Parla Londra. Trasmissione destinata alle forze combattenti nelle zone occupate.
Alcuni messaggi, questa volta citazioni in chiaro:
Non basta sottomettere più o meno pacificamente le masse al nostro regime, inducendole ad assumere una posizione di neutralità nei confronti del regime. Vogliamo operare affinché dipendano da noi come da una droga.
(Joseph Goebbels)
Che senso ha il cristianesimo oggi? Il Nazionalsocialismo è una religione. Quello che ci manca è un “genio religioso” capace di sradicare le pratiche religiose antiquate mettendone delle nuove al loro posto. Ci mancano tradizioni e rituali ma un giorno, molto presto, il nazionalsocialismo sarà la religione di tutti i tedeschi. Il mio partito è la mia chiesa, e io credo di servire il Signore al meglio quando metto in pratica la volontà del mio partito, liberando il mio popolo oppresso dalle catene della schiavitù. Questo è il mio Vangelo.
(Joseph Goebbels)
Il 30 marzo 1933, il ministro della Propaganda in Germania, Joseph Goebbels, mi convocò nel suo ufficio […] e mi propose di diventare una sorta di “Fuhrer” del cinema tedesco. Io allora gli dissi: «Signor Goebbels, forse lei non ne è a conoscenza, ma debbo confessarle che io sono di origini ebraiche» e lui: «Non faccia l’ingenuo signor Lang, siamo noi a decidere chi è ebreo e chi no!». Fuggii da Berlino quella notte stessa.
(Fritz Lang)
È più facile ingannare le masse con una fandonia esagerata che con una piccola bugia.
(Adolf Hitler)
Buongiorno italiani, è il vostro colonnello Stevens che vi parla da Londra. Ci giungono notizie inquietanti sul fronte delle vaccinazioni anti-Covid. Sembra che non contente di fare andare i propri dipendenti in giro come le oche giulive Verdi degli anni 80, con la spilletta appuntata al camice riservata a coloro che sono corsi a donare l’oro alla patria, pardon, a vaccinarsi per primi con il ritrovato della Pfizer, le amministrazioni di diverse strutture sanitarie nazionali stiano facendo circolare sempre tra i propri dipendenti una modulistica abbastanza surreale se non surrettizia con la quale si chiede di esprimere una specie di dissenso informato. Il dipendente che rinuncia al vaccino (notare la terminologia cresimale) deve specificare se è consapevole che così facendo si pone come un rischio per pazienti, colleghi e collettività in generale. Deve altresì specificare in un modo o nell’altro di essere al corrente delle ragioni scientifiche sottostanti al vaccino a cui rinuncia (cosa che trattandosi di addetti ai lavori dovrebbe essere data per scontata) e più in generale delle implicazioni di tale atteggiamento rispetto al codice deontologico professionale.
Ironia della sorte (o della nostra attuale condizione umana), analoga o quasi modulistica è stata fatta firmare a titolo di liberatoria (per quello che può valere se si dovesse verificare la malaugurata ipotesi del caso di bisogno) anche a coloro che si sono sottoposti al vaccino, affinché siano preventivamente informati del fatto che il prodotto in questione non garantisce allo stato attuale la copertura effettiva totale contro il virus, l’assenza di effetti collaterali e soprattutto l’efficacia verso le varianti attualmente insorgenti sul nostro territorio. Non è garantito nemmeno il risarcimento in caso di danni fisici o d’altro genere, e ciò la dice lunga. Ma non è questo il punto che sfugge a molti in questo momento.
Una amministrazione datrice di lavoro che assume un tale atteggiamento nei confronti dei dipendenti e che si spinge a quanto pare addirittura a prendere nota ufficialmente di chi ha fatto il vaccino o meno (atteggiamento che la giurisprudenza giudica illegittimo da sempre, almeno fin dai tempi dell’insorgere della ben più grave malattia denominata AIDS e dalla messa a punto della normativa di riferimento ad essa, ad oggi mai abrogata) si pone al di fuori della Costituzione della repubblica italiana. Il Garante della Privacy ci risulta che stia già disponendosi ad affermare ufficialmente questo principio mettendo in mora tutte le suddette amministrazioni.
Com’è noto l’art. 32 della carta fondamentale stabilisce tra l’altro che «Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge». Senza aspettare l’intervento degli interpreti costituzionalisti omologati alla Mattarella o alla Cassese, possiamo dire senza tema di smentita che in difetto di una simile legge (che per essere approvata – ricordiamo, male non può fare – avrebbe bisogno di una maggioranza parlamentare e non di un decreto del presidente del consiglio dei ministri, secondo la recente e discutibile prassi, e soprattutto di una motivazione valida che francamente la filosofia ed appunto la prassi della gestione di questa pandemia non sembrano a tutt’oggi aver fornito) ogni tentativo di aggirare le leggi al contrario vigenti è da ritenersi parimenti incostituzionale e illegittimo. Come tale, questo sì, sanzionabile.
Se poi vogliamo spostare la questione sul campo della filosofia politica, quanto sopra si configura come uno dei peggiori attacchi alla democrazia italiana dal 1945 ad oggi, e stupisce che alla stragrande maggioranza del popolo di questo paese la cosa sfugga, o passi in secondo piano. Mentre in Parlamento in queste ore si vara un nuovo governo liberticida (per il solo e semplice fatto di essere sostenuto da tutte le forze rappresentate nelle Camere, senza opposizione ad eccezione di quella fornita da Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, partito paradossalmente ritornato anti-sistema come nella Prima Repubblica, ma stavolta per colpa del resto dell’arco costituzionale che si è spostato in massa nel campo anti-democratico), la nazione è già pronta di fatto a spianare la strada all’azione di un tale governo, avendo i cittadini psicologicamente rinunciato in partenza ai propri diritti fondamentali.
Anche chi ha espresso, dalla prim’ora o nelle seguenti, ed esprime tutt’ora perplessità circa i vaccini anti Covid si incarta sul gioco da Fantacalcio: meglio Pfizer, Astra Zeneca o Sputnik? E la questione di fondo, il fatto che ad andar bene ci stiamo facendo inoculare in vena una specie di placebo che può virare al pericoloso (effetti collaterali riscontrati ed anche gravi alla mano), finisce nell’anticamera del dimenticatoio. O va a scontrarsi con il celebre tabu che vivono gli italiani nei confronti delle loro Autorità. Pare che nelle ultime ore anche il Papa si sia espresso duramente contro chi non si vaccina, arrivando a benedire quasi il datore di lavoro che in tal caso licenzia. A parte le facili considerazioni circa l’apprendistato di Jorge Maria Bergoglio ai tempi del regime fascista argentino (che potrebbe averlo segnato più di quanto gli stessi suoi detrattori in tal senso siano disposti a riconoscere), ci fa rabbrividire il pensiero che un popolo di miscredenti baciapile come questo non sia già in procinto di inginocchiarsi per effetto dell’esortazione dell’attuale Vicario di Cristo. Crediamo che a Francesco d’Assisi la dedica del pontificato di Bergoglio vada sempre più stretta, e non aggiungiamo altro, se non l’invidia e l’ammirazione per chi a suo tempo ha portato a buon fine la rivoluzione protestante.
L’altra riflessione investe lo Sputnik, il vaccino miracoloso che abbatte il Covid, non fa male a nessuno, e magari ci fa tutti biondi come Putin. Questo vaccino gli amici russi ce l’hanno in mano dall’estate scorsa, quando ancora alla UE madama Ursula firmava contratti plurimiliardari per farmaci allora avveniristici e adesso a quanto pare di difficile produzione su scala industriale. Delle due l’una, o gli scienziati del Kremlino sono sempre quelli che fecero miracoli nella Guerra Fredda tecnologica colmando in pochi anni il gap con l’avversario americano, oppure qui qualcosa tanto per cambiare non quadra.
Lo Sputnik vincerà anche il Nobel per la medicina 2021, ma continuiamo a restare perplessi di fronte ad un vaccino costruito in un laboratorio russo per far fronte ad un virus costruito in un laboratorio cinese. Tutti e due usciti fuori a tempo di record. Siamo sicuri che la Guerra Fredda sia finita? E che si combatta ancora con le armi nucleari? E la povera Europa che sta dietro a leader come Bergoglio, Von der Leyen e Draghi, che fine può fare in questo scenario?
Una professoressa di Cambridge il cui nome non vogliamo neanche nominare ha recentemente paragonato Winston Churchill ai nazisti. Se non si trattasse di una palese cretinata accademica, verrebbe da pensare che siano stati davvero i nazisti a vincere la seconda guerra mondiale, magari ai tempi supplementari. Come quelli in cui a breve magari verrà negato il battesimo a chi non è figlio di genitori vaccinati anti-Covid.
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