Cercavo una vignetta con Asterix che piange. Come la celebre vignetta della lacrima di Topolino pubblicata da Epoca il 15 dicembre 1966, il giorno che morì Walt Disney.
Non ce ne sono. Ne ho trovata una di Asterix e Obelix seduti a terra, evidentemente giù di morale. Lo sono perché non trovano cinghiali, il massimo della tristezza in cui potevano incorrere nelle loro avventure.
Asterix, Obelix e la tribù dei Galli che resisteva a Cesare in Armorica (l’odierna Bretagna) non piangevano mai, nemmeno il bardo Assourancetorix che finiva regolarmente legato e imbavagliato su un albero affinché non potesse cantare. Fedeli al carattere dei loro antenati, non erano mai tristi se non per motivi passeggeri. Piccolezze, petites choses. La loro è stata una bella vita, così come l’hanno disegnata René Goscinny e Albert Uderzo.
René era già andato tanto tempo fa a vedere cosa c’é sopra quel cielo che minaccia sempre di cadere in testa ai Galli. Era il 1977, il suo cuore non resse e si parlò anche di un caso di malasanità d’Oltralpe. Albert aveva deciso di continuare da solo il lavoro delle loro vite. Finché Toutatis e gli altri dei armoricani non hanno chiamato a sé anche lui.
Alberto Aleandro era figlio di italiani immigrati in Francia negli anni venti, un’epoca in cui ci si andava o a cercare lavoro o per motivi politici. Il cognome Uderzo divenne Uderzò, Alberto divenne Albert e scoprì fin da bambino di avere una vera e propria passione per il disegno ed i fumetti.
Era daltonico, ma ciò non gli ha impedito di fare quello che ha fatto, come la sordità non ha ostacolato minimamente Beethoven. Alla fine degli anni 40 aveva cercato impiego nel mondo dei giornali, con poco successo. Ebbe però la fortuna di incontrare un altro predestinato come lui, Goscinny, con il quale cominciò a lavorare in simbiosi.
Erano in tanti i fumettari di talento in Francia a quei tempi, da Jean Giraud (pù tardi conosciuto come Moebius) ai belgi Morris ed Hergé. Ognuno di questi ha regalato alle nostre generazioni almeno un personaggio rimastoci nel cuore, dal tenente Blueberry a Lucky Luke, dal pilota Tanguy con il fido compare Laverdure al reporter Tin Tin.
Goscinny e Uderzo andarono sulla storia francese. Che poi era anche storia italiana, e se c’era uno che le conosceva entrambe era il figlio degli immigrati dal Belpaese. Asterix le gaulois fu un colpo di genio. La tribù dei Galli che sulla punta estrema dell’Armorica resiste alle legioni romane di Gulio Cesare accarezzava per il verso del pelo la grandeur francese senza mancare di rispetto a quella italiana. I francesi sanno bene da dove viene la loro cultura e la loro civiltà, e quando vogliono sanno anche prendersi poco sul serio. Asterix e le sue avventure con il nostro comune passato romano-celtico ci scherzavano il giusto.
Asterix ed il suo compare Obelix divennero subito una delle coppie celebri del fumetto destinato poi anche al cinema d’animazione. Come Stanlio & Ollio, come Bud Spencer & Terence Hill, ma con quell’umorismo smargiasso alla Louis De Funès, tutto transalpino. Anzi, tutto bretone e normanno, la parte notoriamente più testardamente recalcitrante di una Francia che ci teneva e ci tiene a non essere solo Parigi.
Quando nel 1959 uscì nelle edicole francesi Pilote, la rivista che avrebbe pilotato, accompagnato nello sviluppo della fantasia, nello svago e nella crescita sana almeno due generazioni di ragazzi francesi, Goscinny e Uderzo erano pronti. Le avventure di Asterix da allora a cadenza regolare tornano a deliziarci gli occhi e ad instillarci buon umore, con la comicità sempre garbata, raffinata e multiculturale delle sceneggiature che Goscinny ha lasciato in eredita al suo compare e che qualcuno adesso dovrà raccogliere.
Au revoir, Albert….. ti sia lieve il cielo, dovesse caderti davvero sulla testa. Anche lassù dove sei adesso….non si sa mai, per Toutatis!
Merci pour tout, notre ami.
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