Ombre Rosse

Un 1° maggio alla francese e… all’italiana

Il 1° maggio la Francia è in rivolta contro le restrizioni governative, a Parigi, a Lione e in altre grandi città. I francesi danno un senso alla Festa del Lavoro scendendo in piazza per andare a riprenderselo, mettendo fine ai lockdown. A giudicare da quanto si vede, le manganellate dei flics fanno male, ma il popolo che torna sulle barricate da quelle parti fa ancora più paura, e i tutori dell’ordine ci vanno giù con una certa circospezione.

Il 1° maggio gli italiani insorgono schierandosi l’un contro l’altro armati (di discorsi) nella polemica Salvini – Fedez. Anche in assenza di pubblico, il concertone di San Giovanni a Roma toglie senso ad una Festa che era nata per celebrare o rivendicare il Lavoro e che puntualmente invece va a fernì a canzoni (come diceva Renzo Arbore). Gli italiani si fanno dare lezioni da chi non ha mai lavorato un giorno in vita sua, ma in compenso ha le idee chiarissime su tutto e se non ce le ha lui ce le ha la sua sposina, Chiara Ferragni.

 

Mentre politici e virologi hanno allo studio nuove restrizioni, opinion leaders si confrontano sul DDL Zan sull’omofobia, sulla legittima difesa, sulle boiate della Murgia, di Saviano, di Fazio, di Letta, e la gente sta a sentire. Tanto il lavoro chi non ce l’ha non se lo può dare, come diceva Don Abbondio.

Le manganellate della polizia fanno male anche da noi, anche perché da noi la polizia del popolo ha paura zero. E fa male, come ha ribadito nei giorni scorsi il capo della polizia stessa, ma intanto qui da noi le piazze restano ancora vuote, così come i ristoranti.

L’ho scritto più volte e lo ripeto. I francesi non ci staranno sempre simpatici, ma noi italiani abbiamo qualcosa che non funziona.

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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