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L’E.M.A. va ad Amsterdam, viva il sorteggio

Beatrice Lorenzin ministro per la Sanità

Beatrice Lorenzin ministro per la Sanità

Piange l’establishment politico italiano per la mancata assegnazione a Milano dell’Agenzia Europea del Farmaco (E.M.A.), che si prepara a lasciare Londra nell’imminenza operativa della Brexit. Piange, e come al solito fotte.

In lizza c’erano contendenti che si chiamano Parigi, Barcellona, Amsterdam. Competitors formidabili, anche per Milano. Per evitare malversazioni e susseguenti polemiche, a giugno scorso era stata decisa una procedura all’unanimità dei membri dell’Unione Europea: sorteggio, né più e né meno come per i gironi dei mondiali. Nella fase finale decide la sorte.

Delle due l’una: o gli italiani intendono il sorteggio come quello delle competizioni calcistiche (con la pallina riscaldata, per capirci), oppure come al solito non riescono a far pace con se stessi. Che la sorte potesse non arriderci doveva essere messo nel conto già in quel fatidico giugno scorso, quando il furbastro che propose il metodo in questione e gli altri furbastri più di lui che lo accettarono stabilirono questa procedura.

Siamo sempre i soliti, in bilico fra furbizia di bassa lega e piagnisteo. La fortuna che ci volta le spalle, l’Europa matrigna che come la maestra delle Elementari non ci vuole bene e non ci considera, e finisce regolarmente per eleggere capoclasse qualcun altro.

Ma lasciamo il governo nazionale e tutte le lobby che lo sostengono a piagnere e fottere (speriamo stavolta se stesso, è questione di quattro mesi ormai) e avventuriamoci in una considerazione più generale.

Eravamo (erano) unanimemente schierati sul fronte del moralismo più bigotto quando si trattò di rinunciare – autocastrandosi come quel famoso marito – alla candidatura alle Olimpiadi del 2024 (dopo quelle del 2020 assassinate da Mario Monti e combriccola) con la motivazione che: siamo un paese di corruttori e corrotti, te lo immagini te cosa verrebbe fuori?. Tutti, dal PD ai 5Stelle a certe destre, tutti d’accordo. Meglio andare in tasca all’economia e all’indotto, morire di fame equamente distribuita e moralmente irreprensibile, piuttosto che il mio mezzo pollo vada a qualcun altro. Meglio sterminare i polli.

Adesso, che il baraccone europeo che sovrintende alla produzione ed alla distribuzione dei medicinali (e dei vaccini, non so se mi spiego) e che se tanto mi dà tanto moltiplica per 27 al cubo le – diciamo così – perplessità procedurali e comportamentali sollevate spesso dall’attività della nostra Agenzia nazionale potrebbe – e secondo i piagnoni di regime dovrebbe – approdare nella nostra capitale economica, adesso no, tutti d’accordo che, in questo paese che due anni dopo non può non essere lo stesso paese di corruttori e corrotti, non succederebbe nulla, anzi! «Sai l’indotto quanto ne beneficerebbe? Un miliardo e mezzo di euro!»

La sorte in realtà ci vuole bene, assai più di quanto i nostri governanti e managers – molti dei quali hanno preso il cervello d’occasione durante qualche black hour di quelle che adesso vanno tanto di moda e la moralità ai saldi di fine legislatura – possano immaginare. Non avete voluto i Giochi? E allora con le medicine e i vaccini gioca qualcun altro. Ben vi sta.

Tra l’altro, conoscendo gli olandesi e soprattutto conoscendo noi stessi, c’é da fidarsi di Amsterdam molto più che di Milano. Nessuno si senta offeso, o faccia un po’ come gli pare. La sorte ha detto Nederland. Au revoir.

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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