Cinema

Topolino, settant’anni e non sentirli

Topolino190407-006Auguri Topolino, lunga vita a te! Il topo antropomorfo più famoso al mondo, che veste pantaloni rossi, grandi scarpe gialle e guanti bianchi, compie settant’anni, nella versione italiana.

Nato nel 1928 in America dalla straordinaria genialità di Walt Disney,  Mickey Mouse è diventato nel nostro paese appunto Topolino. Cominciata nel lontano 1932, la sua avventura in terra italiana era definitivamente decollata nell’aprile del 1949, con il primo numero di un giornalino settimanale che dura tutt’oggi e che ha raggiunto oggi nientemeno che il numero 3306. La cui copertina ripropone quella storica di settant’anni fa, con il Topo vestito a festa su sfondo rosso fiammante.

La storica copertina del numero 1

La storica copertina del numero 1

Cosa sarebbe stata la nostra infanzia senza Topolino? Ne abbiamo avuti tanti di fumetti ad accompagnarla, a renderla un universo parallelo e sognante senza mai fine, in un’epoca in cui la realtà virtuale non esisteva se non nella nostra testa, e solo il cinema – ogni tanto, almeno per le possibilità economiche delle famiglie normali – interveniva a dare forma visibile ai personaggi che per il resto del tempo vivevano nella nostra fantasia.

Ne abbiamo avuti tanti, ma Topolino è stato unico. Ricordo come fosse ieri il mio primo abbonamento a quel settimanale che raccoglieva tutti i personaggi creati dal Mago delle Favole, Walt Disney, l’Esopo, il Grimm, l’Andersen del nostro tempo. Il babbo me lo aveva regalato sapendo che era la cosa a me più gradita, e insieme al primo numero arrivato a casa per posta mi tirò fuori da un cassetto – con orgoglio e nostalgia entrambi malcelati, da bambino cresciuto che riaffiorava improvvisamente sotto le sembianze dell’adulto con la A maiuscola che a me appariva – il primo numero che aveva avuto per le mani lui, tanti anni prima. In quegli anni Trenta e Quaranta dove in un’Italia del tutto diversa da quella in cui io ero piccolo allora, lui da piccolo aveva fantasticato sugli stessi personaggi, anche se disegnati in modo del tutto diverso. Dove un regime che proibiva tutto ciò che veniva dall’estero non se l’era sentita di estendere la proibizione a lui, al Topo Michelino e a tutti i suoi compagni. Mickey Mouse aveva vinto la seconda guerra mondiale prima di tutti e senza neanche combatterla.

Ricordo la Storia e Gloria della Dinastia dei Paperi, la prima miniserie che – ebbene, sì – fu determinante per instillare in me la passione per la storia. Ricordo la ristampa di quel n. 7 della serie originale del 1949, l’Inferno di Topolino, che mi avvicinò in modo irresistibile alla letteratura, all’epica, alla poesia.

Topolino190407-010Ricordo i numeri 500, 1000, 2000, che si succedevano insieme a storie, parodie, sogni ad occhi aperti e simpatia. Quella che Walt Disney anche da morto ha continuato a dispensare alle generazioni a venire, come quella di mio figlio, e – spero – anche del suo, un giorno. Magari vissuta e coltivata sui vecchi albi conservati dal nonno e addirittura dal bisnonno.

E soprattutto, sento sempre quella sensazione che parimenti riaffiora, ogni volta che passo davanti ad un giornalaio. Ne è passato di tempo dal mio ultimo abbonamento a Topolino, e ne sta passando già diverso dall’ultimo che ho rinnovato a mio figlio. Non ho più l’età per fumetti e cartoni, direbbero i benpensanti. Eppure, un sorriso ed una stretta al cuore ad ogni nuova uscita, ad ogni nuova copertina del Topo, non può togliermeli nessuno.

Buon compleanno, vecchio Mickey. Siamo invecchiati insieme, ma almeno tu gli anni li porti benissimo.

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Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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