Ombre Rosse

Onor di poliziotta

Nunzia Alessandra Schilirò, vice questore di Roma Capitale

Sono le donne a salvare l’onore di questa disgraziata patria che ha ancora bisogno di eroi, salvo poi sopportarli con fastidio, dimenticarli in fretta e non battere ciglio quando capi ufficio stizziti per quella che vivono come insubordinazione presentano il conto mettendo in moto piccose e miserrime ritorsioni disciplinari.

Sono le donne a meritarsi in questo primo scorcio di ventunesimo secolo quella parità (o in certi casi, va detto, addirittura superiorità) di diritti per la quale hanno rincorso gli uomini per tutto il ventesimo. Nel secolo scorso ci inorgoglivamo per eroi come il prefetto Mori o il suo omonimo colonnello del ROS dei Carabinieri, l’uomo che mandò Ultimo ad arrestare il Capo dei Capi e che c’è voluto non so quanti anni perché ci rendessimo conto che era almeno il caso di fargli pubbliche scuse (non sarebbe male ci pensasse il sig. Sergio Mattarella, vista la carica che ricopre e il modo come l’ha onorata finora, ma è come chiedere al cielo di Ferragosto di porre fine alla siccità).

Nel 2021, gli eroi hanno nomi di donna, si chiamano ad esempio Monica Giordana Contrafatto, ne parlavamo qualche giorno fa dopo la medaglia di bronzo alle Paralimpiadi vinta dalla donna che non smetterà mai di correre, nemmeno con una gamba sola. Non ce ne voglia Monica, ma nel frattempo è apparsa alla ribalta un’altra donna, che ruba la scena a tutti lottando stavolta per un titolo ancora più importante: quello che dà appunto titolo – pardon per il bisticcio di parole – a ciascuno di noi di sentirsi ancora cittadino di un paese libero.

Di cosa ha combinato in questi ultimi giorni il governo presieduto dal banchiere degli Dèi Mario Draghi complice il luciferino Renato Brunetta ne diamo conto in altra parte del giornale. In sintesi, il popolo è stato messo alle strette, di fronte all’alternativa storica, esistenziale: renditi conto che della Costituzione antifascista e repubblicana non resta quasi più niente e datti una mossa adesso, o taci per sempre, vaccinato e ridotto a quello zombie di cui parlava Orwell nel libro che abbiamo letto tutti da ragazzi (senza trarne troppi insegnamenti, a quanto pare).

Questo è quanto. Dimenticare articoli di legge che sembravano scolpiti come i comandamenti sulle tavole di Mosé. Dimenticare Facebook. Venire a patti con una isteria collettiva che non serve a niente, e mettersi in strada a resistere come fanno i popoli che fanno le rivoluzioni e le vincono, ad esempio i francesi. La storia che sanno tutti ed a cui noi finora abbiamo assistito da spettatori.

Le foto che non vedrete mai al TG: veduta aerea di Piazza San Giovanni in Laterano a Roma sabato pomeriggio.

Le foto che non vedrete mai al TG: veduta aerea di Piazza San Giovanni in Laterano a Roma sabato pomeriggio.

E il popolo finalmente si muove. Incredibilmente, per una nazione che si era fatta mettere a casa due volte con un DPCM che faceva a cazzotti con la Carta Fondamentale perfino nella grammatica e nella sintassi, sabato scorso il popolo italiano è sceso in piazza. I numeri della partecipazione non si trovano nei cosiddetti organi di stampa, che hanno ignorato ciò che gli ordini di scuderia imponevano loro di ignorare. I numeri li trovate su internet, che ancora funziona malgrado infiltrazioni e manomissioni da parte di un potere, di un apparato governativo, che ha chiara solo una cosa: finché regge questa manfrina del virus e del vaccino che salva dal virus, bene. Poi, tutti a casa. Qualcuno magari anche in tribunale e in galera.

Insomma, A Piazza San Giovanni a Roma (la storica piazza del PCI, del PD e di quella Lega che si è inserita nella dialettica popolare soltanto per rinnegare alla fine il popolo) presenti 100.000 persone, numeri che per una volta ci tengono in gara con Parigi ed i francesi non soltanto nel medagliere olimpico. A Milano siamo sull’ordine dei 30.000, numeri ormai consueti per il fine settimana nel capoluogo lombardo. 10 o 15.000 a Trieste, molto rumorosi e poco rispettosi dello storico quotidiano Il Piccolo, che reagisce come una vecchietta stizzita a cui dei giovinastri hanno dato di carampana bugiarda.

La sinistra era distratta da una trattativa Stato Mafia che la preoccupava non poco, avendo in ballo due presidenti della repubblica e non si sa quanti del consiglio, oltre che una fila di uomini di apparato e di intellettuali (si fa per dire) che va da Beppe Grillo a Marco Travaglio. Sarà per questo che si fa cogliere di sorpresa, a brache non ancora ritirate su. Il governo che di quella sinistra è una evoluzione, o involuzione che dir si voglia, crede di aver fatto i compiti a casa con l’ultimo decreto, quello di Brunetta che riporta in ufficio statali che sempre il governo (quello precedente, quello del professore di diritto) aveva messo a casa coattivamente. Sempre apostrofandoli a male parole e ringhiate.

Brunetta ghigna il suo malanimo in faccia a suoi concittadini che esercitano soltanto un proprio diritto costituzionale oltre che una professione che – per quanto spesso esecrata, e a volte con ragione, dalla cittadinanza comune – le è assai necessaria e funzionale. Non come quella dei camionisti che stanotte hanno cominciato uno sciopero bianco dalle conseguenze potenzialmente devastanti, ma i loro danni al sistema possono farli anche gli statali se finalmente si incazzano.

Nunzia Schilirò sul palco di San Giovanni. «Io sono un poliziotto. Ho giurato sulal Costituzione. per questo sono qui».

Nunzia Schilirò sul palco di San Giovanni. «Io sono un poliziotto. Ho giurato sulla Costituzione. per questo sono qui».

Tutta teoria, al momento. Finché sul palco di San Giovanni in Laterano non sale lei. La donna che ruba la scena a tutti. Ai maschietti vigliacchi che non hanno più spina dorsale, alle donne che cercano soltanto di imitarli per arrivare dove sono arrivati loro, a quelle che invece, come Monica Giordana di cui sopra, stanno dimostrando di essere di una categoria superiore.

Si chiama Nunzia Alessandra Schilirò, è vice questore della Capitale, e c’è arrivata distinguendosi tra l’altro nella lotta alle molestie sessuali estreme, al femminicidio, per la quale ha ricevuto anche diverse onorificenze civili. Uno stato di servizio impeccabile ed encomiabile. Nunzia, pardon, la dottoressa Schilirò, ha messo in fila talmente tante benemerenze che fino a ieri era facile pronosticarle un futuro non più da vice di nessuno. Almeno fintanto che non ha deciso di esercitare i propri diritti di cittadinanza andando a parlare al comizio dei NO PASS (quelli che i giornali chiamano NO WAX, dimostrando di essere imbecilli prima ancora che ignoranti e magari in fede non proprio buonissima).

La dottoressa tiene la platea dei 100.000 con frasi semplici, chiare e di grande effetto. Racconta di come ha deciso di esserci, dopo averne discusso aspramente con amici che la sconsigliavano. Cita Gandhi, cita la Costituzione su cui ricorda a tutti i suoi colleghi poliziotti di aver – come loro – giurato. Cita soprattutto se stessa, e la fonte del nostro diritto primario: quella Costituzione appunto che non doveva essere bypassata da alcun altro atto avente a torto o a ragione forza di legge. Quella Costituzione che tutti, non soltanto i poliziotti, giurano di osservare e difendere non appena diventano cittadini italiani a tutti gli effetti.

Nel pomeriggio romano, assente una Giorgia Meloni che si sta facendo risucchiare dagli interessi di bottega (cara Giorgia, delle elezioni amministrative che ti stanno tanto a cuore, credici, non ce ne potrebbe frega’ de meno, al momento), il popolo che scopre il piacere della rivolta trova la sua Boadicea, la sua Cornelia madre dei Gracchi. I francesi avevano la Marianna quando montarono sulle barricate di Parigi, noi abbiamo la Nunzia in attesa di vedere se anche Roma avrà le sue barricate. Anche per non lasciarla da sola, ora che si è esposta anche per noi.

In serata, la dottoressa Schilirò commenta serenamente le prime e previste tempestive conseguenze della sua coraggiosa, storica presa di posizione. «Bello apprendere dai giornali e non dai propri superiori che hanno disposto un procedimento disciplinare nei miei confronti. Vado avanti serenamente, con o senza divisa. Dalla parte del popolo e della Costituzione».

Il Drago ed il Nanetto del fascismo perfetto sono già a studiare il prossimo abominio, mentre in distanza risuonano i clacson dei camionisti che, fedeli alla parola data, già intasano e bloccano i primi raccordi anulari. Ma noi da sabato sera abbiamo una nuova regina da ringraziare per essersi posta di fatto a capo di un movimento non più silenzioso e sempre più legittimo di milioni di cittadini che non vogliono il veleno di stato in corpo, a cui si aggiungono sempre di più altri milioni che pur avendolo accettato in buona fede non vogliono essere poi anche schedati con la nuova carta verde neofascista.

Da sabato sera, Nunzia Alessandra Schilirò è un nome davanti a cui merita togliersi il cappello. Sentiremo ancora parlare di lei, soprattutto se risponderemo ai suoi appelli. Ai sui capi ufficio stizziti, a tutti i capi ufficio, raccomandiamo nel frattempo un profilo basso: i gerarchi di oggi diventano gli imputati di Norimberga di domani, quando cambia il regime. E’ sempre successo, altrimenti, come dice Nunzia, non saremmo qui. Ci saremmo estinti.

E invece siamo ancora vivi.

Manifestanti NO PASS a Trieste

Manifestanti NO PASS a Trieste

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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