Politica

Giovani si nasce, vecchi si diventa

Roberto Saviano

Antiche lezioni universitarie, frequentazioni di addetti ai lavori che risalgono a nientemeno che ad una vita intera mi vengono in soccorso nel momento in cui tutto sembra dirmi che per capire questo mondo attuale noi vecchi non siamo più adatti. Da John Locke a Oriana Fallaci, da Tom Paine a Indro Montanelli, da Montesquieu a Giorgio Bocca, sembra che tutto ciò che ho studiato avidamente, tutto ciò su cui ho trascorso intellettualmente – e senza alcun rimpianto – gli anni migliori della mia vita, sembra che sia diventato modernariato, cianfrusaglia vintage da mercatini dell’usato, roba inutile a capire il molto più complesso mondo moderno.

A sentire i giovani, tutto ciò è superato. Inutile. Vetusto. Per capire la realtà attuale secondo loro ci vogliono Roberto Saviano, Cecilia Strada, Noam Chomsky, Naomi Klein, Dylan Dog, i Manga. Al massimo, ma proprio al massimo vi possono concedere un Gramellini. Il Corriere della Sera e Repubblica del resto sono quasi lettura obbligatoria a scuola, come una volta i Promessi SposiPinocchio e l’Epica. C’è anche da capirli.

Sarà che ogni generazione deve fare le sue esperienze, cioè a dire deve sbattere contro il muro le sue musate. Le nostre sono state gli anni di piombo, la guerra fredda, l’illusione della fine della storia coltivata sotto le pietre del Muro di Berlinoche cadevano giù. Illusione durata l’espace d’un matin fino alla prima Guerra del Golfo.

I ragazzi di adesso credono che il traghetto dei falsi migranti ed altrettanto falsi profughi siano una vera espiazione del colonialismo. Non sanno che sono falsi, il colonialismo e l’espiazione. Che i palestrati figli di Cam (è una dizione politicamente corretta?) che arrivano sui barconi non scappano da nessuna guerra (quella semmai è in Siria, che notoriamente è in Asia, Medio Oriente, figlia di Sem….), ma solo dalla loro voglia di lavorare. Quella che ha impedito loro, in 10.000 anni, di scavare una buca in terra per vedere se c’era acqua. E’ razzismo, questo? E pazienza.

Il colonialismo, quello che sfrtuttava, affamava e costruiva pozzi, manteneva ignoranti e costruiva strade, stabiliva l’Apartheid ma impediva i genocidi tipo Ruanda, quel colonialismo è finito 70 anni fa, più o meno. Sono passate tre generazioni. Compresa quella dei ragazzi che chiedono nuovi maestri per spiegare il mondo nuovo, e che non si rendono conto di essere già vecchi anche loro. Che quello Steve Jobs che li invitava a essere folli, esigenti e creativi è già superato, quanto e più dell’Henry Ford che loro non hanno conosciuto, men che meno studiato, e che aveva garantito ai loro nonni e genitori condizioni di vita per la prima volta decenti. Le stesse che i loro amici arabi, indiani, cinesi e chi più ne ha più ne metta, adesso ci stanno rimangiando.

Provo a spiegare a qualcuno che la querelle Trump –  Ciccio Kim è un falso problema. Il problema è il possesso della Corea del nord, la porta di servizio della Cina. Gli Americani vorrebbero mettere armi tattiche a poche centinaia di chilometri da Pechino (e se devo dire, non mi dispiacerebbe affatto, ma questo è un pensiero mio), i Cinesi lo sanno e cercano di evitarlo giocando con il guinzaglio su Ciccio.

I Francesi fanno accordi con il legittimo governo libico tirandolo in tasca al legittimo (si fa per dire) governo italiano. Quest’ultimo, in un soprassalto di autocoscienza che prima o poi andrà studiato e analizzato, rispolvera Minniti dalla naftalina e lo spedisce a fare accordi con i ribelli della Cirenaica. Che al Corriere della Sera – quello del Vate Gramellini, proprio così –  dichiarano per bocca del Comandante Haftar di voler bombardare le navi che entrano nel mare territoriale libico. Meno – guarda caso – quelle italiane, che sono e restano amiche.

E del rifiuto di Medici Senza Frontiere di accettare regolamenti di comportamento e ispezioni a bordo, ne vogliamo parlare? Che c’é dentro la valigia diplomatica che MSF così gelosamente difende?

La diplomazia è una vecchia arte, vecchia quanto quella di governo. Risale alle prime palafitte, e tutto sommato non è cambiata poi tanto. Non è cambiata nemmeno la presunzione dei giovani di aver capito tutto prima del tempo, prima di cominciare. La Raggi che si fa i selfie su Roma che brucia non è il nuovo che avanza. E’ la riedizione di Nerone. Che almeno, rispetto a lei, la cetra la sapeva suonare.

Renzium non datur. Est modus in rebus.

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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