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Salvi. What else?

Khouamé, gol di confusione, come si diceva una volta......

Se la sono giocata, e questa è già una buona notizia. Nei giorni precedenti alla partita si era diffusa tra le due tifoserie la tentazione di un parto gemellare, al bambino sarebbe stato messo nome Biscotto. E invece no, quest’anno – parafrasando Francesco I re di Francia – almeno per la Fiorentina tutto è perduto fuorché l’onore. E la serie A, a conti fatti, perché il Lecce, l’orlo del baratro, continua a perdere, ormai è lontano all’orizzonte. A viola e granata, paradossalmente, vanno bene tre risultati su tre. Si può giocare a cuore aperto, testa sgombra e, per chi ce l’ha, gamba distesa.

Da parte torinista, c’è un Belotti oggetto del desiderio fiorentino. Poco tempo fa costava quanto Higuain e Cavani, negli ultimi tempi ha fronteggiato un declino parallelo a quello della sua squadra, che sembrava ad un certo punto destinata a spaccare il mondo. Il mondo invece ha spaccato il Torino e la sua presunzione, ma al Gallo comunque manca un gol per eguagliare una leggenda non solo granata. Franco Ossola era l’ala sinistra del Grande Torino che fu sconfitto soltanto dalla Basilica di Superga. Quando fu richiamato in cielo dagli dei del pallone assieme ai suoi compagni, era titolare del record di segnature consecutive per la sua squadra: otto domeniche di fila. Lo è ancora, Belotti sperava di raggiungerlo al Franchi, l’ha fermato il palo a Terraciano battuto, e va bene così. Certi record è bene che restino nella Bacheca della Storia. La Fiorentina tra l’altro ringrazia (il palo) e continua a sognare di portare il Gallo in riva all’Arno. Magari se la sua quotazione ritorna a cifre da pianeta Terra.

Da parte viola Iachini cambia poco rispetto all’ultima partita. Fiducia a Khouame, astro nascente dell’attacco viola, nelle ultime giornate in rialzo di quotazione rispetto al generoso – a volte anche troppo – Cutrone e ad un Vlahovic che soffre probabilmente una preparazione approssimativa dovuta al lungo contagio ed alla lunga convalescenza dal Covid. Le altre novità sono il ritorno alla maglia da titolare di Castrovilli e Chiesa. La dice lunga sulla voglia di rischiare di un tecnico viola che si scopre contestato proprio nel momento in cui dovrebbe essere ringraziato, avendo fatto il suo come si dice a Firenze.

Beppe Iachini, missione compiuta

Beppe Iachini, missione compiuta

I due pezzi pregiati viola, che negli ultimi tempi hanno avuto bisogno, un gran bisogno, di una bella dose di Sidol, appaiono da subito tra i migliori in campo. Forse il peggio è davvero passato? Da come la Fiorentina aggredisce la partita sembrerebbe di sì. Toccherebbe tecnicamente al Torino fare il match, essendo più indietro in classifica, ma al 2° i viola confermano la felice recente tendenza che li vuole subito in gol. Ribery confeziona per Khouamé che in area si beve Lyanco ma poi tira talmente male da sorprendere lo stesso difensore ed il portiere Sirigu. Gol di strafalcione (che la Lega assegna giustamente ad autorete del torinista), ma va bene così, a questo punto ci prendiamo di tutto.

Il Toro accusa il colpo, per tutto il primo tempo dalle parti di Terraciano si intravede appena, tiri nello specchio della porta zero, Ossola può assistere da lassù alla partita tranquillo per il suo record. La Fiorentina invece insiste e mette i brividi a Sirigu più di una volta, con Castrovilli e Chiesa che ricominciano ad assomigliare a se stessi. Khouame non fa rimpiangere Cutrone, si da un gran da fare ma per la mira bisognerà lavorarci sopra. Pulgar fa il Pulgar sui calci piazzati (il rigore sbagliato con il Lecce non ha lasciato tracce), Chiesa cerca il gol di pregevole fattura, anche se da troppo distante.

Nella ripresa ancora Fiorentina, almeno tre le occasioni mangiate dall’imprecisione e dalla foga dei suoi attaccanti. Il Toro si sveglia dopo dieci minuti con una cincischiata di Belotti che si porta sul fondo un pallone di quelli che in altre giornate avrebbe scaraventato in rete. Fasi concitate in corrispondenza del momentaneo pareggio del Lecce a Genova. Il Torino fa sul serio adesso, Cutrone – entrato per Khouamé – anche. Si vede subito che l’ex milanista ha voglia e ispirazione. La girandola dei cambi continua a proporre una Fiorentina più incisiva e un Torino che comunque in un paio di occasioni non sfrutta l’episodio che potrebbe rimettere in discussione il match.

Al 74° il palo del Gallo, gran gesto tecnico, ma in Tribuna Paradiso Franco Ossola può salutare tutti e avviarsi per tempo all’uscita. Per il suo erede di un Torino molto meno Grande del suo non è serata. Lo è invece per Cutrone, che beneficia di una delle giocate dell’inesauribile (anche a livello polmonare) Ribery. Il francese parte in contropiede tirandosi dietro tre torinisti e liberando così Patrick che entrato in area ha il tempo di piazzare il pallone come fosse una palla da biliardo. 2-0, il Genoa è di nuovo in vantaggio, il Lecce faccia quello che vuole, il Torino anche. La Fiorentina è matematicamente salva.

Si chiude un campionato che è stato una specie di viaggio allucinante molto meno appassionante di quello di Asimov, e non solo per le note vicende del coronavirus. La Fiorentina torna a vincere in casa propria dopo più di sei mesi, era il 12 gennaio e sembrava che Beppe Iachini avesse trovato la quadra di una squadra costruita senza un progetto ben preciso, o forse ereditata senza progetto dalla passata gestione.

Non sapremo mai – per fortuna? – che cosa sarebbe successo se il mondo non si fosse dovuto fermare a fine febbraio per la pandemia. Fatto sta che per il secondo anno consecutivo siamo qui a festeggiare una salvezza come obbiettivo stagionale.

Ci aspettiamo molto di più, che venga Belotti o meno.

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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