Musica

Metello

Sapevamo da una trentina d’anni che Vasco Pratolini era uno dei più grandi scrittori italiani del dopoguerra, da almeno dieci che Mauro Bolognini era uno dei migliori talenti della nouvelle vague cinematografica italiana degli anni sessanta e che Ennio Morricone era nato per comporre le colonne sonore di grandi film, che grazie a lui diventavano ancora più grandi, indimenticabili.

Q fu la conferma di tutto questo, e anche qualcosa di più. Fu la scoperta che Massimo Ranieri non era soltanto uno dei giovani cantanti emergenti di un paese che del canto e della canzone aveva sempre fatto una delle sue arti meglio coltivate, e un promettente attore di teatro. Era anche un grande attore di cinema. Il ragazzo napoletano che parlava alla perfezione il fiorentino di fine Ottocento fu un miracolo recitativo che impreziosì un’opera stilisticamente alla pari con il romanzo da cui era tratta. Uno di quelli che avevano reso Pratolini precocemente immortale.

Il resto lo fece Morricone, con questo brano musicale che a quel capolavoro tratto da un capolavoro dette una cornice sonora struggente, carica di pathos, di nostalgia e di grande Storia vissuta. Gli operai sanfredianini che prendevano coscienza dei loro diritti, e gli italiani che prendevano coscienza di essere ancora un popolo che esprimeva grandi artisti.

E la Firenze di un tempo ormai mitico… che anche grazie a Pratolini, Bolognini e Ranieri i fiorentini si portano ancora dentro, sapendo che non potranno riviverlo mai più.

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Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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