In principio erano i Velvet Underground. John Cale, compositore e polistrumentista, Sterling Morrison alla chitarra, Angus MacLise alle percussioni, e quel frontman così tormentato e così di talento, Lou Reed, che scriveva una canzone di successo dietro l’altra.
E che avrebbe continuato a farlo anche come solista, dopo il 1973. «Non ho mai avuto giovani che strillavano ai miei concerti. I ragazzi strillano per David [Bowie, n.d.r.], non per me. A me tirano siringhe sul palco», si sarebbe autocommiserato, giocando tuttavia con quell’etichetta di Angelo del Male, di cantore dei bassifondi urbani ed umani e delle deviazioni psicologiche e sessuali che gli avrebbero appiccicato ben presto addosso e che lui si sarebbe lasciato appiccicare senza colpo ferire, anzi.
Quel David Bowie di cui invidiava il successo avrebbe confessato d’altra parte altrettanto presto di considerare proprio Lou Reed uno degli artisti che maggiormente lo ispiravano (e con cui si sarebbe sdebitato producendogli alcuni album nei periodi di maggiore difficoltà del newyorchese). E perfino il movimento musicale denominato Punk gli deve molto, perché i suoi temi Reed li ha anticipati pressoché tutti.
A proposito di brani che si legano l’uno all’altro senza soluzione di continuità e di intro che introducono a qualcos’altro di musicalmente altrettanto magico, a Francesco Guccini e Jackson Browne si affianca proprio Lou Reed, alla grande.
I Velvet con la cantante tedesca Nico
Questo brano lo compose nel 1969 e lo pubblicò nel settembre 1970 in Loaded, album dei Velvet. Ma la sua versione migliore, più travolgente, tra tutte quelle in cui il brano iniziale si è evoluto, resta quella di Rock N Roll Animal, l’album con cui esordì da solista nel 1974.
E’ il pezzo che chiunque abbia amato la chitarra vorrebbe saper suonare come lo suona lui insieme a Dick Wagner e Steve Hunter. Passando da quella Intro piena di virtuosismi al ritmo inconfondibile, trascinante, immortale di Sweet Jane.
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