Televisione

U.F.O. Distruggete Base Luna!

Qualunque cosa fosse successa realmente a Roswell, Nuovo Messico, U.S.A., l’8 luglio 1947, quella data segnò uno spartiacque psicologico per l’intera umanità. Eravamo suggestionati fin da prima delle guerre mondiali dalla possibilità che non fossimo soli nell’universo, l’unica forma di vita intelligente, viaggiante, comunicante. Che ci fossero o no degli occhi che ci scrutavano dallo spazio profondo, il fatto era che ce li sentivamo addosso.

Quando l’oggetto volante non identificato (definizione quanto mai generica eppure azzeccata e duratura per quanto riguarda il fenomeno dei cosiddetti dischi volanti) si schiantò nel deserto americano, quella suggestione, quella possibilità divennero improvvisamente per molti, e a lungo andare per tutti, qualcosa di più. Divennero certezza, di quel tipo di certezze che – malgrado internet fosse almeno 50 anni di là da venire – la razza umana ha sempre trovato il modo di far proprie e di diffondere. Molto più rapidamente e con convinzione delle scoperte scientifiche dimostrate e dimostrabili.

L’isteria collettiva scatenata da Orson Welles il 30 ottobre 1938, la notte della Guerra dei Mondi, fu ripresa, centellinata ed assorbita dalla nostra società a poco a poco ma inesorabilmente, e non ci fu barba di versione ufficiale governativa capace di scalfire minimamente la credenza diffusa che gli alieni fossero finalmente arrivati, fossero tra noi.

UFO190708-003Da allora, gli avvistamenti di U.F.O., i rapimenti di terrestri, i contatti, gli Incontri ravvicinati del terzo tipo non si sono contati più. Di Roswell e delle sue conseguenze parliamo in altra parte del giornale. Qui ci interessa l’aspetto relativo a come cinema e televisione hanno trattato il fenomeno.

Sull’onda del successo della serie televisiva Star Trek e dei grandi film di fantascienza degli anni 50 e 60, il produttore televisivo inglese Gerry Anderson e sua moglie Sylvia misero in onda sulla rete televisiva indipendente inglese ITV la serie U.F.O. Fu, almeno in Europa un successone, e quei buffi e compatti dischi volanti che facevano quel rumore caratteristico mentre si avvicinavano a Base Luna ed al nostro pianeta divennero compagni inseparabili delle nostre TV dei ragazzi, al pari di Zorro, Furia e Rin Tin Tin.

Gabrielle Drake e Ed Bishop su Base Luna

Gabrielle Drake e Ed Bishop su Base Luna

Fa quasi tenerezza adesso ripensare ad alcune ingenuità della sceneggiatura, come quelle che volevano i nostri visitatori dallo spazio capaci di raggiungerci utilizzando il volo interstellare, ma incapaci di resistere nella nostra atmosfera per più di 48 ore. Una razza ostile, avanzatissima, ma debolissima, quanto e più degli alieni di Wells e Welles, costretta ad utilizzare i corpi dei terrestri per procurarsi organi di ricambio e poter così sopravvivere salvandosi dall’estinzione provocata dalla propria fragilità.

E tuttavia, per l’epoca in cui fu concepita, gli effetti speciali – che sfruttavano un budget non indifferente – erano veramente all’avanguardia. La tecnica della supermarionation, l’animazione elettronica basata sui modellini in scala dei dischi volanti e degli intercettori che davano loro la caccia, era un gioiellino nel gioiellino. Il resto lo faceva la nostra fantasia, e la bravura di attori fino a quel momento sconosciuti, come Ed Bishop, il carismatico comandante Straker che aveva fondato e che dirigeva la SHADO, la difesa dell’umanità dal pericolo alieno. O Gabrielle Drake e le altre intrepide e disinibite soldatesse della base lunare, dalla caratteristica parrucca viola e dalla tuta attillata che aggiungeva un tocco di fantasia erotica a quella fantascientifica di una intera generazione.

Barbara Bain e Martin Landau

Barbara Bain e Martin Landau

E poi c’era quella colonna sonora, il suono degli UFO che si avvicinavano (un sibilo metallico realizzato con un sintetizzatore elettronico), la sigla che si avviava con il contrappunto della telescrivente che avvisava dell’arrivo di una nuova ondata aliena, le note composte dallo specialista di telefilm Barry Gray. Musica che i ragazzi della fine degli anni sessanta e inizio settanta hanno ancora nelle orecchie.

La serie visse una sola stagione, gli americani che la finanziavano la ritennero inferiore al prototipo Star Trek e non spinsero per una seconda stagione. Gli Anderson avevano avuto l’intuizione di far esplodere in quella seconda serie il satellite terrestre causandone l’allontanamento dall’orbita. La season 2 si sarebbe chiamata U.F.O. 1999. Non se ne fece di niente, ma…. Il nome e quell’antefatto vi dicono qualcosa?

L’idea non morì del tutto, e qualche anno dopo ecco una nuova production, intitolata Spazio 1999. Il resto, se non è storia, è fantascienza. La nostra amata fantascienza degli anni verdi.

U.F.O. Annientate SHADO…. Uccidete Straker…..Distruggete Base Luna!

 

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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