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Gli Occhiuti del Mare ed i “poliziotti” italiani

I "separati in casa" secondo la sinistra di stampa e (non più) di governo

I “separati in casa” secondo la sinistra di stampa e (non più) di governo

E dunque, i 49 della Sea Watch e della Sea Eye metteranno piede sul suolo europeo, così come i 150 della Diciotti. Stavolta non arrivano telefonate dal Quirinale, né avvisi di garanzia dalla Magistratura. Arriva invece nella notte un’accordo tra alcuni Stati europei, tra i quali l’Italia, per conto della quale la Tavola Valdese darà ospitalità a 10 delle persone rimaste al largo della Valletta per 19 giorni in attesa che il diritto internazionale andasse una volta di più in corto circuito.

Ad una prima lettura, viene da dire: bello schiaffo in pieno viso della Chiesa Valdese a quella Cattolica. A Roma Bergoglio e la CEI parlano, a Torre Pellice agiscono. Non tutti gli 8 x 1.000 sono equipollenti, a quanto sembra. E del resto del centinaio di persone della Diciotti di cui il Vaticano aveva detto quest’estate di volersi fare carico, già non ve n’é più traccia. Vien da pensare che analoga sorte seguiranno questi ulteriori 49. Dispersi per altrettanti rivoli nelle maglie della cattiva coscienza e del malaffare europeo, in attesa del prossimo carico di carne umana.

A proposito di letture, inevitabile quella dei maggiori organi di stampa italiani, diretti da personaggi insediatisi quando il finanziamento pubblico all’informazione veniva erogato dal PD. Dalla RAI a Repubblica, dal TG5 in formato Nazareno al Fatto Quotidiano, dalla 7 alla Stampa ed al Corriere della Sera, tutti cantano vittoria facendo propria quella presunta riportata, a loro dire, dal premier Conte a scapito del suo vice e ministro dell’Interno Salvini.

«In Italia non entra nessuno» dice Salvini. «Andrò a prenderli personalmente con l’aereo», risponde Conte. Per i giornalisti menestrelli della variegata per quanto esigua opposizione stessa (che annovera addirittura tra le proprie file un presidente del Parlamento Europeo, Antonio Tajani), Conte vince e Salvini perde. Dove sta Di Maio? E’ un gioco delle tre carte che si ripete, e che spera di azzerare il tassametro della sinistra in rotta di collisione con la storia, di qui alle fatidiche elezioni europee di maggio.

Il "filosofo" comportamentalista Massimo Cacciari

Il “filosofo” comportamentalista Massimo Cacciari

In realtà, a nessuno viene in mente che la soluzione dell’ultima crisi dei migranti possa essere stata in qualche modo studiata a tavolino dai tre principali esponenti di un governo italiano che – al di là dello storytelling messo in piedi sempre dalla nostra sinistra per proprio comodo o per limiti intellettuali congeniti – sembrano intendersi ed integrarsi a meraviglia. Il gioco del poliziotto buono e di quello cattivo è vecchio quanto il mondo, e funziona spesso se non sempre. Una soluzione ad una crisi francamente impopolare andava trovata, a prescindere da ragioni o torti. In un colpo solo il governo gialloverde – che la sinistra più Tajani vorrebbero in grave crisi e spaccato irrimediabilmente in due – ha trovato tutte le soluzioni di cui aveva bisogno.

Ha cominciato Di Maio, mettendo a tacere l’anima antagonista presente nei 5 Stelle con la proposta di accogliere donne e bambini. Sapeva che le due Sea Timewaster (*) avrebbero risposto «o tutti o nessuno», sapeva anche che per una volta il bel Fico che gli rompe le scatole da dentro ed il PD che gliele rompe da fuori non avrebbero avuto nulla da replicare, evitando di starnazzare assurdità come nel caso del salvataggio della Carige («Siete dei cialtroni, avete fatto come noi!». Chapeau….).

Poi Salvini ha ribadito la posizione della Lega (porti chiusi, in Italia non entra nessuno senza permesso, un cult che si sta traducendo quotidianamente in vertiginoso e costante aumento di consensi elettorali), facendo finta di cedere alla ragione di stato ed alla gerarchia governativa.

Infine Conte, il premier, ha portato a casa il risultato finale, la bella figura fatta da un’Italia che ha salvato la propria immagine, il proprio diritto ed anche – il che non guasta – la situazione.

Alla fine, una volta di più, i tre poliziotti si ritrovano a brindare alla faccia di chi voleva aggirare la legge e una volta di più ha perso. «I fought the law and the law won», cantavano i Clash in una celebre canzone adottata dalle polizie di tutto il mondo. Il banco vince, il PD perde, i suoi giornali fanno ridere, Berlusconi fa pena, l’Europa fa rabbia. Il massimo risultato con il minimo sforzo: un vertice di un’ora e mezzo, il tempo di farsi una pizza e di darsi appuntamento ad oggi per le cose serie: reddito di cittadinanza e quota cento. I diritti di chi ha diritto: gli italiani.

Il "politologo" Claudio Baglioni

Il “politologo” Claudio Baglioni

Resta a starnazzare una sinistra che non ne indovina una, e continuerà a farlo finché remerà contro la storia e l’interesse dei suoi concittadini. Che si aggrapperà disperatamente a portacolori come l’incontinente Cacciari che ormai sclera in televisione come un anziano mal curato in una casa di riposo di infima categoria; o la procace Boschi che riappare a getto continuo e a regolare controproducente sproposito, soprattutto quando si parla di quel diritto bancario che è il suo peccato originale; o il misero Baglioni a cui il tempo ha raddrizzato lo strabismo giovanile ma non evidentemente la capacità di giudizio, e che adesso cerca una visibilità che i suoi dischi ormai non gli procurano più (e poi, quale miglior lancio di un Festival di Sanremo ormai appetibile come una Direzione Nazionale del PD al Nazareno?); oppure i ricorsi estemporanei delle Regioni rosse contro tutto ciò che si muove, soprattutto se in direzione del buonsenso e del buon diritto dei cittadini italiani.

Intanto, ad Amatrice diseredati da un mondo in cui non scorrazzano mai magliette rosse trascorrono il loro terzo inverno sotto la neve. Peccato che le ONG siano tutte dedite alla navigazione nei Mari del Sud, e non annoverano tra loro nemmeno un reparto alpino. Se qualche Sea Dog in formato Fallschirmjäger si avventurasse sull’Appennino umbro-abruzzese-laziale, lasciando momentaneamente le spiagge dorate di Capalbio, magari qualche crisi di coscienza – quella vera – potrebbe anche sovvenirgli.

La Sea Watch, l'occhio lungo sul mare delle ONG

La Sea Watch, l’occhio lungo sul mare delle ONG

(*) in inglese: perditempo. Se qualcuno non trova di proprio gusto la boutade, consigliamo la lettura della definizione data delle navi ONG dai nomi cosi marinarescamente suggestivi dal prof. Augusto Sinagra sulla propria pagina Facebook qualche tempo fa:

ONG navi pirata

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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