Pare che tra i philosophes del Settecento Jean Jacques Rousseau fosse considerato un emarginato, un problematico, un mezzo spostato. A volergli bene, un naif, con quella sua pretesa di ricondurre l’uomo allo stato di natura, alla condizione di buon selvaggio. E con quella sua fissazione della democrazia diretta, unica vera democrazia secondo lui, da preferire sempre e comunque a quella rappresentativa, considerata una mistificazione.
Non è un caso se fino a Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio il tizio in questione aveva ispirato più che altro romanzi d’appendice, come la serie di Tarzan delle Scimmie, piuttosto che teorie e prassi politiche attuabili nella società moderna. La democrazia diretta aveva funzionato egregiamente nella città – stato di Atene ai tempi di Pericle, già si era dimostrata fallimentare nell’Antica Roma, che una volta diventata uno stato dai confini sovranazionali aveva dovuto abbandonarla. Anzi, aveva dovuto abbandonare addirittura la forma repubblicana. Nell’età moderna, unico esempio i cantoni svizzeri (e non per nulla Rousseau era elvetico di natali), ma la Svizzera può permettersi molte cose precluse alle altre nazioni europee e mondiali, in ragione di altre sue peculiarità.
Fino all’arrivo dei 5 Stelle sulla scena politica italiana, Il contratto sociale e i suoi derivati filosofico-politici erano quasi esclusivamente materia di studio universitario, e nemmeno andante per la maggiore. Se ti volevi laureare in tempi non storici e con profitto, lasciavi stare le dottrine politiche del matto di Ginevra e ti applicavi a qualcosa di più attinente alla realtà del mondo in cui viviamo, lasciando stare Tarzan, Orzowei e tutti i loro epigoni.
Ma un movimento che nasce come anti – sistema (qualunque sistema) e post – ideologico (verrebbe fatto di dire, a giudicare con il senno di poi da certi comportamenti, post qualunque idea in quanto tale) aveva bisogno di richiamarsi a qualcosa o qualcuno che facesse saltare il banco rispetto a oltre duecento anni di evoluzione del pensiero politico occidentale, ai sistemi politico-sociali elaborati dalla nostra società a partire dalla Rivoluzione Francese. Che, com’é noto, ripudiò tra l’altro Rousseau non appena possibile, a seguito dei gran casini combinati da chi vi si era in qualche modo ispirato.
Ecco dunque il filosofo ginevrino riaffiorare dalle nebbie del tempo e della ragione assonnata (quella che, come diceva Brecht, genera mostri), e comparire sul blog di un Beppe Grillo in cerca di vendetta contro il sistema che lo relegò a comico di quart’ordine, e tra le produzioni software della Casaleggio Associati, in cerca di quote di mercato dell’informatica oltre che di spazio politico da conquistare con inquietanti atteggiamenti da Grande Fratello e deliranti teorie politiche post-moderne. Si parla soprattutto di Casaleggio padre, perché il figlio sembra più cauto, e tra l’altro per nulla convinto che dalla sua stessa piattaforma possa uscire l’atteso e ritenuto affidabile responso sulle recenti svolte – o per meglio dire circonvoluzioni e salti della quaglia – del Movimento.
Mia mamma di 86 anni mi chiede esterrefatta in questi giorni cos’é questa novità della Piattaforma Rousseau, e mi trovo in difficoltà a spiegarglielo. Per gran parte della sua vita ha creduto che la democrazia conquistata quando era ragazzina funzionasse con altri metodi, per quanto con mille difetti come aveva osservato – e lei concordava e concorda – Winston Churchill. Già l’avvento dei computer l’aveva spiazzata a suo tempo, segnalandole che era venuto il tempo di andare in pensione, lasciando la scena a più giovani colleghi. Ma ritrovarsi a dover dipendere dai clic di circa centomila persone per sapere come la pensa un elettorato di sei – sette milioni (per dire solo di quello a Cinque Stelle) e per di più senza nessuna certezza circa l’attendibilità del campione (per non parlare dell’affidabilità di chi gestisce questa procedura), questo proprio non riesce ad afferrarlo. Non riesco più ad afferrarlo nemmeno io, che insomma con i computer ci sono venuto a patti da tempo.
Non sono venuto a patti né con la democrazia parlamentare, soprattutto nell’accezione mattarelliana, né con questa sua variante orwelliana introdotta da Grillo, Casaleggio padre e figlio e da tutti i ragazzotti come Di Battista, Fico e Taverna che fanno da portavoce, anzi, da urlavoce al Movimento ed ai suoi vaffanculo, di cui mi sento come cittadino italiano sempre più principale destinatario.
Dice che Davide Casaleggio non è per nulla favorevole all’alleanza con il PD e che Grillo sia preoccupato per cosa può uscire dalla Piattaforma gestita non da se stesso ma dal Figlio del Guru. Con Gianroberto sarebbe stata tutt’altra cosa, ma con Davide?
Staremo a vedere. Stentiamo a credere che una manovra di palazzo (anzi, di villa a Bibbona), antidemocratica e gestita dall’alto come quella che sta portando al Conte – bis alla facciaccia dell’elettorato italiano possa incepparsi per una quisquilia come il voto su Rousseau.
Allo stato di natura sì, ma scemo no. Questo è l’homo grillinus, che come dice il lider maximo (Grillo, non Di Maio, la povera creatura ormai conta come il due di coppe a briscola quando briscola è bastoni) ha davanti a sé «una occasione storica»: quella di rimanere seduto sulle poltrone che contano, e di non dover tornare a casa senza più vitalizi, senza reddito di cittadinanza, con la stessa arte e parte che aveva quando il Beppe con il suo blog ed il suo gesto dell’ombrello gli offrì di diventare Movimento prima e poi a sua volta Sistema.
Crediamo che oggi gli appelli dell’Avvocato Che Ha Rimesso La Parcella Al Popolo, dell’ex pubblicista di prodotti derivati dei latticini e di tutti gli altri pasionari del riprendiamoci il governo e affanculo il popolo saranno esauditi. Uscirà un bel SI. E forse lo stesso Rousseau – magari per mano dei suoi eredi, se esistono – avrà voglia di intentare causa al Movimento 5 Stelle per uso improprio del cognome e diffamazione a mezzo farsa.
In Germania si vota una settimana sì e una no, e adesso frau Merkel si sente il fiato sul collo di Alternative fur Deutscheland e di tutti coloro che vorrebbero farle fare una bella corsa in direzione del Brennero. Normale che la signora si voglia preparare una via di fuga, e Beppe Conte e Beppe Grillo gliela stanno preparando con tutti i confort.
Tutto il resto è vaffanculo. Siamo nelle mani di guitti e saltimbanchi. Il tempo dirà se ce lo siamo meritato.
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