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Un passo indietro nella crisi viola

Dopo aver acciuffato un meritato pari nei secondi finali contro il Genoa, che ha portato un minimo di distensione nell’intero ambiente gigliato, un punto da cui ripartire, la Fiorentina nell’undicesimo turno di campionato è di scena al Gewiss Stadium, a Bergamo, contro la temibile Atalanta.

Mister Prandelli negli undici titolari, ridisegna la squadra nel modulo e parte dalle seconde linee, il modulo è del 4-4-2, Dragowski tra i pali, Venuti, Milnkovic, Pezzella (cap.), Biraghi, Lirola, Amrabat, Pulgar, Bonaventura, Eysseric, Vlahovic, in panchina restano Caceres, Ribery, Castrovilli, e Callejon.

Prima del fischio d’inizio, la società omaggia l’indimenticabile campione del mondo Paolo Rossi (tifoso viola, ndr) con una maglia viola celebrativa, con il suo nome e il numero 9, come su tutti i campi viene osservato anche un minuto di silenzio in suo ricordo.

La gara nei primi minuti si mette subito in salita per gli ospiti, al sesto in profondità Zapata serve un pallone per Freuler, il cui tiro viene deviato in angolo. Ancora in pressing i neroazzurri che con il colombiano Zapata impegnano con una bella parata il portiere Dragowski. Al ventunesimo la prima occasione dei viola, azione personale con un contropiede di Vlahovic che salta due difensori e con un sinistro manda sul secondo palo, il portiere Gollini alza sulla traversa.

L’Atalanta continua a costruire ma non riesce a finalizzare, ancora un intervento di Dragowski su colpo di testa di Zapata. Al 44′ ancora in avanti i padroni di casa, su azione insistita dalla destra Zapata crossa verso il centro con Gosens pronto a deviare in porta per il vantaggio. Dopo un minuto di recupero si va all’intervallo.

Nella ripresa il primo cambio entra in campo Castrovilli al posto di Pulgar. Al 55′ arriva la doccia fredda per gli ospiti, una punizione di poco fuori dall’are di rigore, viene battuta da Malinovskyi che realizza il raddoppio dei padroni di casa, Dragowski non vede neanche la traiettoria del pallone, ma la barriera ferma non cerca neanche di ostacolare. Per la cronaca, il primo goal per l’ucraino.

Al 58′ altri due cambi, entrano Ribery e Callejon al posto di Eysseric e Lirola, che portano poche idee, mentre subito dopo, al 62′ si gonfia ancora la rete dell’Atalanta per la terza volta, ancora un pallone che arriva da calcio d’angolo, tocco di Djimsiti per il centro dell’area dove il compagno Toloi aggancia e con un colpo di testa manda dentro la porta.

Altre sostituzioni tra i viola, al 71′ esce Vlahovic per Kouame, due minuti dopo Biraghi lascia il campo per problemi muscolari, al suo posto entra Barreca. Poche le azioni da annotare nel finale di gara, con una Fiorentina spenta e rassegnata, impossibile anche solo immaginare una possibile rimonta. Dopo tre minuti di recupero, il triplice fischio finale.

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Un confronto sulla carta proibitivo di per sé, sono anni che la squadra bergamasca è una realtà consolidata del calcio italiano, ben organizzata, coriacea, cinica con un attacco stellare, ma alcune sconfitte non sono giustificabili. La Fiorentina non solo non ha saputo approfittare del momento meno brillante degli orobici,(una gara in più nella gara di Champions lo scorso mercoledì, alcuni giocatori rappresentativi assenti come Papu Gomez, Ilicic, qualche dissidio tra mister e squadra), ma si è mostrata come spesso avviene con un atteggiamento remissivo, senza carattere e con nessuna grinta, in gergo la mancanza di garra , quella che arriva dai sudamericani quando si deve dare il massimo per lottare contro le avversità con unghia e denti.

Ancora una volta, il migliore dei gigliati risulta il portiere Dragowski, anche se con tre goal al passivo, a dimostrazione di una squadra chiusa nella propria area, che solo per quasi un tempo ha arginato le incursioni degli avversari, e non ha mai alzato il proprio baricentro per rimettere in piedi la gara. La squadra viola manca di coraggio, eppure ci sono giocatori che avrebbero doti e caratteristiche che li hanno contraddistinti, il francese Ribery sembra l’ombra del campione che è stato, di certo l’infortunio lo ha condizionato, ma ormai sembra inglobato nel contesto generale della normalità,

Castrovilli, la base solida per costruire la squadra del futuro, doveva giocare il campionato della sua consacrazione, e invece é lontano dalla sua forma, dalle sue giocate. Amrabat il fulcro del centrocampo ancora in difficoltà sia per il ruolo ancora non definito, poco preciso e con diversi palloni persi e poco smistati.

Un passo indietro che acuisce la crisi totale dei viola, nel gioco, nel carattere, nei diversi reparti, (inutile parlare ogni volta dell’astinenza da goal degli attaccanti, di difesa disattenta, dei big che non fanno la differenza), in quattro partite fare un solo punto, porta ad una situazione preoccupante, e soprattutto una classifica che potrebbe non essere recuperata, una strada senza uscita, soprattutto per le diverse prospettive di inizio stagione.

La società (infuriata) ha comunicato che da lunedì la squadra andrà in ritiro, mercoledì e sabato al Franchi ci saranno due gare fondamentali, contro Sassuolo e Verona. Ci auguriamo possano essere la occasione giusta per fare punti necessari per risalire posizioni, e per noi la possibilità di poter commentare diverse prestazioni.

Autore

Patrizia Iannicelli

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