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C’era un ragazzo

C’era un bambino che come gli altri…..

L’Italia negli anni sessanta si divideva in due. Quelli che a Canzonissima facevano il tifo per Claudio Villa e quelli che lo facevano per Gianni Morandi. Il campione e lo sfidante. Pietrangeli contro Panatta. Rivera contro Antognoni. Adulti contro ragazzi e bambini. Io ero uno di quei bambini. Piansi quando Gianni arrivò secondo con Scende la pioggia. Mi rifeci l’anno dopo con Ma chi se ne importa, e fu come se la Fiorentina avesse rivinto lo scudetto.

Quel ragazzo che come noi veniva da una famiglia normale ma aveva una gran voce e bucava lo schermo e la radio come pochi altri oggi compie settantacinque anni, e non glieli dai nemmeno per sogno. E’ sempre andato a cento all’ora, da quando lavorava nella bottega del babbo ciabattino e tutti in paese (a Monghidoro, dove è tornato ad abitare nella sua maturità) lo sentivano cantare, a quando cominciò a sfondare sulla riviera romagnola e poi alla RAI e dai discografici. Fino ad adesso, che quando ancora imbraccia la chitarra e agguanta il microfono ci regala lo spettacolo di cinquantenni e sessantenni che ritornano – ritorniamo – bambini, e si mettono a saltare come facevano ai tempi di quelle Canzonissime. Quando canta Gianni, ci dimentichiamo tutti di essere nel frattempo cresciuti.

GianniMorandi191211-002Le sue canzoni si dividono in due gruppi: quelle dell’epoca d’oro, C’era un ragazzo, In ginocchio da te, Non son degno di te, Chimera, La fisarmonica, Belinda, e quelle della rinascita, dell’Uno su mille che ce l’aveva fatta. A superare quel decennio di stupida deriva politica in cui il pubblico scopertosi impegnato l’aveva abbandonato, poco prima che lo facesse anche la moglie Laura Efrikian, ed a ripresentarsi più grande di prima. Cantante rinnovato nel repertorio e adesso anche attore di successo.

La vita gli ha fatto a volte strani scherzi. Gli morì una figlia appena nata la sera che si giocava la finale di Scala reale con Claudio Villa, nel 1967. Esattamente vent’anni dopo, vinse il Festival di Sanremo con Ruggeri e Tozzi, Si può dare di più, proprio la sera che morì Claudio Villa. Nel mezzo, la caduta dal trono di re della canzone italiana, la discesa nell’abisso delle vecchie glorie dimenticate, costretto a iscriversi a corsi di contrabbasso per reinventarsi un futuro che non poteva essere il suo, e poi la risalita, impetuosa, culminata in quella canzone dedicata alla moglie che non gli aveva mai creduto.

Non basta, siccome si può dare sempre di più, e Gianni è rimasto un figlio del popolo, ecco l’utile unito al dilettevole. Ecco la Nazionale Cantanti, per fare beneficenza nei confronti dei tanti meno fortunati e più bisognosi, fondata da lui appassionatissimo di calcio e del suo Bologna F. C. di cui un giorno sarebbe diventato anche presidente. Nazionale di cui era inevitabile che fosse il primo capitano, oltre che testimonial.

Una foto storica: Morandi, Mingardi, Dalla e Carboni al Dall'Ara a tifare Bologna, di cui scrissero anche l'inno

Una foto storica: Morandi, Mingardi, Dalla e Carboni al Dall’Ara a tifare Bologna, di cui scrissero anche l’inno

Cinquanta milioni di dischi venduti in tutto il mondo. L’amore che ci cambia la vita, e Gianni Morandi che ce la mantiene – e se la mantiene – meravigliosamente giovane. Il re alla fine è tornato.

In mezzo al suo popolo, a Monghidoro dove lo sentivano cantare da ragazzino. Abito a pochi chilometri da lui, sul versante toscano. Giuro che se lo incontro, gli chiedo l’autografo. Va bene, non sono più un bambino…. Ma chi se ne importa?

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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