Cultura e Arte

Terza pagina

Alexandre Dumas, il "maitre des feuilletons" in una vignetta dell'epoca

Alexandre Dumas, il “maitre des feuilletons” in una vignetta dell’epoca

Il nome affonda le radici nei primordi del giornalismo moderno, si riferisce allo spazio che storicamente le testate italiane dedicano alla cultura. Nell’Ottocento ed ai primi del Novecento, tutti i quotidiani avevano quattro pagine. La prima ospitava l’articolo di fondo e la cronaca dei fatti più rilevanti della giornata. La seconda era dedicata alla cronaca politica italiana ed estera. La terza ospitava il romanzo d’appendice, il feuilleton a puntate secondo il modello francese, e le notizie in breve. La quarta pagina era dedicata infine alle notizie secondarie ed alla pubblicità. Con il tempo si diffuse anche la moda del supplemento domenicale. Spesso infatti la domenica le pagine diventavano sei.

Il primo a dotarsi di una Terza pagina fu un quotidiano di Roma, Il Giornale d’Italia, diretto da Alberto Bergamini. Accadde che all’inizio di dicembre 1901 si svolgesse nella capitale un grande evento teatrale e mondano, la messa in scena da parte della compagnia di Eleonora Duse della tragedia Francesca da Rimini di Gabriele D’Annunzio. In occasione della prima nazionale, il 9 dicembre, Il Giornale d’Italia decise di attribuire il massimo rilievo alla notizia incaricando ben quattro giornalisti di coprire l’evento.

Tutta la storica pagina tre dell’edizione del 10 dicembre fu dedicata dunque alla Francesca da Rimini. Una pagina per la prima volta in assoluto a tema unico. Prima d’allora, lo spazio dedicato alla cultura sui quotidiani italiani era un articolo in prima pagina detto articolo di risvolto, poiché cominciava nella sesta e ultima colonna e proseguiva nella prima colonna della seconda pagina.

Alberto Bergamini

Alberto Bergamini

Bergamini era un innovatore, ed un talent scout. Stipendiava studiosi e letterati di chiara fama come Benedetto Croce, che di solito scriveva l’articolo di apertura, lungo e su su due colonne. Per la sua leggibilità anche in corpo piccolo, il Giornale impiegava un carattere tipografico esclusivo, l’elzeviro (dal nome della famiglia di stampatori che lo aveva inventato), che ebbe fortuna, prendendo piede come carattere utilizzato da tutti i quotidiani in Terza pagina. Soprattutto – tenendo fede al modello iniziale – per le grandi recensioni teatrali d’autore.

Luigi Albertini

Luigi Albertini

Lo schema di Terza pagina così come lo conosciamo oggi fu messo poi a punto da un’altro genio del giornalismo dei primordi: Luigi Albertini, direttore del Corriere della Sera a partire dal 1905. Il Corriere consacrò lo schema che poi venne adottato da tutti gli altri quotidiani: apertura con l’elzeviro, spalla di varietà, il racconto (eventuale) che non doveva superare la colonna e tre quarti, la corrispondenza dall’estero e le rubriche ed i corsivi.

Oltre alla veste editoriale, Albertini impose anche uno standard qualitativo d’eccezione. Fu il primo a pretendere l’esclusiva della firma dai suoi collaboratori, e che firma. Tra di essi: Giosuè Carducci, Ada Negri, Gabriele D’Annunzio, Luigi Pirandello, Grazia Deledda, Luigi Capuana, Massimo Bontempelli, per dirne solo alcuni. In pratica, il meglio della letteratura italiana del tempo. La politica di Albertini era infatti quella di riservare la Terza pagina del Corriere solo alle firme italiane. Al successo della Terza del Corriere contribuirono in maniera decisiva anche i reporters propriamente detti, come quel Luigi Barzini che si fece un nome seguendo il raid Pechino-Parigi, o altre grandi firme come Ettore Janni e le sue critiche letterarie, e Ugo Ojetti, il signore degli elzeviri.

La Terza pagina divenne dunque e rimase per molti anni una componente irrinunciabile per ogni quotidiano d’opinione: era la biblioteca, il salotto buono, dove ciascun giornale esibiva i pezzi pregiati, le sue firme più illustri.

Il primo storico supplemento del Corriere della Sera per i più piccoli

Il primo storico supplemento del Corriere della Sera per i più piccoli

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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