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L’ultimo canto del Grillo

Mentre il governo Draghi continua la sua opera a sostegno degli interessi dell’Ucraina anziché di quelli dell’Italia che gli paga lo stipendio, arriva l’attesa bomba della scissione grillina. O meglio, 5 Stelle, perché Grillo è uscito di scena da tempo, avendo esaurito le pagliacciate del suo repertorio.

Luigi Di Maio dice «basta alle ambiguità», e si porta via 62 parlamentari dal gruppo che dopo le elezioni del 2018 era risultato il più numeroso, fornendo alle maggioranze dei governi di legislatura un solido ed irrinunciabile supporto.

Draghi dunque passa al Senato con un voto di fiducia a favore dell’Ucraina e contro l’Italia, Di Maio corre in soccorso del vincitore – come da italico costume – dichiarandogli un sostegno senza ambiguità. Può farlo, perché la Costituzione non prevede vincolo di mandato, né obbligo di dimissioni o di crisi di governo allorché i parlamentari abbandonano il partito con cui sono stati eletti.

Puo farlo, ma chissà quanto pagherà alle prossime elezioni? La Lega e Fratelli d’Italia intanto passano a litigarsi l’osso della successione ai 5 Stelle quale partito di maggioranza relativa, con il sostegno attivo del PD che cerca di rendersi sempre più odioso, peraltro riuscendoci.

L’uscita allo scoperto di Di Maio & c. (ma chi sono poi questi “c”?) sa tanto di Angelino Alfano. Se dovesse mancare al premier bancario una quota decisiva di consenso, l’uomo di Avellino e di un reddito di cittadinanza che ha ucciso lavoro e produttività in Italia si candida a salvare una maggioranza ed un potere che – come sempre in questo paese – non dimenticheranno ed al momento opportuno ringrazieranno.

Delle 5 Stelle non rimane più niente. Dei 5 punti che dovevano cambiare l’Italia aprendo le stanze del potere come una scatoletta di tonno, restano solo altrettante lingue di Menelicche che sbeffeggiano gli ignari ed ingenui cittadini ex elettori, mentre leggono attoniti le cifre dell’ultima bolletta del gas o guardano perplessi i tabelloni con il prezzo della benzina esposti da un distributore dopo l’altro.

La faccia di Mario Draghi, sempre più inquietante, intanto sorveglia il tutto con l’espressione di Smaug quando apre l’occhio, risvegliato dallo Hobbit che quel potere vuole portargli via insieme all’anello, e che adesso invece l’anello lo bacia.

In Italia, basta cambiare Mammasantissima al momento giusto, e tutto si sistema.

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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