Ombre Rosse

Viva la Tigre

 

Parla Londra. Trasmissione destinata alle forze combattenti nelle zone occupate.

Alcuni messaggi in codice:

Astra Zeneca, la Tigre è ancora viva!

Se votare servisse a qualcosa, non ce lo lascerebbero fare

(Mark Twain)

E allora perché in Italia non vogliono proprio farci votare?

(anonimo)

Harold Stevens, il colonnello Buonasera

Harold Stevens, il colonnello Buonasera

Mara Venier intervista Kabir Bedi a Domenica in. Il ruggito della Tigre risuona di nuovo in quelle Sundarbans che sono ormai diventate la vostra politica e la vostra vita. Un groviglio inestricabile di piante infestanti reso ancora più invivibile dalle micidiali paludi e dalla presenza di bestie insidiose e feroci, dove chi non è adepto dei culti dominanti ha poche possibilità di sopravvivere.

E’ il vostro colonnello Stevens che vi parla, e oggi prende spunto dal vostro romanziere più amato, Emilio Salgari. L’occasione me la dà la ricomparsa sul vostro piccolo schermo dell’attore che interpretò tanti anni fa alla perfezione il protagonista dei romanzi d’avventura più letti da varie generazioni di italiani e non solo.

Kabir Bedi è Sandokan, la Tigre della Malesia, fino alla fine dei tempi. E con lo stesso coraggio della Tigre risponde alla domanda più insidiosa tra quelle che la frivola intrattenitrice Mara Venier gli rivolge: tu ti vaccineresti contro il Covid?

Risposta della Tigre, a cui il tempo non ha mozzato né i denti né gli artigli: no, aspetterei di vedere come funziona.

Può partire la sigla: la Tigre è ancora viva. E ci ha dato una bella lezione a tutti.

KabirBediMaraVenier210202-001

C’era una volta l’Agenzia Nazionale del Farmaco, o AIFA, che ragionava – per obbligo deontologico, tra l’altro – come la Tigre della Malesia. Un farmaco (tanto più un vaccino, cioé a dire quel delicatissimo e pericolosissimo intruglio che tenta di ricreare in situazione più o meno protetta le condizioni di malattie varie più o meno gravi per permettere al nostro organismo di affilare meglio le armi per combatterle, gli anticorpi, e che si basa su un precarissimo equilibrio di componenti e di dosaggi che se minimamente alterati possono produrre all’organismo danni diretti e/o collaterali altrettanto gravi del male che si vorrebbe sconfiggere) ha bisogno di almeno tre anni di test prima di poter essere messo in commercio. Tre anni durante i quali si valutano, in laboratorio e su cavie volontarie, gli effetti di esso a breve, media e almeno in ragionevole ipotesi anche lunga scadenza.

Il supercommissario Domenico Arcuri

Il supercommissario Domenico Arcuri

Da quest’inverno ciò non è più vero. I contratti firmati dall’Unione Europea e dagli stati membri, nonché i loro esegeti che come i chiosatori dei codici medioevali si sbizzarriscono nelle più estemporanee interpretazioni, stabiliscono ed asseriscono che d’ora in avanti per affrontare una malattia di cui sostanzialmente si sa poco o nulla bastano tre mesi. Agitare la provetta, non mescolare, e conservare a 80 gradi sotto zero, magari dopo essersi accertati di avere la siringa adatta. Questo è il vaccino Pfizer, Astra Zeneca, etc…. in attesa di vedere in orbita lo Sputnik e chissà quale altra navicella che miniaturizzata come quella del Viaggio Allucinante di Isaac Asimov sia in grado di viaggiare all’interno del nostro corpo senza fare almeno troppi danni e magari risolvendo qualcosa.

Intanto, il giornale unico del virus – come lo chiama efficacemente uno dei pochi vostri giornalisti non allineati, Nicola Porro – si guarda bene da fare menzione dei tanti casi in cui chi si è sottoposto al vaccino e soprattutto alla seconda dose di richiamo ha guadagnato oltre alla spilletta in stile sole che ride da mettere sopra la targhetta con il nome e la qualifica professionale anche effetti collaterali spiacevolissimi, come forti febbri, altrettanto forti cefalee e temporanea (almeno si spera e si augura) paralisi di arti.

Vax Day: Napoli, infettivologo primo vaccinato al CotugnoLa guerra dei vaccini è destinata a continuare almeno per tutta la primavera, con alterne vicende. Nel frattempo, mentre si riduce la disponibilità di una parte della popolazione a credere a qualsiasi affermazione purché detta – secondo l’antico ed aristotelico principio – da una qualche autorità politico – sanitaria, si registrano anche casi di insofferenza della popolazione di qualche altra zona d’Europa.

Non una zona a caso. Ad Amsterdam una folla inferocita a causa delle misure restrittive ha dato fuoco ad un tendone dove si svolgevano test anti-Covid e vaccinazioni. Non è un caso se gli olandesi hanno inventato e fatto trionfare la riforma protestante, quella vera di Calvino, non quella fasulla di Lutero o di Enrico VIII che ha sostituito un padrone ancora più prossimo ed arcigno al lontano Papa di Roma che si accontentava di riscuotere le decime e distribuire qualche indulgenza. No, gli olandesi buttarono fuori tutti, preti, spagnoli e cattolici, e da allora si possono permettere non solo di dire e fare quello che vogliono, ma anche di pretendere che il loro governo si conformi a quanto loro dicono e fanno.

MattarellaFico180424-001Prova ne sia: il governo Rutte (quello che rassicurava il proprio popolo che mai e poi mai avrebbe dato soldi agli italiani, e vai a dargli torto….) va in crisi, il 14 marzo prossimo nei Paesi Bassi si vota. Ad occhio e croce a quella data noialtri qui in Italia dovremmo essere ancora alle prese con le esplorazioni parlamentari di Fico, a meno che magari la foglia di fico non sia scivolata via e perfino il Tutankhamen della Prima Repubblica Mattarella si decida a fare qualcosa di sinistra: andare incontro ad una volontà popolare sempre più schierata a destra.

A fronte dei quattro ministeri chiesti dalla variabile impazzita Renzi, c’é un Draghi a cui dare l’incarico dell’ennesimo governo di salute pubblica, o di solidarietà nazionale che dir si voglia. Governo che attirerebbe Berlusconi e Forza Italia come api sul miele. Governo che consentirebbe a Mattarella di godersi in santa pace il semestre bianco, in attesa che le plebi PD e 5Stelle gli chiedano di correre per un incarico bis al Quirinale. Mentre la candidatura assai più prestigiosa di Mario Draghi si brucia, ed in alternativa si apre la strada a Prodi o altri insaccati del genere.

Aristogatti210131-001Intanto, mentre la Disney cede alle nuove mode culturali politicamente corrette e toglie dal suo catalogo Gli Aristogatti perché il batterista siamese della jazz band di Romeo offende gli asiatici, si scopre ogni giorno di più che con quegli asiatici il governo italiano tutt’ora in carica o chi per esso ha fatto ingenti e non sempre condivisibili affari. Che poi l’Italia intesa come nazione ci abbia guadagnato qualcosa è tutto da discutere. Che poi l’Italia se ne stia rendendo conto, è ancor più oggetto di dubbio.

La via della Seta per ora ci ha portato il Covid, e poco altro. Se sopravviveremo, sarà il caso di rivedere gli accordi del WTO secondo cui la Cina può fare sempre e comunque quello che vuole, e i cocci sono nostri.

Nel frattempo, il ruggito della Tigre ci ha detto che è ancora viva. Noi inglesi, suoi acerrimi nemici di un tempo ormai lontano, siamo i primi ad esserne contenti. Tra leoni e tigri, se ce ne sono ancora in circolazione, ci si intende facilmente.

A voi italiani la scelta, a proposito di quale bestia mettere al vostro governo. Come sempre.

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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