El Alcalde compie 36 anni. Sei dei quali trascorsi con addosso la maglia viola. Di innamorarsi di Firenze è capitato a tanti, da Julinho a Batistuta, e magari è servito loro andarsene via lontano per rendersi conto esattamente di quanto. E inevitabilmente tornare, o dipingere la loro camera di viola, divorati dalla saudade.
El Borja è uno spagnolo nato in un momento in cui il centrocampo della Spagna era affollato di fuoriclasse, da Iniesta a Xavi, un vero assembramento. Per questo non vi ha trovato posto. Dotato di tocco di palla come pochi altri, se avesse avuto un pizzico di personalità in più in campo uno come lui avrebbe avuto la sua camiseta roja da titolare assicurata.
Nel centrocampo della Fiorentina, invece, il posto se lo è sempre trovato senza sforzo apparente, anche in quest’ultima stagione in cui a detta di tutti era tornato soltanto a cercare un glorioso e magari malinconico tramonto. O a riaffacciarsi su quel vecchio tramonto sulle acque dell’Arno dalla collina del Piazzale, che lui come tanti altri considerano ormai l’unico che vale la pena di vedere dalla propria finestra di casa.
Si può essere a volte fuoriclasse nell’animo, prima ancora che in campo. Chi ha sentito parlare Borja Valero o lo ha visto comportarsi nella vita di tutti i giorni, sa bene che tocca i momenti di quella vita così come tocca la palla. Vale la pena avere un po’ meno garra di qualcun altro se poi quando viene il momento di aspettare la squadra che torna, i tifosi aspettano di rivedere soprattutto te.
Feliz cumpleanos, Borja Valero Iglesias, l’unico che si è meritato di chiamarsi sindaco. Dio inventò il tiki taka, e a Firenze ci mandò te ad insegnarlo.
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