Fanno 400 anni esatti oggi. Un galeone a tre alberi navigava lungo le coste di quella regione del Nordamerica che oggi si chiama Massachussets. Il suo equipaggio ed i suoi passeggeri scrutavano ansiosi ogni scoglio, ogni spiaggia, ogni tratto di costa seminascosto dalla nebbia e dalla vegetazione di quella che per quanto ne sapevano poteva essere e probabilmente era una terra inospitale, selvaggia. L’unica terra peraltro che avevano a disposizione per dare un futuro alle proprie esistenze. Quella da cui erano partiti a loro offriva ormai soltanto un passato doloroso, senza ritorno.
La riforma protestante in Inghilterra aveva prodotto effetti controversi. Per Enrico VIII, il suo promotore, si era trattato soltanto di rendere indipendente la Chiesa da Roma, e di assoggettarla ai propri voleri di lussurioso e arrogante principe rinascimentale. Per sua figlia Elisabetta, scampata a sua volta alla vendetta cattolica, si trattava invece di identificare la religione cristiana ricondotta alle origini della predicazione di Cristo con la causa dell’indipendenza nazionale. La Spagna egemone era cattolica, l’Inghilterra doveva essere protestante, se voleva restare libera.
Alla morte di Elisabetta, che non aveva avuto figli né eredi, Giacomo I lo scozzese rese più ambigua la faccenda. Gli Stuart di Scozia erano cattolici costretti a più miti consigli dalle sette protestanti scozzesi, che a differenza della Chiesa Anglicana intendevano davvero il protestantesimo come un ritorno del cristianesimo alla lettera del Vangelo. Quando il re di Scozia divenne anche re di Inghilterra, le sette protestanti indipendenti si estesero anche al sud del Vallo di Adriano. La Chiesa Battista fece proseliti, e ricevette nello stesso tempo le prime durissime persecuzioni. I vescovi al servizio del re per il tramite dell’Arcivescovo di Canterbury rendevano la vita difficile se non impossibile a battisti, presbiteriani, calvinisti, tutti coloro che non riconoscevano altro Signore in cielo e in terra che Gesu Cristo. Tutti coloro che si identificavano con la comunità dei suoi Apostoli e sconfessavano tutto ciò che era venuto dopo ad opera della trasformazione del cristianesimo in religione di stato.
Un gruppo di dissidenti, così si chiamavano coloro che rifiutavano di prestare giuramento di fedeltà alla Chiesa Anglicana secondo i vari atti di conformità promulgati fin dai tempi di Enrico VIII, si era trasferito in Olanda, all’epoca unica patria o quantomeno rifugio dei protestanti non conformisti. Ma l’Olanda aveva un solo difetto, confinava pericolosamente con due potenze cattoliche: la Spagna padrona del Belgio e di tutta l’Europa del Sacro Romano Impero germanico, e la Francia che con il Re Sole rialzava la testa e sognava una nuova grandeur assolutista.
William Brewster, William Bradford, John Robinson e John Carver erano i nomi degli uomini che presero una decisione storica, senza precedenti, insieme a quel John Smyth quasi omonimo dell’avventuriero che negli stessi anni diventava una leggenda nel nuovo e nel vecchio mondo per aver dato vita al primo incontro/scontro di civiltà di cui abbiamo memoria.
Nel 1584 Walter Raleigh, corsaro patentato della regina Elisabetta, le aveva dedicato la prima colonia inglese in Nordamerica sbarcando sull’isola di Roanoke, ribattezzata da lui Virginia in onore della regina che non voleva prendere marito.
Nel 1607, una spedizione capitanata dal soldato di ventura John Smith aveva fondato quello che si sarebbe rivelato il primo stabile insediamento inglese sulla terraferma del Nordamerica, dedicando il nome del villaggio al nuovo sovrano succeduto ad Elisabetta: Jamestown in onore di re Giacomo. Nei boschi circostanti, John Smith incontrò Pocahontas, la principessa indiana che era destinata a diventare la prima eroina dei due mondi, avendo poi seguito gli inglesi al loro ritorno in Inghilterra.
I 102 uomini e donne che affidarono le loro sorti a Brewster e Bradford e si imbarcarono sulla nave battezzata Mayflower non erano i primi inglesi a cercare fortuna o sopravvivenza nel Nuovo Mondo. Ma erano i primi a farlo con uno spirito che un giorno i loro discendenti, a quel punto abituati a considerare se stessi non come inglesi ma come americani, avrebbero consapevolmente individuato e codificato come quello dei loro padri fondatori. I Padri Pellegrini.
Esistevano all’epoca molte navi battezzate Fiore di Maggio. Era un nome beneaugurante, maggio era il mese della Madonna, anche se i protestanti non credevano alla sua verginità le intitolavano volentieri quei gusci di noce, quei fasciami di legno inchiodato a cui affidavano ogni giorno le loro vite. Non è dato dunque sapere in quale cantiere fosse stato costruito e varato il Mayflower affittato da Brewster e Bradford nell’anno del Signore 1620, né da dove venisse il suo capitano, Christopher Jones (magistralmente interpretato, tanto per cambiare, da Anthony Hopkins nell’unico film esistente a tutt’oggi che rievoca la vicenda). Il passaggio verso il Nuovo Mondo costò praticamente tutti i loro averi ai dissidenti in fuga da un vecchio mondo che non aveva più posto per loro.
Sapevano soltanto di imbarcarsi verso l’ignoto, quando salirono a bordo del Mayflower il 16 settembre 1620. Il porto inglese da cui partirono si chiamava Plymouth, il tratto di costa in cui sbarcarono dopo un viaggio di tre mesi che non aveva nulla da invidiare a quello di Colombo era dunque non a caso destinato a prendere lo stesso nome.
Ne erano passati due di mesi quando gettarono l’ancora nel luogo che oggi si chiama Cape Cod. Non parve loro a regola un buon punto per sbarcare a terra, perché rimasero alla fonda. Ma quel luogo è importante perché fu lì che successe qualcosa che fonda a tutt’oggi il mito americano, la leggenda e la storia della prima democrazia del mondo moderno.
Come tutte le spedizioni in America, quella dei dissidenti aveva ottenuto una patente reale, che li autorizzava a fondare un insediamento in una colonia situata a nord della Virginia, in quella zona che oggi è conosciuta come New England. La nuova Inghilterra era allora tutta da inventare, ma i pellegrini che vi si erano diretti avevano le idee chiare. Non erano tanto le leggi del re le regole da rispettare da parte di coloro che avrebbero costituito la nuova comunità, quanto le regole che venivano loro attraverso i secoli direttamente dal Vangelo, dal Cristianesimo delle origini, dalla parola di Dio.
In quei giorni presumibilmente angosciosi in cui i pellegrini scrutavano le coste di una terra che finora aveva sempre accolto con poca ospitalità i loro predecessori, essi stipularono quel Patto del Mayflower che a tutti gli effetti è da considerare la prima costituzione degli Stati Uniti d’America. La prima costituzione democratica (per quanto ancora ben lontana dall’essere una costituzione laica) dell’era moderna. Qualcosa che andava a recuperare nell’antica predicazione di Cristo i suoi principi migliori.
Le famiglie discendenti da quei 102 imbarcati sul Mayflower, o perlomeno da quelli che erano sopravvissuti al viaggio, si considerano a tutt’oggi i primi americani. Ed hanno ragione. Non tanto per motivi, per così dire, dinastici, quanto per motivi ideologici, idealisti, identitari.
Un mese dopo il primo attracco a Cape Cod, finalmente l’11 dicembre 1620 l’equipaggio del Mayflower prese terra nel punto che oggi si chiama la Roccia di Plymouth, e che può tutt’ora essere visitato come uno dei luoghi sacri della mitologia originaria di quel paese.
Erano i primi che sbarcavano nelle colonie americane non per obbedire alle stesse leggi del re che si erano lasciati dietro nell’isola ai confini della vecchia Europa da cui erano partiti. Le loro regole se le erano date prima di salire sulle scialuppe dirette a terra, alla nuova Plymouth. Erano le regole che Dio aveva dettato un giorno ormai lontano per il tramite del suo unico figlio agli uomini che da quel momento sarebbero stati liberi, in quanto soggetti alla sua unica e vera legge. Un atto redatto in fretta e furia sul cassero di un tre alberi che non vedeva l’ora di scaricare i suoi passeggeri e fare rotta verso casa è il documento da cui ha preso vita, è nata la libertà di noi moderni.
Il primo governatore di quella nuova colonia destinata ad essere la prima stella delle cinquanta che ne sarebbero seguite si trovò alle prese in quel primo inverno con gli stessi problemi con cui si erano confrontate le precedenti spedizioni. Fu un inverno particolarmente duro, ed i Padri Pellegrini furono ad un passo dal morire di fame e di stenti per la scarsità di provviste e di mezzi di sussistenza.
Ma era destino che la colonia nata da un patto tra uomini che sognavano solo la libertà per tutte le creature di Dio fosse benedetta dalla buona sorte, fino al punto che le tribù indiane Abenaki e Algonchini accolsero quei nuovi venuti molto meglio di come avevano fatto con altri loro predecessori, e li rifornirono di cibo ed altri generi di conforto affinché quell’anno di grazia 1620 non si concludesse con una tragedia, ma piuttosto con un’alba che ancora oggi celebriamo.
Nel 1623, il governatore William Bradford poteva ordinare ai suoi sudditi quella famosa preghiera al Signore, consapevole che nessuno avrebbe trovato alcunché da eccepire. I Padri Pellegrini erano sopravvissuti, grazie ai suggerimenti ed agli aiuti dei nativi. Non sarebbe durata, ma non c’é americano ai giorni nostri che non rivolga al cielo in questa stagione dell’anno il suo Thanksgiving, a perenne ringraziamento per quella benevolenza in un momento in cui tutto avrebbe potuto naufragare, e il nuovo Mondo avrebbe potuto fagocitare i suoi nuovi abitanti così come aveva fatto il vecchio.
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