Musica

London calling

Da sinistra a destra, Mick Jones, Joe Strummer e Paul Simonon dei Clash

Il rock è nato in America, ma non sarebbe stato il rock se non avesse preso quasi subito la via dell’Atlantico, sbarcando in Inghilterra e scrivendo lì molte delle sue pagine di storia migliori. O quantomeno più originali. Negli anni 70 erano gli inglesi a sfornare un gruppo o un artista dietro l’altro, che poi andavano a consacrarsi negli Stati Uniti.

The Clash, Lo Scontro. Nome non scelto a caso, erano un gruppo che nasceva come punk, il rock britannico di matrice nichilista di cui i Sex Pistols erano stati fino a quel momento i maggiori esponenti. Poi arrivarono loro,  Joe Strummer (voce, chitarra ritmica), Mick Jones (chitarra solista, voce), Paul Simonon (basso, voce) e Nick Topper Headon (batteria, percussioni), e al punk aggiunsero molto altro, praticamente tutto. Ska, pop, reggae, rockabilly, rythm and blues, jazz.

LondonCalling191214-001Poi arrivò London calling, l’album con cui sfondarono definitivamente, in patria e oltreoceano. Uscito il 14 dicembre 1979, impreziosito da una copertina che richiamava nella grafica Elvis Presley, il padre fondatore a cui i Clash si rifacevano dichiaratamente, e nel soggetto Jimi Hendrix, con Paul Simonon che sfascia il basso durante un concerto, conteneva 19 pezzi classificati da subito quali altrettanti capolavori. La rivista Rolling Stone lo giudicò il miglior album degli anni 80, e dire che era uscito quando agli anni 80 mancavano ancora quindici giorni. Lo giudicò anche l’ottavo miglior album di tutti i tempi, e i due dischi di platino vinti rispettivamente negli U.S.A. e nel Regno Unito sostanziano abbastanza efficacemente quel giudizio.

Alcuni brani sono nella storia della musica, come Lost in a supermarket, Brand new cadillac, Spanish bombs, The guns of Brixton, The right profile. Poi ce n’è uno che addirittura è nella leggenda, e non solo perché dà il titolo all’album.

L’epoca in cui uscì era anche quella in cui la fantascienza catastrofica, pessimista, andava di moda come non mai. L’anno in cui uscì Alien, in cui si stava girando Blade Runner, fu quello in cui i Clash composero London calling, storia di un mondo alle prese con una ecatombe nucleare imminente o addirittura già accaduta, di una Londra resa irriconoscibile dai suoi effetti e di una razza umana che lotta per una difficile sopravvivenza, in uno scenario urbano che ricorda quello dell’Eternauta di Héctor Oesterheld, il fumetto che in quei giorni andava anch’esso per la maggiore.

La canzone deve molto al cinema, ed al cinema qualcosa ha restituito. 007 Pierce Brosnan torna a Londra dopo un lungo esilio nella Morte può attendere, e mentre il suo aereo atterra ad Heathrow la colonna sonora è quella dei Clash.

Un po’ meno condivisa la scelta di farne l’inno delle Olimpiadi del 2012. Londra in quei giorni celebrava la sua apoteosi. Non aveva e non intendeva avere niente a che fare con l’immagine della grande città che lancia il suo appello disperato ad altre città lontane…..

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

Lascia un commento