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Napule è ‘nu solo culure: viola

Vedi Napoli e poi….. stavolta muore il Napoli (sportivamente parlando). Si, le squadre sono le stesse dell’andata (meno Ribery, da parte viola, e non è poco, fino a poco fa, anzi, sembrava quasi tutto). Semmai  gli allenatori non sono più gli stessi. Sulla panchina partenopea non c’è più Ancelotti, che ha annusato l’aria da fine ciclo di squadra e società. Su quella viola non c’è più Montella, che sarebbe anche rimasto, ma ormai a dispetto di troppi santi.

A Napoli adesso allena Gattuso, accreditato di trasferirsi proprio a Firenze per lungo tempo. Invece alla fine è venuto Iachini. Ringhio sta mettendo i fila soltanto sconfitte, Beppe picchiapernoi soltanto vittorie. Misteri del calcio, oppure le spiegazioni sono talmente semplici da sembrare troppo ovvie. Per ritrovare una prestazione della Fiorentina al San Paolo come quella di ieri sera bisogna riandare indietro al primo Montella, giocava (e segnò il gol decisivo) Joaquin. Chi non ha visto la partita ieri sera può fare fatica a spiegarsela una prestazione così, alla luce di quanto si era visto finora.

Il fatto è che al netto degli schemi e dei ruoli in campo aggiustati, delle diverse mentalità dei due mister rispetto a chi li ha preceduti, il Napoli come detto è un ambiente a fine corsa. La Fiorentina invece comincia a correre adesso. Qualcuno fino ad un mese fa non lo faceva, se ne guardava bene, e probabilmente tirava indietro la gambina. Adesso non succede più.

Gli azzurri si affidano ancora alle magate di Insigne ed alle rasoiate di Callejon, ma non bastano più, i compagni non li supportano a dovere e la dea bendata adesso è bendata per bene. Ciò che prima entrava sempre, come all’andata al Franchi, adesso sbatte sul palo o esce di qualche metro a portiere battuto.

I viola invece hanno ritrovato improvvisamente Federico Chiesa, tanto per dirne una, mentre la difesa comincia a fare reparto, davanti all’estremo difensore. Qualcuno esagera nelle pagelle dicendo che Dragowski ieri sera è stato senza voto. Niente affatto, ce l’ha e piuttosto alto. La prima prodezza della serata la fa proprio lui deviando d’istinto un gran tiro al volo di Milik, poco dopo che Castrovilli si è mangiato – altrettanto al volo – un clamoroso vantaggio a porta quasi vuota.

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La difesa si riscatterà abbondantemente nel prosieguo, concedendo poco agli azzurri senza mordente: una inzuccata di Callejon che in altri momenti avrebbe bucato la rete e che adesso va fuori, un tiro da fuori area di Insigne su cui nessuno chiude e che va a sbattere sul palo, ad uscire.

Poi per il Napoli si fa notte fonda. Quella che comincia al 26°, quando Chiesa si fa trovare pronto come terminale dell’azione Castrovilli – Benassi (il tandem è finora tecnicamente il grande valore aggiunto dal cambio di manico in panchina, l’abbiamo detto più volte) e fulmina Ospina dando retta ad un istinto che stavolta è quello giusto: punta del piede a prendere in controtempo il portiere avversario.

Dopodiché, tanta roba e quasi tutta viola. Chiesa potrebbe segnarne altri due, soprattutto il secondo è un gesto tecnico clamoroso. Stavolta non c’è da fargli colpa, il gran tiro al volo su cui Ospina si supera eguagliando il Dragowski del primo tempo è di quelli a massimo coefficiente di difficoltà e che se entrano fanno venire giù uno stadio. Chiesa oggi è quello che ci ricordavamo dalla scorsa stagione, la gamba non la tira indietro, il cuore nemmeno.

Non la tira indietro nemmeno Cutrone, che segna il raddoppio presentandosi a tu per tu davanti ad Ospina ma gli viene annullato per un fuorigioco purtroppo abbastanza netto. Più legittime semmai le proteste viola nel primo quarto d’ora per un fallo di mano di Allan in area partenopea non sanzionato dall’arbitro. Ma la Fiorentina oggi è inossidabile. Gioca compatta e non subisce né pressioni ambientali né particolari occasioni da parte dei padroni di casa. Il Napoli da parte sua tiene palla come di consueto, ma non sa cosa farne.

Lo sa bene invece Dusan Vlahovic, che a metà ripresa ha rilevato Patrick Cutrone. A questo ragazzo finora è mancato solo qualche gol in più, perché in campo ha sempre messo tutto quello che aveva, e anche nel suo caso non si tratta di poco. E’ il 74° quando riceve palla da Pulgar, lascia sul posto il difensore e si presenta davanti ad Ospina ma completamente defilato sulla destra. Quel gol l’ha già segnato a Cagliari, ma allora era per la bandiera e per far vedere in prospettiva di cosa è capace. Stavolta il gol è pesantissimo, vale la vittoria e la risalita in classifica per la sua squadra, e per lui praticamente una consacrazione come cannoniere di sicuro avvenire.

Dusan Vlahovic, un gesto che sta diventando consuetudine.....

Dusan Vlahovic, un gesto che sta diventando consuetudine…..

Gran gol, e peccato che i tifosi locali siano troppo impegnati a contestare la propria squadra, perché la standing ovation ci poteva stare. Grande prova della Fiorentina, anche, che da lì alla fine ad un Napoli senza più cuore non concede più nulla. Il 3-4 dell’andata sembra lontanissimo, è bastato registrare un po’ la difesa ed i viola si sono ripresi ciò che erano sembrati meritarsi già alla prima giornata di un campionato che ad un certo punto sembrava invece poter riservare loro soltanto amarezze.

E invece, eccoci qua. 24 punti, a pari proprio con il Napoli. Undicesimo posto a quattro punti dalla zona Europa League. Non azzardiamo più pronostici, lo diciamo solo per dare la misura della follia che sappiamo tutti essere connaturata al gioco del calcio. Poi magari ci sono le spiegazioni, e quelle sono più semplici, a volte. Qualcuno adesso la gambina ce la mette. Se sia merito di Iachini o del fatto che Montella non c’è più, ai posteri l’ardua sentenza.

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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