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Juve fa Pasqua, furia Commisso

L'arbitro Fabrizio Pasqua colto in una singolare postura

Dalle colonne di questo giornale ci siamo sempre battuti per l’affermazione nella nostra società italiana del più fondante e del più mancante – a nostro giudizio – dei valori: il fair play. Inteso in senso lato come sportività a tutti i livelli, nella vita, nella politica, nello sport e quindi anche nel calcio, che come si suol dire è parte a tutti gli effetti di questa nostra società.

Siamo sempre stati parimenti consapevoli che si tratta di una battaglia disperata. L’italiano medio si schiera sempre e comunque con la sua parte, mai con la nazione, la comunità nel suo complesso e men che meno con quei valori che dovrebbero fondarla. Cionondimeno, è l’unica battaglia che ha senso. Diversamente, impegnarsi a seguire una qualsiasi delle nostre vicende, da una elezione ad una partita di calcio, equivale a perdere tempo. O a creare sconforto e indignazione (almeno per chi soccombe), come quando si assiste ad uno scippo fuori dalle poste o dal supermercato, o ad un furto con destrezza commesso sull’autobus.

Il commento di Juventus-Fiorentina necessitava a parer nostro di questa premessa, senza della quale non si spiegherebbe il nostro limitarci in sostanza ai due episodi che ne hanno determinato il risultato. E scatenato da un lato la furibonda reazione del patron viola Rocco Commisso ed il botta e risposta a distanza con il dipendente della Juventus Football Club Pavel Nedved.

Succede che la Fiorentina, consapevole come dice il suo stesso presidente di non poter fare in questo momento partita uguale con la Juventus almeno da un punto di vista tecnico (150 milioni di euro di monte ingaggi, per limitarsi soltanto ai soldi spesi per i giocatori), sale in quel di Torino determinata a non cedere comunque un metro di campo. Iachini ha trasmesso il suo verbo a questi ragazzi, che di giocate stilisticamente apprezzabili ne fanno poche ma di presenza in campo ce ne mettono tanta.

Nel primo tempo, una Juventus probabilmente imballata dalla preparazione atletica e psicologica in vista della ripresa della Champion’s League si farebbe anche mettere sotto dai viola malgrado uno sterile possesso palla. Chiesa e Lirola si vedono negare il gol da uno strepitoso Szczesny. Una terza volta, a Szczesny battuto, Chiesa non arriva di un soffio sul traversone basso che taglia l’area bianconera. Dall’altra parte, il suo connazionale Dragowski è praticamente inattivo se si eccettua una parata iniziale a freddo su Betancur.

Sembrerebbe un primo tempo vinto almeno ai punti (come si dice in gergo pugilistico), propedeutico ad una delle domeniche in cui ultimamente la Juventus deve dannarsi l’anima più di quanto presumerebbe il suo monte ingaggi per portare a casa la pagnotta. Ma entra in gioco l’arbitro Fabrizio Pasqua di Nocera Inferiore, sezione di Tivoli. Le sue note tecniche lo qualificano come direttore di gara all’inglese, dotato di pacatezza e grande personalità. Al 40° evidentemente entra al suo posto la sua controfigura, ed azzera tutto, dalle note tecniche alla partita della Fiorentina.

Pavel Nedved

Pavel Nedved: «Commisso si prenda una tazza di te»

Succede che Rabiot calcia da fuori area una pallonata nel mucchio. Lo si fa in genere quando non si hanno idee di gioco migliori oppure si vuol pescare nel torbido, sperando in una deviazione propizia. La ciabattata sbatte sulla testa dell’omero di German Pezzella, mentre quest’ultimo si sta girando per attutire gli effetti del proiettile che gli sta arrivando addosso. Il braccio destro è attaccato al corpo (come volevano fino a poco tempo fa le regole federali, adesso siamo passati piuttosto alle dispute filosofiche medioevali tipo quella sull’immortalità dell’anima, per alcune squadre vale San Tommaso, per altre Sant’Agostino), ma il pallone – ribadiamo – sbatte chiaramente sulla spalla che il povero Pezzella non si può amputare per la durata del match che lo oppone alla Juventus di Torino. Nota squadra tra l’altro in ordine alla quale i dibattiti filosofici applicati all’area di rigore calcistica si tengono almeno dai tempi di Roberto Bettega.

Nelle cronache di un po’ tutti i quotidiani stamattina si trova la frase: Il Var conferma. E’ un po’ come La sventurata rispose di Alessandro Manzoni nei Promessi Sposi. Serve solo a glissare sul peccato che in quel momento viene commesso, stendendo un velo pietoso sul peccatore.

Segna Ronaldo e va a ballare la sua macarena sotto la curva bianconera (nostalgia per i tempi di Giancarlo Galdiolo, al quale il fuoriclasse portoghese avrebbe portato per forza di cose più rispetto). Si riparte con una Fiorentina che mostra buon sangue, non accusa il colpo e addirittura sfiora un pareggio più che meritato con Benassi. La palla esce di qualche centimetro, e Benassi invoca dèi ai quali fischieranno molto le orecchie, soprattutto a quelli in collegamento dalla zona di Firenze.

Man mano che i minuti passano anche il portiere polacco della Fiorentina deve compiere qualche intervento. Le energie viola cominciano a scemare, quelle bianconere a galvanizzarsi per un pericolo probabilmente scampato anche oggi.

Si va avanti fino all’ottantesimo con il risultato abbastanza in bilico e l’illusione che questa sia tutto sommato una regolare partita di calcio. Poi entrano in scena Betancur e – di nuovo – l’ineffabile Pasqua. L’uruguaiano tenta l’affondo centrale palla al piede, ma come entra in area Ceccherini gli ha già preso il tempo ed è tra lui ed il pallone. Betancur lo carica visibilmente di spalla non facendo niente per mantenere l’equilibrio. Sportivamente, è il massimo che possiamo dire per giustificare la sua caduta.

Ancora corsetta dell’arbitro al Var. Di nuovo il Var che, sventurato (e recidivo), conferma ancora. Stavolta bestemmia perfino Manzoni (notoriamente assai religioso) insieme a Ceccherini e a tutta Firenze. Tira ancora Ronaldo, e ancora quei passetti di macarena sotto la curva che con un Ferrante o un Galdiolo avrebbe visto bene di risparmiarsi.

Nel finale, i viola sono stanchi e scoraggiati. Nessuno marca più De Ligt sull’angolo che al 92° chiude una gara già chiusa un paio di decisioni arbitrali fa. Tra i tifosi circola subito l’amara battuta: 3-0, abbiamo perso a tavolino. Negli spogliatoi, il patron Commisso non ha alcuna voglia di ridere. Se sono forti, dice in sostanza, che vincano sul campo. Con arbitraggi disgustosi di questo genere, è l’ora di farla finita.

Al massimo esponente viola la società bianconera manca ulteriormente di rispetto mandando a rispondergli un suo dipendente, il suddetto Nedved, il quale con l’usuale bon ton che lo contraddistingue invita Commisso ad andare a prendersi un te. Commisso risponde per le rime, anche se per farlo deve abbassarsi a interloquire con uno stipendiato della controparte. Un tizio che quando giocava tra l’altro era noto per avere tante doti, ma non certo il fair play.

Un furibondo Rocco Commisso: «Le mie parole arriveranno fino in America»

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Ma come abbiamo detto all’inizio, il fair play non rientra nelle norme federali, e più in generale nel nostro ordinamento giuridico. Aspettiamoci adesso semmai le vendettine neanche tanto trasversali, il soccorso al vincitore già potente di suo. Quello sì, nelle nostre norme di comportamento ci rientra a pieno titolo.

Ladies and gentlemen, questo è il campionato di calcio italiano, questi sono gli arbitraggi (auguriamo al sig. Pasqua la qualifica di arbitro internazionale, se l’é guadagnata per il suo disturbo e per il suo arbitraggio all’inglese). Nel 1961 ricordiamo che l’Inter di Herrera disgustata dai tanti torti subiti durante il campionato mandò a Torino a giocare il match decisivo per lo scudetto la Primavera. Perse 9-1, ma almeno delle due squadre fu lei quella che mantenne la dignità. Raggiunta la quota salvezza, ci chiediamo se non sarebbe il caso in casa viola di fare altrettanto, visto che ormai – come ha ribadito lo stesso Commisso – certe immagini ormai arrivano fino in America. O in altri paesi lontani – aggiungiamo noi – ai quali pretendiamo comunque di vendere un prodotto scadente come questo nostro campionato.

La settimana più impegnativa della Fiorentina va dunque in archivio. L’Inter può dire di averla battuta sul campo, la Juventus no, anche se siamo certi che se ne sia già fatta una ragione, come di consueto. Le auguriamo peraltro di trovare presto una condizione migliore, con quella attuale di pasque sui campi di gioco europei crediamo che ne troverà e ne farà poche.

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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