Musica

I quattro ragazzi di Genova

Forse non  avranno cambiato la musica ma fortunatamente non hanno cambiato neppure le idee e anche oggi, mezzo secolo dopo il successo de La Prima Cosa Bella, sono rimasti gli stessi di un tempo: spensierati e positivi.

All’edizione di Sanremo da poco conclusasi, sono stati tra i più intervistati e fotografati. La critica italiana li ha snobbati per anni mentre loro vendevano dischi e biglietti per i concerti all‘estero. Ora quella critica è morta e sepolta mentre i Ricchi e Poveri sono come rinati. Piaccia o no ammetterlo, rappresentano un simbolo e la memoria ha bisogno di simboli per rivivere.

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E questo è  ciò che si è visto qualche settimana fa al Teatro Ariston, con il pubblico tutto in piedi che cantava a squarciagola Sarà perché Ti Amo mentre Angelo Sotgiu (il bello), Angela Brambati (la brunetta), Marina Occhiena (la bionda) e Franco Gatti (il «nasone») se la ridevano con gli occhi.

Come per magia, si sono ritrovati sul palco tutti e quattro insieme dopo ben 39 anni da quel litigio sfuggito solo ai più disattenti che diventò un vero e proprio tormentone da rotocalco, secondo il quale la bionda avrebbe «rubato» l’uomo alla moretta: comunque siano andate davvero le cose adesso è acqua passata. D’accordo, sarà stato un affare di cuori e orgogli spezzati ma ormai i quattro pare che ci abbiano messo una pietra sopra.

«Abbiamo iniziato in quattro ed è giusto finire in quattro» ha dichiarato recentemente Gatti in un’intervista. E così il manager Danilo Mancuso è andato a casa di Marina Occhiena e l’ha convinta «a ricucire uno strappo che c’era da troppo tempo».

Oltre al rattoppo ben fatto, a breve uscirà anche un Greatest Hits il quale, con molta probabilità, rilancerà il gruppo nel vortice sfrenato delle tournée e dei  concerti, magari  nuovamente in tutta Europa.

Si perché i nostri Rich and Poor (così come voleva chiamarli Il Califfo)  sono stati snobbati per anni, soltanto in Italia;  il loro Sarà Perché Ti Amo vendette sette milioni di copie e fu solo il primo di una serie di hit che aprirono loro anche e soprattutto  le porte del mercato internazionale. Nel 1986 fecero 44 sold-out in Russia davanti a più di 700 mila persone e ancora adesso l’Europa dell’Est è casa loro: «I russi cantano le nostre canzoni in italiano, magari non capiscono le parole ma le cantano. All’estero siamo come la Ferrari e la pizza», sostengono i quattro.

Situazione analoga a quella di un Al Bano, di un Toto Cutugno, o anche di Pupo; bravi cantanti che la critica musicale italiana ha sempre sottovalutato.

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I  Ricchi e Poveri sono invece la conferma che la musica popolare può non intercettare sempre temi di impegno civile o politico ma può bene intrecciarsi con le vite di una o più generazioni, molto più profondamente di quasi tutte le altre forme espressive.

E questi quattro ragazzi che alla fine anni Sessanta volevano campare con il loro gruppo polifonico, nemmeno ci pensavano a tutte queste considerazioni quando hanno cominciato.

La loro storia ebbe inizio nel 1968: mentre i giovani di tutto il mondo sognavano la rivoluzione, i Ricchi e Poveri  muovevano i primi passi al Cantagiro: genovesi, figli di operai, che guardavano ai gruppi americani quali The Mamas & the Papas oppure a Crosby, Stills, Nash & Young, in principio si chiamavano in un altro modo, erano i Fama Medium.

Il quartetto polifonico, già dopo le prime prove e le prime esibizioni conquistò Fabrizio De André. Il cantautore genovese apprezzò particolarmente il loro stile – due voci femminili e due voci maschili completano lo spettro delle frequenze – e li convinse a fare un provino presso una casa discografica milanese.

I Fama Medium furono scartati ma Faber li convinse a insistere, fino a quando non furono notati da Franco Califano che si offrì di fare loro da produttore e li convinse a restare a Milano.

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Nel 1970 parteciparono al Festival di Sanremo con La Prima Cosa Bella insieme a Nicola Di Bari per poi ripresentarsi l’anno successivo con Che Sarà insieme a José Feliciano. In entrambe le occasioni arrivarono secondi.

Nel 1972 tornarono all’Ariston con Un Diadema Di Ciliegie e arrivarono all’11° posto per poi recuperare nell’edizione successiva, il 1973, con Dolce Frutto che si classificò quarta.

RicchiePoveri200228-008Il Festival di Sanremo sarà una costante per il quartetto di Genova, che nel 1976 arriva al tredicesimo posto con Due Storie Di Musicanti per poi ripresentarsi nel 1981 con Sarà Perché Ti Amo.

Il 1981 è anche l’anno della defezione di Marina Occhiena, che poco prima dell’approdo al Festival abbandona la formazione.

Con Sarà Perché Ti Amo i Ricchi E Poveri conquistano il quinto posto e nonostante la mancata vittoria il brano otterrà un forte successo. Ma la vittoria vera e propria arriva nel 1985 con Se M’Innamoro, che si classifica al primo posto del Festival canoro italiano.

Nel frattempo i Ricchi E Poveri hanno già una menzione speciale per tantissimi singoli di successo: oltre alle hit già citate, negli anni ’80 pubblicano Mamma Maria, un brano che oggi è conosciuto in tutto il mondo e Voulez Vous Danser.

Impossibile negarlo dunque: con ben 12 partecipazioni sanremesi nel curriculum – l’ultima nel 1992 con Così Lontani – i Ricchi & Poveri sono divenuti un pilastro fondamentale della storia della musica leggera italiana.

E il pubblico ha apprezzato i loro brani, sempre energici, appassionati, allegri e professionali.

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Il gruppo genovese non è stato, tuttavia, lontano dalle difficoltà. Se nel 1981 passarono da quartetto a trio con l’abbandono di Marina, nel 2016 diventarono un duo con l’abbandono di Gatti, travolto dalla morte del figlio avvenuta nel 2013.

Dal 2016 a oggi, dunque, i Ricchi e Poveri si erano ridotti ad Angela e Angelo, ma grazie al lavoro del manager Mancuso quest’anno li abbiamo rivisti insieme, 39 anni dopo l’uscita dell’ Occhiena e 50 anni dopo l’esordio a Sanremo con La Prima Cosa Bella.

Mancuso ha dichiarato: «Una reunion ha sempre un qualcosa di personale, è una vita passata insieme. Bisognava celebrare la grandezza della loro storia, che è anche affettiva: la band è nata nel 1967 ed è una bellissima storia di vita».

E la reunion ha fatto di nuovo storia al festival. I magnifici quattro, insieme sul palco,  hanno trascinato il pubblico sulle note di pezzi iconici come L’ultimo amore, La prima cosa bellae Che sarà. Poi, con un medley che comprendeva Se m’innamoro, Sarà perché ti amoeMamma Maria è stata una vera e propria standing ovation! Il pubblico, balzato in piedi, ballava e cantava i grandi successi del mitico quartetto che ha scritto la storia della musica pop italiana: un tuffo nostalgico, simpatico e rinvigorente nel repertorio musicale italiano degli anni Settanta e Ottanta.

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«Questo è un sogno» è stato il commento di Amadeus al momento di presentarli sul palco. E loro sono sembrati davvero un sogno, perché, sarà anche merito della chirurgia estetica oppure di un trucco impeccabile ma a vederli dietro ai microfoni, ci è parso che per i quattro cantanti della band, gli anni non fossero mai trascorsi.

Angela (72 anni), porta gli stessi capelli e la stessa grinta di 50 anni fa, Franco (77),  il suo solito look un po’ dimesso e malinconico, Angelo (73), è più aitante che mai; in quanto a Marina, la più giovane (compirà 70 anni il 19 marzo), con la sua folta chioma bionda, sprizza ancora sex appeal da tutti i pori.

Appartengo a quella fetta di share che durante la kermesse dell’Ariston tiene la televisione spenta. Lo faccio da anni, soprattutto da quando la musica italiana è diventata un pretesto, per veicolare altre cose. Messaggi strumentali, vincitori “politicamente corretti”. Per non parlare di canzoni ormai quasi del tutto inascoltabili.

A ripensarci, cominciai a tenere la TV spenta proprio l’anno in cui il Festival della Canzone Italiana fece l’ultimo sgarbo a loro, ai Ricchi e Poveri. Era il 1992, Così lontani era una canzone diversa dal loro solito. Cambiava la loro cifra stilistica, come direbbero addetti ai lavori ed esperti. Ma era a suo modo struggente, poetica, ben cantata. Da primi posti, a giudizio almeno di chi scrive, che di canzoni negli ultimi cinquant’anni ne ha ascoltate tante, forse anche troppe.

Arrivò ultima, e da allora I Ricchi e Poveri non ci provarono più. Hanno continuato a spopolare nel mondo, la gente canta le loro canzoni in lingua italiana anche nella Terra del Fuoco. Dappertutto meno che in Italia. Forse ci siamo illusi di avere di meglio, nell’ultimo ventennio. Forse è questa la storia che discografici interessati e politicanti e mestieranti di sottobosco ci hanno raccontato.

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E allora perché quest’anno qualcuno è andato a suonare il campanello a Marina Occhiena e l’ha pregata di ritornare là, su quel palco dove i quattro ragazzi di Genova si erano ritrovati in tre, e di chiudere una ferita che sanguinava per tutta l’Italia, almeno quella che a buon diritto nella mia e nostra gioventù si inorgogliva di avere la musica e le canzoni più belle del mondo?

E perché quando Amadeus ha lasciato il microfono ai quattro ragazzi ritornati quattro e appena un po’ più cresciuti rispetto all’ultima volta in cui li avevamo visti tutti e quattro insieme, il pubblico di solito compassato e quasi da “prima della Scala” dell’Ariston si è messo a saltare come un matto? Come quello di un concerto di cinquant’anni fa?

Perché ci siamo ritrovati improvvisamente giovani con loro, come loro, insieme a loro? E ci si commuove come ragazzini a vedere la bionda e la mora che 39 anni dopo si abbracciano, e  Angelo e Franco che le guardano con gli occhi lucidi dissimulati a malapena?

Dopo Albano e Romina tornati insieme, questa era la reunion che mancava all’Italia delle canzonette per chiudere un’epoca, e chiuderla alla grande. Per una volta, mi sono rammaricato di quella mia televisione spenta, e di aver visto il ritorno dei quattro di Genova soltanto nelle registrazioni. E adesso, da solo davanti al loro video, ho voglia di saltare anch’io, e non me ne vergogno, anzi.

Che confusione….. sarà perché – come tutti gli italiani degni di questo nome – li amo.

Bentornati.

(s.b.)

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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