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Cuore Bologna, rabbia Fiorentina

Il saluto tra Sinisa Mihajlovic e Beppe Iachini

La Fiorentina di Giuseppe Iachini debutta al Dall’Ara di Bologna nell’andata del derby dell’Appennino e nel primo match di questo anno di grazia 2020, stagione che dovrebbe dire diverse cose sulle ambizioni di una società ancora difficile da inquadrare e addirittura sulle possibilità di permanenza nella massima serie di una squadra ancora più difficile da riassestare.

E’ confronto di berretti sulle due panchine. Quello rossoblu sulla testa di Sinisa Mihajlovic nasconde i segni della battaglia più dura che il mister serbo abbia mai combattuto nella sua vita. Quello viola, stile Serse Cosmi, nasconde i segni di una carriera, di una vita da mediano vissuta dall’onesto Beppe, a cui una volta la Curva si rivolgeva con il celebre grido picchia per noi!, ad esaltazione e sintesi delle sue cifre stilistiche.

Sulla panchina gigliata infatti non c’è più il tecnico che per qualcuno era la causa di tutti i mali. Ce n’è un altro che deve immediatamente rimpolpare la smunta classifica viola e nello stesso tempo giustificare la scelta societaria nei suoi confronti, che ha destato più di una perplessità.

Iachini si è presentato alla assai preoccupata platea fiorentina con un allenamento la sera del giorno di Capodanno che aveva più che altro un valore propagandistico. Falli correre, Beppe!, hanno gridato i 10.000 accorsi in Maratona a dispetto della ricorrenza e del freddo pungente (c’è da chiedersi se la settimana prossima in Coppa Italia con l’Atalanta ce ne saranno altrettanti). Beppe non si è scomposto, non si è nemmeno sistemato il berretto sulla fronte, non lo fa mai. E’ impassibile come quando giocava, e di questa sua impassibilità lascia che siano gli altri a preoccuparsi.

A Bologna Beppe schiera la stessa squadra di Montella, e ci mancherebbe altro, visto che i giocatori son quelli. C’è il figliol prodigo Federico Chiesa, a proposito di cui Radio Spogliatoio parla di improvvisa voglia di rinnovo contrattuale, addirittura senza clausola rescissoria. Che Rocco gli abbia fatto – metaforicamente parlando – una proposta che non si può rifiutare?

C’è anche Marco Benassi, capocannoniere della passata ed altrettanto disgraziata stagione, oggetto misterioso della prima parte di questa. Ecco, l’unica vera differenza tra la Fiorentina di Montella e quella di Iachini (oltre all’atteggiamento: tutti dietro, o palla o gamba e poi palla lunga e pedalare, se no che vita da mediano sarebbe?) è proprio lui, il prode Marco. Il ragazzo ha mezzi tecnici non da poco, come dimostra al 27° quando mette nel sacco del Bologna un eurogol segnato al volo da ben fuori area e con mezza schiena alla porta. A volte, è proprio lui il primo a dimenticarsi di quei mezzi, e a farli dimenticare ai propri tecnici, altrimenti non si spiega l’accantonamento di cui ha sofferto fino a Natale.

Per il resto, è una Fiorentina di (molta) lotta e di (poco) governo. Il possesso palla alla fine dirà Bologna 72% e Fiorentina 28%. Sono cifre che si commentano da sole, e che renderebbero superfluo qualsiasi commento. La Fiorentina da oggi è ufficialmente una squadra che lotta per salvarsi, e che gioca come tale. Da dopo il vantaggio si chiude indietro, a far vita da mediano ci si mettono tutti, compreso quel Chiesa che a metà ripresa avrebbe la palla per chiuderla in contropiede e la cicca tutto solo davanti a Skorupski come uno scarpone qualsiasi. Se Rocco ha lavorato in modo allettante sul suo rinnovo del contratto, qualcuno dovrà lavorare sulle certezze tecniche di questo ragazzo che da un po’ di tempo sembra lontano parente di quella esplosiva promessa del nostro calcio che abbiamo ammirato (e purtroppo non solo noi) nelle ultime stagioni.

Aspetti la prodezza di Chiesa, e alla fine arriva quella di Riccardo Orsolini. Per tutta la ripresa i padroni di casa hanno messo la Fiorentina nella sua metà campo, attaccando a testa bassa. La difesa di riffa o di raffa se l’è sempre cavata, con poco aiuto da centrocampo e attacco e con diversi momenti preoccupanti, in occasione dei quali Dragowski il suo cartellino l’ha timbrato.

Ala 94° sembra fatta, ecco la prima vittoria del nuovo corso, ecco tutti i 10.000 sopravvissuti al gelo di Capodanno pronti a dire ve l’avevo detto, ecco la Fiorentina che comincia a tirarsi fuori dalle sabbie mobili dove era precipitata per colpa di quell’altro.

Macché. Il Bologna batte una punizione dalla destra, Orsolini è quasi sulla linea di fondo, nella posizione da cui nel 1948 Mortensen in uno storico Italia-Inghilterra segnò un gol destinato a rimanere leggendario. Il Drago è appena fuori della linea di porta, ma neanche tanto. Il fatto è che il tiro direttamente all’angolino non se lo aspetta, e quando gli arriva non può che accompagnarlo dentro.

Allo strepitoso gol di Benassi risponde la strepitosa punizione di Orsolini

Allo strepitoso gol di Benassi risponde la strepitosa punizione di Orsolini

Finisce così, con la festa bolognese e la rabbia fiorentina. Non si può dire che i padroni di casa non abbiano meritato, anzi. Orsolini abbraccia a buon diritto Mihajlovic e tutto il Dall’Ara. Per i viola invece c’è una beffa che è beffa soltanto perché maturata nei minuti di recupero. Di ciò che avrebbero meritato, una volta di più, è meglio non parlare.

Sarà un lungo girone di ritorno. Palla lunga e pedalare. Una vita da mediano, quella che ci è toccata.

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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