La vicenda del coronavirus che tiene in apprensione l’opinione pubblica mondiale da circa tre anni richiama alla memoria precedenti analoghe emergenze sanitarie, o presunte tali. E richiama alla memoria soprattutto un tempo in cui queste cose appartenevano più alla fantascienza che alla realtà quotidiana.
La fantascienza si è appropriata di questo soggetto – la paura della razza umana di essere sterminata da un virus da essa stessa creato e liberato nell’aria che respira – da quando la chimica ha cominciato ad assumere la rilevanza di un’arma letale che l’uomo può rivolgere verso se stesso. La guerra batteriologica fa parte del nostro arsenale dalla metà del secolo scorso, se non da prima.
Ecco quindi che la paura di quel minuscolo mortale nemico (ricordate il duello di magia tra Mago Merlino e Maga Magò nella Spada nella Roccia di Disney?) produce effetti psicologici più devastanti addirittura della paura della minaccia atomica. E l’uomo del ventesimo secolo prima e ventunesimo poi comincia a vivere male ogni starnuto, credendo che ogni volta possa trattarsi del segnale di una natura che finalmente si rivolta contro di lui, il suo stupido violentatore apprendista stregone.
Negli anni sessanta e settanta, la fantascienza di marca soprattutto anglosassone si buttò a corpo morto sul tema delle minacce all’umanità. Sia quelle cosiddette aliene che quelle endogene. Il cinema prima e la televisione poi sfornarono capolavori come le serie televisive U.F.O., Star Trek e Spazio 1999. O come questa Survivors (in italiano: I sopravvissuti) prodotta dalla BBC nel 1975.
La serie ideata da Terry Nation, uno specialista del genere, immaginava un mondo sconvolto da un’epidemia causata da un virus sfuggito ad un laboratorio….. di quale nazione? Ma guarda un po’, cinese. Solo l’1% della popolazione mondiale sopravviveva. La serie raccontava poi il tentativo di una comunità di ripristinare in Inghilterra condizioni di vita civili secondo gli standards moderni, dopo essersi trovata catapultata in un nuovo medioevo.
La fiction colpiva nel segno, grazie anche e soprattutto alla essenzialità della narrazione priva di effetti speciali ed alla recitazione di tipo teatrale degli attori. Riproposta per tre stagioni (in Italia arrivò alla seconda), fu un successo, malgrado la cinematografia ormai fosse alle porte di una svolta con l’avvento di Guerre Stellari e di una fantascienza di tipo completamente diverso.
I sopravvissuti si distinsero anche perché sostanzialmente, proprio grazie all’impostazione di tipo essenzialmente teatrale, non avevano colonna sonora, tranne la sigla iniziale e finale qui di seguito.
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