Lo scrivemmo l’anno scorso, alla vigilia delle leggi fascistissime (*) sul green pass e sulla stella di Davide verde che volevano cucirci sul petto.
Un anno dopo, da sopravvissuti quali siamo (anche con fortuna) della vaccinazione bovina di massa, ripubblichiamo e ribadiamo ogni parola.
A MIO FIGLIO, DA SUO NONNO
Dal 6 agosto saremo bollati come diversi. Ma è da una vita che lo siamo: uno dei tuoi bisnonni rifiutò la tessera del Partito Nazionale Fascista fino al 1939, alla fine fu costretto a prenderla perché altrimenti non avrebbe più sfamato le sei bocche che aveva a casa, compresa tua nonna allora bambina, che ancora può raccontartelo; l’altro non la prese mai, ma perché era disoccupato, e passò i quattro anni della guerra vivendo di espedienti e nascondendosi sui tetti di Siena per evitare i rastrellamenti delle SS e dei fascisti repubblichini. Siamo diversi da tanti altri, e dal 6 agosto lo saremo di nuovo, ufficialmente.
Significa che ci hanno VISTI, ci hanno SENTITI. E significa che devono METTERE un limite, perché hanno capito che noi siamo inarrestabili. E ci hanno CONTATI: sono stati molto più bravi e più veloci di noi, a contarci.
Ci hanno contati: e uno su tre non ha risposto all’appello. Quell’uno su tre siamo noi: siamo tanti. Ci siamo comportati come il larice, che sfida le vette più alte: siamo rimasti fermi, saldi. Ci hanno messo alla prova, e siamo diventati più forti. Volevano diluirci, e invece ci siamo raggruppati. Volevano farci dimenticare di noi stessi, e invece noi ogni volta ci chiamiamo per nome, uno ad uno. E ci ricordiamo i nomi di tutti, chi è con noi e chi è contro di noi.
Allora hanno alzato la posta, hanno fatto leva sulle cose alle quali teniamo di più: la nostra libertà. E adesso stanno giocando l’ultima carta: vogliono metterci contro quelli che non sono come noi.
Cercano di spaccare l’umanità in due: da una parte quelli buoni, fedeli, e dall’altra quelli cattivi.
In questo gioco, dove apparentemente siamo noi quelli che hanno paura, a temere che salti tutto il tavolo sono proprio loro: loro hanno tanta paura, adesso. Perché noi siamo tanti. E se noi rimaniamo fermi come il larice, se non arretriamo di un millimetro, loro saranno costretti e venirci dietro.
Un terzo di popolazione che si ferma, che dice “la mia vita è più importante del tuo progetto, la mia libertà è più importante del tuo sogno criminale”, è quell’umanità che fa saltare il sistema. Sembra che lo stiano per battere loro il calcio di rigore, e invece a batterlo saremo noi.
Questo momento appare come di grande disperazione: che fare? E’ facile, perché ci hanno lasciato una sola alternativa: combattere. Perché, come disse Churchill, “senza vittoria non sopravviveremo”.
Da oggi, io celebro la nostra vittoria. Perché, da invisibili, adesso siamo diventati non solo visibili, ma addirittura ingombranti.
Un grande capo spirituale, che ha aperto una strada maestra verso la libertà, ce lo ha spiegato: prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono, poi vinci. Per coloro che Liliana Segre chiama ignoranti ma che magari al momento sono semplicemente presi da questioni ben più importanti, di sopravvivenza, specifichiamo che quel capo spirituale si chiamava Mahatma Gandhi. Chissà se la Segre sa di chi si tratta.
Oggi siamo tutti qui, uno a fianco all’altro. Abbiamo imparato a costruirci, ad ascoltarci, a riconoscerci. Io non arretro di un millimetro. Mi tolgono i ristoranti al chiuso? Mangerò all’aperto. E tra un mese, finita l’estate? Mangerò da amici: la mia libertà vale più di una pizza. Più di una palestra. E se il gestore della palestra mi dice che “ha le mani legate”, gli rispondo che ce le ho anche io. Dalla mia coscienza. Dalla mia intelligenza. E che a Dio piacendo ci rivedremo in tempi migliori, quando la Mens Sana tornerà a far parte del Corpore Sano.
Mi toglieranno gli spettacoli? Mi metteranno nelle condizioni di non poter più fare nulla? Non arriveremo a quel punto: perché se noi non arretriamo di un millimetro, loro saranno costretti a fermarsi.
Hanno creato un mondo che si regge sul denaro. E se ti fermi, sarà il ristorante – per primo – a dire: io non voglio discriminare nessuno. Mi aspetto anzi che siano i ristoratori, fin da subito, a prendere posizione.
Noi però siamo la parte più forte, quella più infuocata, e dobbiamo dare l’esempio. Hai qualcosa da perdere? La pizza del 6 agosto non andiamo a mangiarla, e vedrete che già il 7 qualcuno comincerà a fare i conti. A me piace uscire a incontrare l’umanità, ma mi dico, ti dico: resisti. Siamo arrivati a un punto importante, e devo essere pronto a soffrire un po’: per dimostrare che sono veramente meritevole della mia libertà. La libertà è una delle forme più raffinate di energia. E per poterla tenere in mano, per poterla ospitare in bocca e per poterla far riposare nel cuore devi avere mani, labbra e cuore d’amianto. E devi dimostrare che il tuo cuore è così forte da poterla ospitare, quella verità, altrimenti quella verità non verrà da te.
Questo mi hanno insegnato i tuoi nonni, figliolo. Questo io adesso consegno a te. Che sia l’onore e l’orgoglio anche della tua vita. L’unica che valga la pena di essere vissuta.
(*) così furono chiamate le leggi promulgate da Benito Mussolini nel 1926 e che dettero la sterzata finale dell’ordinamento giuridico italiano verso il regime fascista

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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