Calcio

Quel giorno a Barcellona

È di nuovo l’anniversario di Italia – Brasile. O per lo meno di quella che consideriamo tale per antonomasia. Ce ne sono stati altre, soprattutto una: il 4-1 dell’Azteca, 21 giugno 1970, l’assegnazione definitiva della Coppa Rimet ai carioca, la consacrazione di Pelé come più grande giocatore di sempre.

Ma noi ne ricordiamo, o per meglio dire ne veneriamo un’altra edizione. 1982, mese di luglio, stadio Sarrià di Barcellona (non esiste più, l’hanno tirato giù qualche anno fa, era il secondo impianto catalano dopo il Nou Camp), mondiali di Spagna, seconda fase.

Si giocava con un sistema cervellotico, quattro gironcini a tre che dovevano designare le semifinaliste. Al Brasile, vincitore del suo girone, toccavano le due seconde dei gironi contigui, Argentina e Italia, che avevano stentato nella prima fase. Un girone di ferro che non lasciava scampo agli azzurri, secondo la critica italiana e mondiale. I verdeoro erano accreditati di una forza perlomeno pari a quella che avevano avuto nel ‘70. I biancocelesti, come noi, erano ritenuti in calo vistoso rispetto alla splendida forma mostrata a Baires quattro anni prima.

Ma nei giorni in cui si trasferì da Vigo a Barcellona, alla squadra italiana scattò dentro qualcosa. Non aveva più nulla da perdere, e anche se il riconvocato Paolo Rossi sembrava l’ombra del Pablito d’Argentina, la squadra si ricordò di essere quella che aveva messo sotto tutti in Sudamerica, sfiorando il titolo.

Tanto valeva giocarsela, e stare a vedere. Allo stadio Sarrià di Barcellona (al Nou Camp giocavano Polonia, URSS e Belgio), uno stadio destinato ad entrare nella mitologia sportiva italiana al pari dell’Azteca, il 29 giugno l’Italia travolse l’Argentina di un attonito Maradona, con due gol di Tardelli e Cabrini a cui rispose il capitano biancoceleste Passarella. 2-1, l’Italia aveva rialzato la testa, ma contro il Brasile che agli argentini ne dette tre due giorni dopo sembrava comunque ci fosse poco da fare.

Il 5 luglio al Sarrià la portaerei brasiliana scese in campo per fare un sol boccone degli azzurri. La partita giocata quel giorno fa il paio con Italia-Germania dei mondiali messicani, in quanto a leggenda. Dopo cinque minuti Rossi aveva già messo dentro il primo dei suoi tre gol. Socrates aveva pareggiato, ma i brasiliani non avevano avuto tempo di festeggiare. Ancora Rossi, e Italia al riposo sul 2-1. Pareggio di Falcao a metà ripresa, e terzo gol di Pablito, risorto insieme alla sua Nazionale. Parata decisiva di Zoff sulla riga al 90°, quel giorno ci fu gloria e riscatto per tutti.

I brasiliani non riuscivano a credere di essere stati eliminati (ancora ogi non se ne fanno una ragione), gli italiani di aver vendicato l’Azteca e di ritrovarsi di colpo favoriti per la vittoria finale.

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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