La Befana si è portata via tutte le feste. Siamo tornati al lavoro, o a scuola. E adesso siamo in paziente attesa del prossimo evento: l’arrivo delle bollette invernali, che si preannunciano sanguinose. Gli aumenti decisi dal governo eletto da nessuno, mentre eravamo tutti in giro per le compere dei regali di Natale, sono consistenti, da revival dell’Austerity in stile 1973.
Rivedremo le domeniche in bicicletta? Probabilmente no, visto che sempre lo stesso governo eletto da nessuno ha stabilito una tassa sulla pedalata. Qualcuno la chiama tassa sul sudore, e forse ha ragione visto che per sudare dovremo probabilmente uscire di casa. Difficile farlo dentro, con le temperature che la crisi energetica imporrà fatalmente.
Il popolo italiano ormai vive sul web, non nella vita reale. Dopo i lazzi e frizzi della vicenda Spelacchio, che forse meritava più attenzione e commenti un tantino più arguti, è la volta dei sacchetti biodegradabili. Il popolo italiano vive da sempre di frizzi e lazzi, da tempi di Pasquino fino a quelli di Ennio Flaiano (che almeno ne faceva di arguti). Non riesce a prendere niente sul serio, a cominciare da se stesso. Figurarsi una sana incazzatura.
Dicono i buontemponi prestati al buon senso sui social network: ma come, non te la prendi per i rincari delle bollette e te la prendi per i due centesmi del sacchetto ecologico?
Hai un bello spiegare che quei due centesimi alla fine dell’anno fanno 400 milioni di euro, tutti nelle tasche della Novamont che ne produce l’80%. E la cui amministratrice delegata, Catia Bastioli, è – diciamo così – in rapporti di amicizia con Matteo Renzi, incidentalmente segretario del Partito Democratico. Sostenitore del governo di cui sopra e impegnato in una difficile, e costosa, campagna elettorale.
Che dite, buontemponi del web, ce n’é di che prendersela quanto e più che per le bollette rincarate? Almeno a queste si può far fronte morendo di freddo. Ai sacchetti biodegradabili no, perché il governo votato da nessuno, e che si appresta a non essere rivotato, li ha resi obbligatori.
Per fare danni, stavolta, non c’é stato bisogno di litigare sistematicamente con Vladimir Putin, nostro principale fornitore di gas. Basta dare attuazione a direttive europee che peraltro non avevano osato spingersi sulla via della sciocchezza così in profondità come fa ultimamente il governo italiano.
Si chiude una legislatura che psicologi e sociologi vorranno studiare a fondo, per capire quanto male può autoinfliggersi un popolo che non prende niente sul serio, men che meno quel diritto di voto che sopravvive e che offre ogni cinque anni la possibilità di correggere i propri errori. Con quella matita copiativa che una volta a scuola insegnavano a usare correttamente. E le nostre coscienze non ancora addormentate da una vita sbagliata sui social network indirizzavano sulla scheda a non mettere croci troppo a vanvera.
Lascia un commento