Firenze

Senz’aspettar che ’l dolce tempo torni….

Lucrezia Tornabuoni e Clarice Orsini nello sceneggiato RAI I Medici

Di storie accadute lungo le antiche strade di Firenze ce ne sono tante, magari da raccontare finalmente dal punto di vista di chi finora è rimasto indietro, in penombra, o magari all’ombra di personaggi a torto o a ragione divenuti leggendari.

A Firenze, per la verità, la storia l’hanno fatta spesso le donne, almeno quanto gli uomini. Solo che gli uomini il loro posto nei libri di storia bene o male l’hanno sempre avuto, le donne no. Quasi mai quanto meritavano.

Conosciamo Dante Alighieri e ne glorifichiamo quotidianamente il nome, e non ci fermiamo mai a riflettere (ammesso che lo sappiamo) che la sua Beatrice ha legato il proprio nome a qualcosa se possibile ancora più grande ed importante della Divina Commedia. Suo padre, Folco Portinari, le dedicò il lazzaretto che donò alla città a perpetua memoria della figlia prematuramente scomparsa. Quel lazzaretto è stato uno dei primi ospedali della storia moderna, se non il primo.

Conosciamo i Medici ad uno ad uno,  signori di Firenze da  Giovanni di Bicci a Gian Gastone. Ma non ci fermiamo mai (se le conosciamo) a considerare il posto avuto nella sua storia dalle loro donne. Le nostre donne.

Senza Contessina de’ Bardi, c’è da dubitare che suo marito Cosimo sarebbe diventato Il Vecchio, avrebbe fondato la dinastia più famosa della storia e soprattutto si sarebbe lasciato dietro di sé Firenze ad occupare il posto che occupa in quella storia, e forse addirittura lo stesso Rinascimento.

Senza Lucrezia Tornabuoni, liquidata frettolosamente come la poetessa che avrebbe lasciato al figlio Lorenzo il gusto per i versi in rima, c’è da dubitare che la famiglia Medici sarebbe sopravvissuta alle peripezie vissute sotto la guida incerta e malaticcia di Piero il Gottoso.

Senza Clarice Orsini, il più grande dei principi italiani e forse europei di tutti i tempi, Lorenzo detto il Magnifico, non sarebbe sopravvissuto a traversie ancora peggiori di quelle capitate al nonno Cosimo. La famiglia avrebbe dichiarato bancarotta ben presto. Firenze sarebbe diventata come la Ginevra di Calvino, la capitale mondiale dei fanatici religiosi, dei Piagnoni, dei conformisti bigotti, anziché quella dell’Arte e di tutto ciò che merita d’esser chiamato bello.

Fedele al detto secondo cui non esistono grandi uomini che non abbiano accanto grandi donne, la storia di Firenze ha sempre avuto granduchesse  di intelletto e carattere pari, se non superiori, a quelli dei granduchi. E li ha anche esportati, come nel caso di Caterina regina di Francia, senza la quale i nostri cugini francesi avrebbero forse usanze alimentari ed igieniche tutt’ora non dissimili da quelle dei loro antenati Galli, e non solo quelle.

Senza l’Elettrice Palatina, l’ultima discendente – a Dio piacendo e guardacaso una donna – della Dinastia, essa non avrebbe potuto congedarsi onorevolmente da Firenze e dalla storia come fece, negoziando la permanenza in città dell’immenso patrimonio artistico che l’immenso genio delle sue generazioni aveva accumulato e lasciato in eredità.

Queste sono alcune delle storie che vogliamo raccontarvi Storie di donne che non si sono mai accontentate, nascoste, piegate. Donne che hanno governato e comandato anche quando stavano dietro le quinte, lasciando la scena a mariti non sempre all’altezza. Donne di spirito superiore, come quelle che Lorenzo il Magnifico esortava (come chiunque altro del resto) a spender lietamente i vostri giorni, senz’aspettar che ’l dolce tempo torni.

Perché, come ogni altra cosa a questo mondo, l’aspetto fisico di una donna può sfiorire. Il suo intelletto ed il suo carattere no.

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

Lascia un commento