Si va ad Assen a correre per il campionato mondiale e per la storia. Tutti meno uno, che ormai corre per la leggenda.
Valentino Rossi torna alla vittoria dopo un anno, lo fa su una delle piste che ama di più, quella del Gp d’Olanda, velocissima e tecnica. Lo fa nel modo che ama di più, imponendo la sua millimetrica legge curva dopo curva e tenendo a bada i giovani leoni Petrucci e Dovizioso fino agli ultimi metri.
Dopo un avvio di stagione in cui il bicchiere dei risultati rischiava di essere più mezzo vuoto che mezzo pieno, il Dottore si riprende il gradino più alto del podio e la classifica mondiale. Adesso, a 38 anni, vede in fondo al rettilineo il record di vittorie della Leggenda con la L maiuscola, Giacomo Agostini. 125 in totale nelle tre classi di allora, mentre lui da ieri sera è a quota 116, è il pilota più vecchio ad aver mai vinto in MotoGp (una classe che ai tempi di Ago non esisteva), l’unico ad aver vinto nelle quattro categorie in cui ha corso. Ad Agostini resterà sicuramente il record di mondiali vinti, 15 tra 125, 250 e 500. Vale è fermo a 9, e chissà che non sia l’annata buona per accorciare almeno le distanze a -5, ed eventualmente chiudere una carriera altrettanto leggendaria in bellezza.
La corsa stessa di ieri lascia presagire scenari favorevoli, a meno di stravolgimenti clamorosi che in MotoGp sono abbastanza all’ordine del giorno.
A Maverick Vinales lo sterzo della sua Yamaha comincia a pesare, la pressione è tanta in vetta alla classifica quando i tuoi avversari hanno nomi altisonanti e pluridecorati. Dopo metà gara si mette fuori da solo esagerando e rischiando di travolgere anche Dovizioso, a cui lascia il testimone di leader del mondiale. Il Dovi a sua volta comincia a sentire la responsabilità, perché oggi corre con troppa prudenza. Quando si ritrova nella scia di Rossi assieme a Petrucci, non riesce ad accreditarsi come l’avversario principale del pesarese e finisce invischiato in un duello con Marquez per la terza posizione. Un duello che lo vedrà relegato al quinto posto finale dietro anche a Crutchlow.
Il campione del mondo in carica quest’anno sembra correre anch’egli di conserva, la Honda non è esplosiva come nelle annate precedenti e forse il gioco delle gomme sta confondendo le idee a tutti. Con Jorge Lorenzo impegnato a trovare un difficile feeling con la sua nuova Ducati, il mondiale 2017 sembra potersi prefigurare come una questione italiana.
Dovizioso e Petrucci hanno stili e personalità differenti, ma sembrano essere gli unici in grado di contrastare il passo al Valentino Rossi visto ieri. Ritornato il pilota micidiale, letale, capace di fare tutto un millimetro ed un istante prima e meglio degli altri, di staccare una frazione di secondo dopo e tutto ciò per ben otto giri, quelli finali che tengono gli appassionati con il fiato sospeso.
Alla fine, Vale si mostra più determinato nel doppiaggio che si presenta alla coppia di testa a pochi metri dal traguardo. Petrucci dice: anche più fortunato. Ma anche questo fa parte del bagaglio di classe e di esperienza di un pilota che vinse la sua prima gara 21 anni fa, a 17 anni, quando il suo avversario di ieri ne aveva appena 6.
La sensazione del Rossi che disegna le traiettorie come ieri è quella di una invincibilità ritrovata, quella che forse aveva smarrito al termine della drammatica stagione 2015. Di sicuro, vederlo correre così, non ce ne vogliano gli amici spagnoli, è a tutt’oggi il migliore spot possibile per il motociclismo e la miglior garanzia di interesse per un campionato ed uno sport da sempre alla ricerca di personaggi carismatici.
E’ un gran mondiale. E Valentino c’é. I suoi avversari sono tutti grandi motociclisti. Lui è il motociclismo.
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