Ombre Rosse

Per ultimo vaccinarono il gatto

«Bisogna fare in fretta, per raggiungere entro un mese almeno la soglia di sicurezza dell’80% di vaccinati». Quello che Mario Draghi non dice è il perché. Non per arrivare a quella immunità sociale di cui parla il generale Figliuolo, un concetto francamente nebuloso più o meno come il suo predecessore battezzato immunità di gregge, quanto per scongiurare la data di scadenza delle scorte vaccinali, fissata dai protocolli di conservazione ai primi del mese prossimo.

Quello che la politica non dice, e non fa dire ai mezzi di informazione e tantomeno ai medici di ogni ordine e grado, è che c’é ancora una discreta quantità di vaccini non ancora inoculati che giace in magazzino. I dati ufficiali parlano di 78% di popolazione vaccinata, il che vuol dire – se la matematica non è un’opinione come ormai lo è la medicina – che c’é un 20% abbondante di dosi ancora sul groppone di chi ha bandito questa campagna vaccinale, sperando tra l’altro di averne un ritorno in qualche modo remunerativo.

Ecco allora l’idea geniale. Niente obbligo vaccinale esteso a tutta la popolazione, si creerebbe imbarazzo a troppi soggetti di riferimento, dall’Europa di cui siamo diventati il fanalino di coda democratico e sanitario a quella Lega di Salvini che ha calato ormai quasi completamente le brache su tutto, ma alla quale bisogna pur lasciare un minimo margine di faccia da salvare nei confronti di una base che, essendo radicata soprattutto nei settori economici più produttivi del nord, rumoreggia assai. Piuttosto, green pass esteso ai pubblici dipendenti ed ai lavoratori dipendenti degli esercizi e delle imprese private.

Mario Draghi, secondo TIME MAGAZINE uno dei 100 uomini più influenti del mondo Tim Wegner—laif/Redux

Mario Draghi, secondo TIME MAGAZINE uno dei 100 uomini più influenti del mondo
Tim Wegner—laif/Redux

Salutata da tempo la democrazia di cui comunque quest’oggi il governo Draghi farà fuori un altro pezzo consistente con il decreto in corso di approvazione che estende l’obbligo vaccinale appunto ai lavoratori pubblici ed a quelli privati, è proprio l’economia in prospettiva a pagare il prezzo maggiore. Ai dipendenti pubblici non vuole bene nessuno (come per i sanitari e per il personale scolastico, ci si ricorda di loro soltanto quando servono). Ma immaginiamo i lavoratori di tante realtà private medio piccole, costretti a procurarsi un green pass che il governo ipocritamente si ostina a non considerare come strettamente legato al vaccino ma che in realtà di fatto lo è eccome, anche perché l’alternativa è il tampone da ripetere ogni due giorni, a botte – quando va bene – di 15 euro l’uno.

Quanti altri posti di lavoro farà fuori la trimurti PD-5Stelle-Lega con questo ulteriore provvedimento liberticida e antieconomico che Salvini dichiara a gran voce di aborrire ma che poi voterà come ogni altra cosa da quando ha scelto di far parte del governo Draghi?

Al sindacato che ancora una volta lega l’asino dove vuole il padrone prima ancora che il padrone glielo dica, Draghi assicura: niente sospensioni o licenziamenti, solo multe (fonte ANSA), anzi no, sospensioni e licenziamenti ma niente sanzioni economiche (fonte ADNKRONOS). E’ il consueto – e probabilmente voluto – casino amministrativo, e non per colpa di quei dipendenti pubblici ancora da vaccinare. E’ il prodotto della pochezza e della spregiudicatezza dell’unica classe politica che siamo riusciti a produrre.

Draghi con Salvini, notare la postura di quest'ultimo, il linguaggio del corpo non mente mai

Draghi con Salvini, notare la postura di quest’ultimo, il linguaggio del corpo non mente mai

La verità vera trapela da dichiarazioni collaterali, come quelle di chi, tra politica ed epidemiologia (entrambe opportunamente deviate fuori ambito di competenza ma comunque ben remunerate), lamenta che il tampone gratuito (come almeno propone una Giorgia Meloni ormai purtroppo sempre più ineffettiva e sempre più vicina ad una fine politica come quella dell’Onorevole Angelina di Anna Magnani) disincentiverebbe (sic!) la gente a vaccinarsi.

Lo scopo è infatti proprio quello, e si ritorna lì come fa, secondo un celebre detto popolare, la coda del maiale: racimolare, in questo caso rastrellare altre quote vaccinali tra i 4 milioni di lavoratori ancora renitenti all’ago sui 18 milioni che ancora annovera il nostro paese malgrado le ripetute campagne di sterminio. In modo da colmare quel disavanzo nell’utile politico ed economico di chi propaganda e gestisce la campagna vaccinale che è a suo dire ancora al di sotto della quota stimata ed auspicata dell’80%.

Il resto, le ultime briciole di quell’utile dovrebbero essere racimolate tra coloro a cui sarà chiesta, pardon, imposta, addirittura la terza dose. L’abominio antivirale di cui ormai non c’é scienziato degno di questo nome che non parli come della jattura addirittura più grave, dal punto di vista strettamente sanitario.

Insomma, la democrazia muore tra gli scroscianti applausi di chi ritiene che il perdurare dei contagi (pochi, maledetti e assolutamente curabili, come dimostra l’applicazione delle terapie alternative finalmente consentite dall’AIFA) sia colpa dei NO VAX, tacendo il fatto che ricoverati nelle terapie intensive e comunque infettati ci sono soprattutto coloro che il vaccino l’hanno fatto. Per ritrovarsi più contagiosi e contagiati di prima.

Nel frattempo, all’orizzonte di una economia che presto (le misure anti-lavoratori pubblici e privati dovrebbero entrare in vigore tra il 1° ed il 15 di ottobre prossimo) si rimodulerà verosimilmente sul rovistamento nei cassonetti, si addensa anche la nube nera dei rincari delle bollette energetiche: 30% o 40’%, così per ridere. Ti sbatto fuori di casa e lo faccio quando fa più freddo. E perché? Ma perché ce lo chiede l’Europa, che discorsi. Un’Europa che nel bel mezzo di una recessione spaventosa come quella che stiamo affrontando si è data come priorità la transizione ecologica e tutte le boiate che essa annette e connette. Un’Europa ormai in mano a lobbies economiche che come programma esistenziale hanno evidentemente la messa in miseria e a gioco più lungo lo sterminio di una popolazione che nel frattempo ha perso completamente coscienza di diritti conquistati a prezzo del suo stesso sangue.

DraghiMacron210916-001Nel resto del continente il gioco è un po’ più complicato, Spagna, Gran Bretagna e perfino Portogallo (ex fanalino di coda dell’Unione, posto per il quale adesso ci siamo candidati noi) hanno detto NO alla carta verde. Perfino il Draghi francese, Emmanuel Macron ha vita difficile e non uscirebbe di casa senza scorta nemmeno se si ritirasse a vita privata.

Qui in Italia invece il gioco è semplicissimo. Una conferenza stampa di Draghi che trasuda empatia come quella di Heinrich Himmler quando propose a Wansee la soluzione finale; un’altra di Mattarella che a volergli bene sembra il povero Ungaretti quando biascicava gli ultimi versi e l’ultimo fiato rimastogli prima delle puntate dell’Odissea televisiva; un Angelus del Papa che andrebbe trattato a parte, o forse non trattato per niente visto che siamo nel 2021 e sarebbe l’ora di farla finita di scambiare la religiosità con questa religione e chi la rappresenta.

Dice Francesco che in Vaticano ci sono i cardinali negazionisti. Vorremmo tanto che uno di questi fosse il prossimo Papa, visto che a quanto pare un Papa ci deve comunque essere. Il successore di Francesco magari tornerebbe a fare degnamente il giullare di Dio, e non quello dei potenti come ha fatto l’attuale vicario di un Cristo che chissà se ormai volge ancora lo sguardo verso questo nostro mondo sempre più disgustoso.

Non abbiamo mai capito di che cosa parlasse Massimo D’Alema nel suo celebre libro intitolato Un paese normale. Un sospetto ci viene, forse parlava proprio di questo paese qui, che i suoi nipotini sono riusciti alla fine a regalargli.

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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